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Perde la vista per una maculopatia incurabile, ma torna a vedere grazie a un nuovo impianto oculare

Sheila Irvine, 70 anni, è una delle persone con degenerazione maculare senile atrofica che ha riacquistato la vista grazie a un nuovo impianto oculare elettronico. L’importante risultato dettagliato in un nuovo studio sul New England Journal of Medicine.
A cura di Valeria Aiello
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Sheila Irvine, 70 anni, è una delle persone che ha riacquistato la vista grazie a un innovativo impianto oculare. A destra, il nuovo impianto oculare posizionato sotto la retina / Credit: Science Corporation/Moorfields Eye Hospital
Sheila Irvine, 70 anni, è una delle persone che ha riacquistato la vista grazie a un innovativo impianto oculare. A destra, il nuovo impianto oculare posizionato sotto la retina / Credit: Science Corporation/Moorfields Eye Hospital

Le persone che hanno perso la vista a causa di una comune patologia legata all’età possono tornare a vedere grazie a un nuovo impianto oculare. Sheila Irvine, 70 anni, è una di queste persone: non vedente a causa dell’atrofia geografica, una forma avanzata di degenerazione maculare secca legata all’età, ha ottenuto un significativo ripristino della vista e ora riesce a leggere, a fare le parole crociate e perfino a distinguere scritte minuscole, come quelle della lista degli ingredienti dei cibi.

È un nuovo un modo di guardare attraverso i propri occhi, ed è stato molto emozionante quando visto la prima una letteraha raccontato Sheila, parlando dell’efficacia dell’impianto – . Prima dell’operazione era come avere due dischi neri negli occhi, con la parte esterna distorta”.

L’intervento a cui si è sottoposta Sheila ha previsto l’impianto di un microchip ultrasottile sotto la retina di uno dei due occhi: per vedere, la donna indossa un paio di occhiali con una telecamera integrata, che è collegata un piccolo computer tascabile. La telecamera cattura le immagini dall’ambiente, attivando il chip con l’invio di un raggio infrarosso. L’intelligenza artificiale del computer elabora l’immagine e la converte in impulsi elettrici, che viaggiano attraverso la retina e il nervo ottico, dove vengono interpretati come visione.

Il dispositivo, denominato Prima System, è stato sviluppato da Science Corporation, un’azienda californiana leader nel campo delle interfacce cervello-computer e dell’ingegneria neurale. L’intervento di Sheila è stato invece condotto presso il Moorfields Eye Hospital di Londra, uno dei 17 centri in Europa dove si è svolta la sperimentazione. In Italia, il centro di riferimento è stato il Policlinico dell’Università di Roma Tor Vergata. I risultati ottenuti sono stati dettagliati in un nuovo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine.

La “nuova era” della visione artificiale

Gli interventi presso il Moorfields Eye Hospital di Londra, incluso quello di Sheila, sono stati condotti circa tre anni fa. Tutti i 38 partecipanti allo studio avevano perso la visione centrale a causa dell’atrofia geoografica, uno stadio avanzato della degenerazione maculare senile secca che porta alla morte progressiva e irreversibile dei fotorecettori e delle cellule epiteliali pigmentate della retina, causando una grave perdita della vista. Attualmente non esiste alcun trattamento per l’atrofia geografica, che colpisce 5 milioni di persone in tutto il mondo.

Dopo l’impianto del dispositivo oculare, ogni paziente ha seguito un programma di riabilitazione intensiva della durata di diversi mesi per imparare a interpretare i segnali elettrici e ricominciare a leggere. “Non è stato semplice imparare di nuovo a leggere, ma più tempo mi impegno, più riesco a imparare – ha aggiunto Sheila – . L’intervento ha fatto una grande differenza. Leggere ti trasporta in un altro mondo, ora sono decisamente più ottimista”.

Il dottor Mahi Muqit, alla guida dell’equipe che ha eseguito il suo intervento ha parlato di “nuova era” nella visione artificiale. “I pazienti non vedenti sono effettivamente in grado di ottenere un significativo ripristino della visione centrale, cosa mai vista prima – ha affermato l’esperto -. Recuperare la capacità di leggere rappresenta un notevole miglioramento della loro qualità di vita, migliora il loro umore e contribuisce a ripristinare la loro fiducia e indipendenza. L’operazione con chip PRIMA può essere eseguita in sicurezza da qualsiasi chirurgo vitreoretinico qualificato in meno di due ore: questo è fondamentale per consentire a tutti i pazienti non vedenti di accedere a questa nuova terapia medica per l'aggressività nella degenerazione maculare senile secca”.

Gli importanti risultati ottenuti nello studio clinico aprono ora la strada alla richiesta di autorizzazione per la commercializzazione di questo nuovo dispositivo.

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