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Possibili “segni di vita” su Marte: il rover Perseverance della NASA ha trovato molecole organiche

In quello che una volta era il delta di un fiume marziano, il rover Perseverance ha trovato una roccia con abbondanti molecole organiche, forse biologiche.
A cura di Andrea Centini
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Il rover Perseverance della NASA ha scoperto molecole organiche su Marte, un potenziale segno di vita. Questo tipo di molecole può infatti essere associato all'attività biologica presente o passata, ma non necessariamente, dato che i composti organici vengono prodotti anche da processi geologici e di altro genere. Inoltre non è la prima volta che molecole organiche vengono rilevate su Marte. Nel 2018, ad esempio, gli strumenti del rover Curiosity riuscirono a identificare il tiofene (C4H4S) e il solfuro dimetile (C2H6S), rilevati a pochi centimetri di profondità in argilliti vecchie di 3,5 miliardi di anni, mentre nel 2021 ha identificato l'acido benzoico (C7H6O2). Lo stesso Perseverance,“ammartato” sul Pianeta Rosso il 18 febbraio dello scorso anno, ha già annusato molecole organiche lo scorso dicembre, grazie al suo sensibile strumento di indagine SHERLOC (Scanning Habitable Environments with Raman & Luminescence for Organics & Chemicals). Allora perché tanto “rumore” per una scoperta che non è poi così inedita?

La ragione, come spiegato dagli ingegneri e dagli astrobiologi della NASA durante una conferenza stampa, risiede nel luogo in cui queste molecole organiche sono state individuate e nella concentrazione delle stesse, la più elevata mai registrata. Perseverance è atterrato nel cratere Jezero, nel quale si trova una regione – un delta – che 3,5 miliardi di anni fa era il punto di contatto tra un lago e un fiume. Proprio qui, mentre analizzava diversi tipi di rocce, tra sedimentarie e ignee, ne ha trovate un paio davvero interessanti. “Abbiamo trovato un'arenaria che trasporta grani e frammenti di roccia creati lontano dal cratere Jezero e un'argilla che include composti organici intriganti”, ha affermato il professor Ken Farley, uno dei responsabili della missione MARS2020 presso il California Institute of Technology (CALTECH) di Pasadena. La roccia contenente i composti organici, lunga circa 1 metro, è stata soprannominata “Wildcat Ridge” e secondo gli scienziati si formata miliardi di anni fa, grazie al deposito di fango e sabbia nel cuore dell'antico lago di acqua salata in evaporazione.

In questo lago, secondo gli scienziati della NASA, c'erano condizioni compatibili con la vita, perlomeno quella che conosciamo noi, inoltre le concentrazioni di molecole organiche rilevate sono le più abbondanti mai individuate da una missione su Marte. “In un lontano passato, la sabbia, il fango e i sali che ora compongono il campione di Wildcat Ridge sono stati depositati in condizioni in cui la vita avrebbe potuto potenzialmente prosperare”, ha dichiarato il professor Farley. “Il fatto che la materia organica sia stata trovata in una tale roccia sedimentaria – nota per la conservazione di fossili di vita antica qui sulla Terra – è importante”, ha chiosato lo scienziato.

Nonostante ciò è doveroso mantenere i piedi ben saldi sulla Terra e approfondire quanto è stato rilevato. Gli strumenti di Perseverance, che hanno analizzato la roccia il 20 luglio, non possono determinare se effettivamente si tratti di molecole organiche derivate dalla vita oppure no; per questo sarà importante riportare a casa i campioni raccolti. “Per quanto capaci siano i nostri strumenti a bordo di Perseverance, ulteriori conclusioni su ciò che è contenuto nel campione di Wildcat Ridge dovranno aspettare fino al ritorno sulla Terra per uno studio approfondito, nell'ambito della campagna Mars Sample Return dell'agenzia”, ha aggiunto Farley

Le molecole organiche, che sono principalmente composte da carbonio, hanno spesso atomi di idrogeno e ossigeno e possono avere altri composti (come l'azoto, lo zolfo e il fosforo), sono alla base dei mattoni della vita, gli amminoacidi, ma come indicato non sempre sono prodotte da processi biologici. “La presenza di queste molecole specifiche è considerata una potenziale biofirma, una sostanza o struttura che potrebbe essere la prova della vita passata ma potrebbe anche essere stata prodotta senza la presenza della vita”, ha concluso la NASA. Dovremo attendere molti anni prima che l'agenzia statunitense organizzi la missione di recupero dei campioni, ora custoditi in speciali tubi di metallo.

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