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Cambiamenti climatici

Morti per il caldo a Milano e Roma: la risposta del Ministero della Salute allo studio inglese

Il Ministero della Salute e il Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio dell’ASL Roma 1 hanno pubblicato un articolo in cui mostrano i dati relativi alla mortalità registrata a Roma e Milano nel mese di giugno, confrontandoli con lo studio dell’Imperial College London sui decessi collegabili al cambiamento climatico pubblicato a inizio luglio.
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A luglio il Grantham Institute – Climate Change and Environment dell'Imperial College London ha pubblicato uno studio che è stato immediatamente ripreso dai principali giornali europei. In questo report, i ricercatori avevano calcolato una stima delle morti causate dal caldo in 12 città europee tra il 23 giugno e il 2 luglio e di queste quelle dovute al cambiamento climatico. I risultati hanno avuto un forte impatto mediatico: secondo i loro calcoli infatti il cambiamento climatico avrebbe complessivamente triplicato il numero dei decessi. Non solo: lo studio indicava Milano e Roma tra le città più colpite.

Anche se gli autori dello studio avevano specificato che la loro era una stima calcolata su dati passati, i loro risultati sono stati messi in dubbio, perché per alcuni non era chiara la provenienza dei dati citati nello studio. Oggi anche il Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio dell'ASL Roma 1 e il Ministero della Salute hanno risposto allo studio inglese con un articolo pubblicato sulla rivista dell'Associazione italiana di Epidemiologia.

Cosa diceva lo studio inglese

L'articolo cita le stime calcolate dal Grantham Institute, secondo le quali nei giorni considerati dei 2.300 decessi avvenuti complessivamente nelle 12 città considerate, 1.500, ovvero il 65%, sarebbe attribuibile al cambiamento climatico. Nello specifico per Milano e Roma i calcoli degli studiosi inglesi riportano questi numeri: a Milano, delle 499 morti attribuibili al caldo nei giorni considerari, 317 sarebbero dipese dal cambiamento climatico. A Roma 164 su un totale di 182. Lo studio chiarisce: complessivamente l'88% dei decessi ha interessato persone con età pari o superiore ai 65 anni.

Vale la pena ribadire che gli autori avevano chiarito che si trattava di una stima e non di dati reali: "Al momento – scrivono nello studio – non disponiamo del numero di decessi osservati nelle 12 principali città europee. Abbiamo utilizzato un tasso di mortalità annuale costante basato sugli anni precedenti per i quali erano disponibili i dati".

La risposta delle istituzioni italiane

L'articolo del Dipartimento di Epidemiologia e del Ministero della Salute riprende questi numeri e li confronta con quelli forniti dal Sistema nazionale di sorveglianza della mortalità giornaliera (SISMG), che "permette – scrivono – di valutare l’eccesso di mortalità nella popolazione anziana 65+ anni, stimato come differenza tra i decessi osservati e quelli attesi (media periodo di riferimento)", la stessa cioè in cui si verificherebbe anche secondo lo studio inglese la maggior parte dei decessi collegati al caldo.

Secondo le prime analisi in corso sui dati per Roma e Milano – prosegue – ci sarebbero stati solo "lievi discostamenti dall'andamento della mortalità atteso" per la fascia anagrafica considerata. Si legge: "Durante l’ondata di calore a Milano (periodo 25 giugno-4 luglio) si sono osservati 257 decessi rispetto ai 248 attesi con 9 decessi in eccesso, mentre a Roma (periodo 24 giugno-6 luglio) i decessi osservati sono stati 614 rispetto ai 605 attesi, anche in questo caso con 9 decessi in eccesso". Anche la mortalità complessiva nelle 54 città a giugno 2025 risulta "in linea con la mortalità di riferimento sia nelle città del Nord sia in quelle del Centro-Sud".

Rispetto a quanto emerso dallo studio inglese, viene quindi specificato che "questi dati andrebbero letti e interpretati in modo corretto", specificando che lo studio non è stato ancora pubblicato su rivista scientifica peer-reviewed. Inoltre, sottolineano che "si tratta di stime da modello che utilizzano dati di serie temporale fino al 2019 e non dati osservati più recenti". Anche questo limite era stato anticipato dal Grantham Institute, che scrive: "Poiché le funzioni di esposizione-risposta utilizzate in questo studio sono state ricavate sulla base di dati relativi alla mortalità fino al 2019, i risultati potrebbero non cogliere la potenziale attenuazione temporale degli effetti della temperatura riportati nella letteratura precedente".

Su questo punto gli autori dell'articolo italiano aggiungono che "negli anni più recenti, diversi studi hanno messo in evidenza una riduzione dell’impatto delle temperature estreme sulla mortalità", anche per effetto – scrivono – dell’introduzione del Piano nazionale di prevenzione.

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