Perdere fiducia in se stessi è tra i segnali inaspettati di demenza: i sei sintomi predittivi secondo l’UCL

Avere difficoltà di concentrazione o sperimentare un calo della fiducia in se stessi nella mezza età potrebbero essere segnali in grado di predire un aumento del rischio di demenza con oltre 20 anni di anticipo. È quanto emerge da un nuovo studio dell’University College di Londra (UCL) pubblicato sulla rivista The Lancet Psychiatry, che ha individuato sei specifici sintomi depressivi che possono fungere da “marcatori precoci di processi neurodegenerativi sottostanti”.
La depressione nella mezza età è da tempo considerata un fattore di rischio per lo sviluppo di demenza (come l'Alzheimer). Tuttavia, la nuova ricerca suggerisce che questa correlazione possa essere circoscritta a un numero limitato di sintomi, osservabili già tra i 45 e i 60 anni, piuttosto che alla depressione nel suo complesso.
“I nostri risultati mostrano che il rischio di demenza è legato a una manciata di sintomi depressivi piuttosto che alla depressione nel suo insieme” spiega il dottor Philipp Frank, autore principale dello studio e ricercatore presso la Divisione di Psichiatria dell’UCL. “Questo approccio basato sui sintomi ci offre un quadro più chiaro di chi potrebbe essere più vulnerabile molto tempo prima che la demenza si manifesti”.
Lo studio si basa sull’analisi dei dati di 5.811 adulti di mezza età appartenenti alla coorte britannica Whitehall II, seguiti per circa 25 anni attraverso i registri sanitari nazionali. All’inizio del follow-up nessun partecipante presentava segni di declino cognitivo; nel corso degli anni, il 10,1% ha ricevuto una diagnosi di demenza.
I ricercatori hanno sottolineato che alcuni dei sintomi identificati – come la perdita di autostima o la difficoltà ad affrontare i problemi quotidiani – possono contribuire a una riduzione dell’impegno sociale e cognitivo, due fattori chiave per il mantenimento della cosiddetta riserva cognitiva, ovvero la capacità del cervello di compensare i danni legati all’età o alla malattia.
Questa interpretazione è coerente con il quadro più ampio delineato da enti internazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che riconosce il ruolo dei fattori psicologici, cognitivi e sociali modificabili come leve di prevenzione del declino cognitivo e della demenza.
I sei sintomi predittivi della demenza individuati dallo studio dell’UCL
Analizzando oltre 30 sintomi depressivi comuni, i ricercatori hanno individuato sei segnali specifici che spiegano interamente l’aumento del rischio di demenza osservato negli adulti sotto i 60 anni con depressione in mezza età. Questi sintomi sono:
- Perdita di fiducia in se stessi
- Difficoltà ad affrontare i problemi quotidiani
- Ridotta capacità di provare affetto per gli altri
- Sensazione persistente di tensione o nervosismo
- Insoddisfazione nello svolgimento delle proprie mansioni
- Difficoltà di concentrazione
In particolare, la perdita di autostima e la difficoltà ad affrontare i problemi sono risultate associate a un aumento del rischio di demenza di circa il 50%. Al contrario, altri sintomi spesso collegati alla depressione, come disturbi del sonno, umore depresso o ideazione suicidaria, non hanno mostrato associazioni significative con il rischio di demenza a lungo termine.
“La depressione non è una condizione uniforme: i sintomi variano molto e spesso si sovrappongono all’ansia” osserva il professor Mika Kivimäki, responsabile dello studio Whitehall II e coautore della ricerca. “Questi modelli più sfumati possono aiutarci a identificare chi è maggiormente a rischio di sviluppare disturbi neurologici”.
Secondo Gill Livingston, professoressa di Psichiatria all’UCL e presidente della Lancet Commission on Dementia Prevention, lo studio rappresenta “un modo nuovo e importante di considerare il legame tra depressione e demenza” e rafforza l’idea che interventi mirati sui sintomi nella mezza età possano, in futuro, contribuire a strategie di prevenzione più efficaci.
Gli autori hanno precisato che lo studio è di tipo osservazionale e che manifestare uno di questi sintomi non equivale necessariamente a una futura diagnosi di demenza. Il messaggio chiave della ricerca non è infatti diagnostico, ma preventivo e informativo: riconoscere alcuni pattern psicologici nella mezza età può offrire nuove opportunità di intervento precoce.