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Pesticidi in frutta e verdura: un nuovo studio identifica i prodotti con i livelli più elevati

Un nuovo studio dell’EWG rileva quali sono prodotti ortofrutticoli che presentano le maggiori quantità di pesticidi. I risultati aiutano i consumatori a orientarsi tra le diverse scelte alimentari.
A cura di Valeria Aiello
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Alcuni tipi di frutta e verdura possono contenere livelli di pesticidi molto più alti di altri, influenzando direttamente la nostra esposizione a queste sostanze nocive. È quanto emerge da un nuovo studio condotto dagli scienziati dell’Environmental Working Group (EWG), che ha analizzato il legame tra il consumo di frutta e verdura e la quantità di tre classi principali di pesticidi – organofosfati, piretroidi e neonicotinoidi – esaminando residui nei prodotti, tossicità e presenza di queste sostanze nei campioni di urina di oltre 1.800 persone negli Stati Uniti.

I risultati, sottoposti a peer review e pubblicati sull’International Journal of Hygiene and Environmental Health, hanno chiaramente mostrato che non tutti i prodotti ortofrutticoli sono uguali. In particolare, il  consumo di spinaci, fragole e peperoni è risultato associato a livelli di pesticidi molto più elevati.

I risultati confermano che ciò che mangiamo influenza direttamente il livello di pesticidi nel nostro organismoha affermato Alexis Temkin, vicepresidente scientifico dell’EWG e autrice principale dello studio. Temkin ha sottolineato che “mangiare frutta e verdura è essenziale per una dieta sana, ma che il consumo di alcuni di questi prodotti può anche aumentare l’esposizione ai pesticidi”.

Le conclusioni dello studio assumono particolare rilevanza alla luce dei rischi associati all’esposizione ai pesticidi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sottolinea che alcuni pesticidi – definiti “highly hazardous” (altamente pericolosi) – sono collegati a effetti nocivi che includono cancro, danni riproduttivi, alterazioni endocrine e neurotossicità nei bambini. Ulteriori dati mostrano che, anche a basse dosi, l’esposizione cumulativa e alle miscele chimiche può essere particolarmente preoccupante.

Quali frutti e verdure hanno i livelli più alti (e più bassi) di pesticidi

Lo studio dell’EWG ha identificato i prodotti ortofrutticoli che tendono ad aumentare i livelli di pesticidi nell’organismo umano. Tra questi, frutta e verdura come spinaci, fragole e peperoni – noti per avere i residui più alti – sono risultati associati alla presenza di più pesticidi nelle urine. Al contrario, chi consuma principalmente prodotti con residui più bassi – come ananas, mais e avocado – appare meno esposto.

Lo studio ha anche osservato che l’esposizione non riguarda solo un tipo di pesticida, ma una miscela di sostanze chimiche: nei prodotti sono state rilevate tracce di 178 pesticidi diversi, anche se solo 42 erano correlabili ai biomarcatori nelle urine.

Curiosamente, l’analisi ha dovuto escludere le patate perché il loro consumo ha influenzato la relazione tra prodotti ortofrutticoli e livelli di pesticidi nell'organismo, probabilmente a causa dei diversi modi in cui vengono consumate (fritte, bollite, etc).

Cosa possono fare i consumatori

Gli scienziati dell’EWG hanno evidenziato come il passaggio da prodotti ortofrutticoli convenzionali al consumo di prodotti biologici (che non possono essere coltivati utilizzando determinati pesticidi) riduca drasticamente i livelli di questi residui nell’organismo. Quando possibile, l’EWG raccomanda pertanto di dare priorità a frutta e verdura da agricoltura biologica per i prodotti ortofrutticoli più contaminati.

Oltre a spinaci, fragole e peperoni, nella “dirty dozen”, la lista dei prodotti con residui di pesticidi più elevati secondo l’EWG, compaiono cavolo riccio, cavolo cappuccio, uva, pesche, ciliegie, pere, mele, more e mirtilli.

Nella  “clean fifteen”, la lista dei prodotti ortofrutticoli con i residui di pesticidi più bassi sono invece presenti papaia, cipolla, piselli, asparagi, cavolo, anguria, cavolfiore, banane, mango, carote, funghi e kiwi, oltre ai già citati ananas, mais e avocado.

Lo studio dell’EWG ha inoltre confermato la necessità di rafforzare l’approccio regolatorio. Negli Stati Uniti, ad esempio, i limiti vengono stabiliti per singoli pesticidi, senza considerare l’esposizione cumulativa dovuta alle miscele. Per questo motivo, gli autori ritengono che il metodo analitico utilizzato nello studio — basato sull’integrazione tra residui nei prodotti, tossicità e dati di biomonitoraggio — possa offrire uno strumento utile ai decisori politici per proteggere le popolazioni vulnerabili, come bambini e donne in gravidanza.

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