Luka, 16 anni passati senza mani. La sua vita dopo il trapianto: “È stato un trauma, ero un bambino”

Luka Krizanac è un ragazzo svizzero di 29 anni originario di Zurigo. Oggi ha entrambe le mani, ma per 16 anni non è stato così: quando aveva 12 anni, a causa di un grave problema di salute, i medici dovettero infatti amputargliele insieme agli arti inferiori per salvargli la vita.
Ora, grazie a un intervento di dieci ore all'ospedale universitario Penn Medicine di Filadelfia e alla collaborazione internazionale di medici e chirurghi esperti nel trapianto di arti, ha di nuovo entrambe le mani. È stata la prima persona a ricevere un trapianto bilaterale di mani in tutti gli Stati Uniti dal 2021: si tratta infatti di un trapianto molto complesso che solo poche strutture al mondo sono in grado di offrire.
La storia di Luka
Luka Krizanac ha solo 12 anni quando, a causa di un'infezione mal gestita evoluta in una grave forma di sepsi, i medici sono costretti ad amputargli parti delle gambe e delle braccia per salvargli la vita. La perdita degli arti è un trauma per Luka, che all'epoca era solo un adolescente. Poi, grazie alle protesi degli arti inferiori e al suo spirito di adattamento, riprende a vivere la sua vita.
Intanto gli anni passano, Luka cresce, si laurea, viaggia in giro per il mondo con la sua famiglia, eppure sente che la mancanza delle mani continua a essere per lui un limite: mentre infatti si adatta molto bene alle protesi alle gambe, non può dire lo stesso per quelle delle mani, che non riescono a replicare tutti i movimenti che normalmente sono in grado di fare.
Il bisogno di maggiore autonomia
"Spesso le persone – ha raccontato il 29enne – faticano a capire quante cose fanno con le mani. E non intendo solo cose pratiche, ma in generale per sopravvivere come esseri umani, anche nel mondo moderno di oggi". Nell'esperienza di Luka, infatti, il fatto di non avere le mani ha rappresentato una difficoltà nella sua crescita, sebbene questo non gli abbia impedito di raggiungere i suoi obiettivi, privati e professionali.
"Per quanto cerchi di costruire la tua fiducia senza mani, hai sempre bisogno di qualcuno che ti aiuta. Per quanto tu li ami, per quanto ti preoccupi di loro, non hai mai la possibilità di fare le cose da solo, e questo significa che non sei nemmeno in grado di formarti completamente come persona".
Come è arrivato al trapianto
Luka è venuto a conoscenza del Penn Hand Transplant Program – il programma di trapianto di mani della Penn Medicine – nel 2018, quando un luminare svizzero nell'ambito dei trapianti, il dottor Reinhold Ganz, ha contatto il suo ex-allievo, il dottor Scott Levin, direttore del programma della Penn Medicine insieme al chirurgo plastico Benjamin Chang, dicendogli semplicemente: "Ho un paziente da farti vedere".
Quella chiamata diede inizio al percorso che ben sei anni dopo, nell’ottobre 2024, avrebbe permesso a Luka di riavere le mani. L'attesa è stata così lunga anche perché l’intervento, tecnicamente chiamato "allotrapianto composito vascolarizzato", è estremamente complesso:
"A differenza di altri interventi chirurgici – spiega l’ospedale di Filadelfia – ogni trapianto di mano è personalizzato per il paziente. Chirurghi, residenti, borsisti e infermieri hanno provato l’intervento chirurgico di Krizanac più di 12 volte".
Ma soprattutto, per poter effettuare un trapianto è necessario un donatore compatibile.
E l’attesa per Luka è stata molto lunga. D’altronde la sua situazione era davvero molto complessa: "Oltre a corrispondere ai tipi di sangue e tessuto – prosegue l'ospedale – le braccia e le mani donate devono anche corrispondere al sesso, al colore della pelle e alle dimensioni".
L'intervento durato dieci ore
Finalmente, a ottobre 2024, arriva la chiamata che Luka aspettava da tempo. L’operazione è durata dieci ore e ha coinvolto quattro squadre chirurgiche: due sugli arti del donatore e due su quelli del ricevente, "che hanno lavorato per tutta la notte per collegare attentamente le ossa, i nervi, le arterie, i muscoli e la pelle".
Dopo una settimana dall’intervento chirurgico, Luka riusciva già a usare la fotocamera del suo telefono; dopo tre settimane era in grado di spingere gli occhiali e grattarsi la guancia usando la punta delle dita.
Oggi deve ancora sottoporsi a diverse terapie e ha bisogno di continuare a esercitarsi, ma i medici sono fiduciosi che nei prossimi anni le sue nuove mani acquisteranno sempre più forza e autonomia e Luka l’indipendenza che ha sempre desiderato.