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Cambiamenti climatici

Le regioni d’Italia dove aumenteranno i temporali a supercella: la mappa aggiornata

Un nuovo studio ha individuato le regioni d’Italia dove è previsto un aumento dei temporali a supercella, tra i fenomeni meteo più violenti a pericolosi: le aree alpine di Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia-Giulia sono le più a rischio, con un incremento significativo di questi eventi estremi.
A cura di Valeria Aiello
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Lombardia, Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, ma anche Piemonte e Veneto: sono queste alcune delle regioni d’Italia dove, secondo un nuovo studio, è previsto un aumento dei temporali a supercella, tra i fenomeni meteo più pericolosi e intensi. Questo tipo di temporali, caratterizzati da correnti ascensionali rotanti chiamate mesocicloni, sono responsabili di grandine di grosse dimensioni, raffiche di vento intense, nubifragi e, nei casi più estremi, anche tornado.

Le regioni del Nord Italia saranno tra le più colpite, con un incremento significativo nella frequenza dei temporali a supercella in scenari di riscaldamento globale. In particolare, le proiezioni pubblicate sulla rivista Science Advances, evidenziano l’intensificazione di questi eventi lungo il versante alpino, al confine tra Italia, Svizzera e Austria, mentre si prevedono diminuzioni sulla Penisola Iberica e nel sud-ovest della Francia in presenza di un riscaldamento globale di +3 °C.

Quali sono le regioni d’Italia più colpite dall’aumento dei temporali a supercella

In Italia, le aree più colpite dall’aumento dei temporali a supercella si concentrano principalmente lungo l’arco alpino centrale e orientale. Gli incrementi più marcati sono previsti in Lombardia, Friuli Venezia-Giulia e Trentino-Alto Adige, con incrementi significativi anche in Piemonte e in Veneto.

Mappa dei temporali a supercella nello scenario climatico di riscaldamento globale di + 3 °C: nelle aree dal giallo all’arancione al rosso fino al viola si verificherà un incremento nella frequenza di questi eventi meteo. Particolarmente colpite le regioni italiane al confine con la Svizzera e l’Austria / Credit: Science Advances
Mappa dei temporali a supercella nello scenario climatico di riscaldamento globale di + 3 °C: nelle aree dal giallo all’arancione al rosso fino al viola si verificherà un incremento nella frequenza di questi eventi meteo. Particolarmente colpite le regioni italiane al confine con la Svizzera e l’Austria / Credit: Science Advances

Le zone più colpite (in viola nella mappa) interessano soprattutto l’Alto Adige orientale, le Dolomiti settentrionali e parte del Friuli Venezia-Giulia, estendendosi anche al nord del Piemonte, del Veneto e della Lombardia.

Queste aree mostrano un aumento della frequenza di temporali a supercella che può superare il 36% in uno scenario di riscaldamento globale di 3 °C: tale incremento, evidenziano gli studiosi, riflette una frequenza di supercelle temporalesche che da una media di 61 eventi annuali potrebbe passare a 82 eventi annuali, il che rappresenterebbe circa il 10% di tutti i temporali a supercella che in futuro si verificheranno in Europa.

Anche il versante alpino settentrionale registrerà incrementi significativi, con aumenti stimati fino al 52%, sebbene in termini di frequenza i ricercatori prevedano un passaggio da una media di 38 eventi annuali a poco meno di 60.

Il massimo assoluto di frequenza di temporali a supercella si verifica lungo il versante meridionale delle Alpi, mentre i minimi si concentreranno lungo le zone marine e le aree pianeggianti” evidenziano gli autori della mappa, prevedendo incrementi pronunciati anche nella Germania meridionale, nell’Europa orientale e nell’Europa nord-orientale.

Al contrario, sulla Penisola Iberica e sulla Francia meridionale, la frequenza delle supercelle registrerà una diminuzione significativa, anche se complessivamente le proiezioni indicano un aumento dell'11% dei temporali a supercella in tutta Europa. "Le differenze regionali illustrano i diversi effetti del cambiamento climatico in Europa – ha affermato l’autrice corrispondente dello studio, Monika Feldmann del Mobiliar Lab for Natural Risks e dell’Oeschger Center for Climate Change Research dell’Università di Berna – . L’aumento di queste tempeste pone sfide crescenti alla società, aumentando i potenziali danni alle infrastrutture, all'agricoltura e alla proprietà privata e accrescendo i rischi per la popolazione. Comprendere le condizioni che favoriscono la formazione è fondamentale per una migliore preparazione”.

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