Piramide di Micerino: individuate due cavità interne, ipotesi di un ingresso segreto

Nuove scansioni della Piramide di Micerino, la più piccola delle tre grandi piramidi di Giza, hanno rivelato due cavità sotto la facciata orientale, un’area in cui da tempo si ipotizza l’esistenza di un possibile secondo ingresso. Le due cavità — definite “anomalie strutturali” dai ricercatori dell’Università del Cairo e dell’Università Tecnica di Monaco (TUM) che descrivono la scoperta in uno studio pubblicato su NDT & E International — si trovano immediatamente dietro i blocchi di granito insolitamente levigati del lato est, un dettaglio che incuriosisce gli studiosi perché paragonabile solo alla finitura dei blocchi dell’attuale ingresso sul lato nord.
Le rilevazioni rientrano nel progetto ScanPyramids, dedicato allo studio non invasivo delle piramidi di Giza. Utilizzando georadar (GPR), ultrasuoni (UST) e tomografia elettrica di resistività (ERT), il team ha identificato:
- una prima cavità (A1) a 1,4 metri di profondità, con dimensioni di 1 x 1,5 metri
- una seconda (A2) a 1,13 metri, di 0,9 x 0,7 metri

Secondo i ricercatori, la forma e la regolarità dei due vuoti d’aria rendono improbabile che si tratti di fratture casuali: potrebbero appartenere a una struttura nascosta, forse collegata a un ingresso secondario progettato in fase costruttiva. “L’ipotesi di un altro ingresso è molto plausibile — afferma il professor Christian Grosse della Facoltà di Ingegneria e Design della TUM —. La fusione dei dati delle tre tecniche ha consentito di ottenere un livello di precisione mai raggiunto senza danneggiare la struttura”.
Cavità nella Piramide di Micerino supportano l’ipotesi di un ingresso secondario
Dopo la conferma di un corridoio nascosto nella Piramide di Cheope nel 2023, il progetto ScanPyramids ha identificato per la prima volta anomalie strutturali dietro la facciata orientale della Piramide di Micerino.
Gli egittologi e i ricercatori sottolineano che la metodologia applicata “consente di trarre conclusioni molto precise sulla natura dell’interno della piramide senza danneggiare la preziosa struttura”, come spiegato dal professor Grosse, esperto in test non distruttivi alla TUM.

I lavori sono stati condotti sotto la supervisione del Supremo consiglio delle Antichità e del Ministero del Turismo e delle Antichità d’Egitto, combinando misurazioni georadar, ultrasuoni e tomografia elettrica di resistività. La vera innovazione è il metodo di fusione delle immagini, che integra i dati di tutte le tecniche per produrre mappe tridimensionali precise dei vuoti interni, permettendo di distinguere anomalie naturali da vuoti intenzionali.
Questa scoperta apre nuove prospettive sul progetto interno della piramide e sull’organizzazione dei passaggi riservati ai rituali. L’ipotesi di un ingresso aggiuntivo era stata avanzata per la prima volta dal ricercatore Stijn van den Hoven nel 2019 e trova ora un sostegno concreto nei dati raccolti dal progetto ScanPyramids.