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L’odore della menta può migliorare le capacità cognitive e prevenire l’Alzheimer

Lo rivela una nuova ricerca in modelli animali, in cui i ricercatori hanno dimostrato che questa sostanza previene il deterioramento cognitivo e migliora la cognizione .
A cura di Valeria Aiello
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Annusare la menta, o meglio, il suo principio attivo, il mentolo, può prevenire il deterioramento cognitivo tipico dell’Alzheimer. Lo rivela una nuova ricerca in modelli animali condotta dal Centro di ricerca medica applicata (CIMA) dell’Università di Navarra, in Spagna, da cui è emerso che brevi esposizioni ripetute al mentolo possono modulare il sistema immunitario e migliorare le capacità cognitive. In particolare, gli studiosi hanno osservato che l’odore del mentolo è associato a una riduzione del livello di interleuchina-1-beta (IL-1 β), una proteina che media la risposta infiammatoria. Inibendo questa proteina, i ricercatori sono stati in grado di migliorare le capacità cognitive in modelli murini di malattia di Alzheimer.

Cervello, olfatto e interazione del sistema immunitario

L’equilibrio funzionale del cervello dipende da complesse interazioni tra vari tipi di cellule nervose, cellule immunitarie e cellule staminali neurali. Nell’ambito di questa rete, diversi studi hanno analizzato gli effetti immunomodulatori e neurologici degli odori, mostrando una correlazione tra perdita dell’olfatto e comparsa dei primi sintomi dell’Alzheimer, come problemi nel linguaggio, difficoltà delle nelle attività quotidiane, perdita di memoria e disorientamento spazio-temporale.

Gli scienziati del CIMA dell’Università di Navarra, in Spagna, hanno osservato come l'olfatto influenza la memoria / Credit: Casares et al., Frontiers in Immunology 2023.
Gli scienziati del CIMA dell’Università di Navarra, in Spagna, hanno osservato come l'olfatto influenza la memoria / Credit: Casares et al., Frontiers in Immunology 2023.

Tale associazione ha spinto gli studiosi ad esaminare nel dettaglio il ruolo del sistema olfattivo sul sistema immunitario e nervoso centrale e ad osservare, come documentato in un nuovo studio appena pubblicato su Frontiers in Immunology, che l’odore di mentolo è in grado di migliorare la risposta immunitaria e la capacità cognitiva nei topi.

Abbiamo confermato che il mentolo è un odore immunostimolante nei modelli animali e, sorprendentemente, abbiamo scoperto che brevi esposizioni a questa sostanza per sei mesi hanno impedito il declino cognitivo in topi con l’Alzheimer – ha affermato il dottor Juan José Lasarte, direttore del Programma di immunologia e immunoterapia del CIMA e principale autore della ricerca – . Ancora più interessante è che ha anche migliorato la capacità cognitiva di giovani topi sani”.

Un altro risultato notato dai ricercatori è che “il blocco dell'attività delle cellule T regolatorie, un tipo di cellule immunitarie con attività immunosoppressiva, ha migliorato la capacità cognitiva nei topi con malattia di Alzheimer e causato un chiaro beneficio nella capacità cognitiva di giovani topi sani” ha aggiunto la dottoressa Ana García-Osta, ricercatrice presso il Programma di terapia genica delle malattie neurologiche del CIMA e co-autrice principale di questo lavoro.

Sia l’esposizione al mentolo, sia il blocco delle cellule T regolatorie hanno determinato una diminuzione di IL-1β. Inibendo questa proteina con un farmaco utilizzato nel trattamento di alcune malattie autoimmuni, gli studiosi sono stati anche in grado di migliorare le capacità cognitive in topi sani e topi con Alzheimer.

Per la ricerca si tratta di “un passo importante verso la comprensione della connessione tra il sistema immunitario, il sistema nervoso centrale e l’olfatto” ha sottolineato la dottoressa Noelia Casares, anch’essa ricercatrice presso il Programma di immunologia e immunoterapia e prima autrice dell’articolo. “I nostri risultati suggeriscono che gli odori e gli immunomodulatori possono svolgere un ruolo importante nella prevenzione e nel trattamento dell’Alzheimer”.

Quanto scoperto evidenzia il potenziale degli odori e degli immunomodulatori come agenti terapeutici e, se confermati negli esseri umani, possono aprire la strada allo sviluppo di terapie basate sulla  stimolazione e l’allenamento del sistema olfattivo per prevenire o alleviare gli effetti dell’Alzheimer e e altre malattie legate al sistema nervoso centrale.

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