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Le tartarughe nascondono il segreto per prevenire i tumori

Le tartarughe vivono a lungo e si ammalano molto raramente di cancro: secondo un nuovo studio, possiedono una serie di meccanismi antitumorali, tra cui più copie di geni legati alla riparazione del DNA, che offrono informazioni preziose sulle strategie di prevenzione oncologica.
A cura di Valeria Aiello
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Due tartarughe giganti delle Galapagos / Credit: iStock
Due tartarughe giganti delle Galapagos / Credit: iStock

Le tartarughe sono tra gli animali più longevi al mondo, con alcune specie – come le tartarughe giganti delle Galapagos e di Aldabra – che sono note non solo per le loro dimensioni impressionanti ma anche per l’eccezionale aspettativa di vita, che può superare i 150 anni.

Nonostante le differenze tra specie, le loro grandi dimensioni e la straordinaria longevità dovrebbero teoricamente esporre questi rettili a un più alto rischio di cancro, per il maggior numero di cellule e di turnover cellulari nel corso della vita. Eppure, le tartarughe si ammalano molto raramente di cancro e, nei pochi casi osservati, i tumori non sono quasi mai diffusi.

Questa sorprendente resistenza ai tumori ha spinto i ricercatori a indagare sui meccanismi molecolari di tale protezione: secondo un nuovo studio dell’Università di Nottingham, il segreto delle tartarughe potrebbe risiedere in una serie di meccanismi antitumorali, tra cui la presenza di copie aggiuntive di geni coinvolti nella soppressione dei tumori e nella riparazione del DNA che possono contribuire alla loro ridotta suscettibilità al cancro.

Crescenti prove molecolari hanno inoltre suggerito l’esistenza di meccanismi che prevengono la disregolazione proteica e vie metaboliche che riducono lo stress cellulare.

Le tartarughe si ammalano molto raramente di cancro

I tumori sono eccezionalmente rari nelle tartarughe e le forme cancerose lo sono ancora di più: esaminando le cartelle cliniche e i referti necroscopici di centinaia di tartarughe di otto zoo in Europa, Regno Unito e Stati Uniti,, tra cui quelle dello zoo di Chester, in Inghilterra, i ricercatori hanno rilevato che meno dell’1% delle tartarughe sviluppa un tumore, con casi di cancro ancora più rari, in percentuali che non superano lo 0,8%, nettamente inferiori rispetto a mammiferi o uccelli.

Anche nel confronto con altri rettili, come serpenti e lucertole, le tartarughe mostrano una più bassa prevalenza di neoplasie, che negli squamati raggiugono percentuali del 9% e del 7% rispettivamente. “Questo netto contrastoevidenziano i ricercatori nei risultati dello studio  – supporta l’ipotesi che le tartarughe abbiano sviluppato distinti meccanismi di resistenza al cancro, in particolare data la loro estrema longevità rispetto a molti altri vertebrati”.

Il segreto per prevenire i tumori

Le tartarughe potrebbero aiutare gli scienziati a scoprire nuovi modi per prevenire o combattere il cancro negli esseri umani. “Hanno il potenziale per essere un prezioso modello non tradizionale per studiare la resistenza al cancro e i meccanismi di invecchiamento – hanno aggiunto i ricercatori -. Il segreto di questa loro ridotta suscettibilità potrebbe risiedere in forti difese contro i danni cellulari, un metabolismo lento che riduce lo stress cellulare e geni unici che proteggono dal cancro”.

In particolare, le analisi genomiche in specie di grandi dimensioni, come le tartarughe delle Galapagos e di Aldabra, hanno mostrato la selezione positiva di alcuni tratti e l’esistenza di duplicazioni in specifici geni oncosoppressori, regolatori metabolici, geni della risposta immunitaria e vie metaboliche coinvolte nel mantenimento del genoma.

Studi comparativi hanno inoltre mostrato che le tartarughe delle Galapagos possiedono un’espressione arricchita di oncosoppressori, regolatori della proteostasi e vie metaboliche associate al controllo della crescita, che possono contribuire alla loro ridotta suscettibilità al cancro. “Comprendere questi meccanismi potrebbe aprire nuove prospettive per la ricerca oncologica, rendendo la biodiversità delle tartarughe doppiamente degna di protezione – hanno osservato gli studiosi – . Queste straordinarie specie potrebbero essere la chiave per scoperte mediche a beneficio sia della fauna selvatica che dell’uomo”.

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