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Le conseguenze di una guerra nucleare tra superpotenze sarebbero apocalittiche: le mostra uno studio

Un team di ricerca internazionale ha mostrato quali sarebbero le conseguenze sul pianeta scatenate da una guerra nucleare tra superpotenze.
A cura di Andrea Centini
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Esplosione nucleare. Credit: pixabay / CristianIS
Esplosione nucleare. Credit: pixabay / CristianIS

Se si volessero conoscere le conseguenze di un'esplosione nucleare sulla propria città è possibile utilizzare l'applicazione NukeMap messa a punto dal dottor Alex Wellerstein, uno storico della scienza presso lo Stevens Institute of Technology, negli Stati Uniti. Si inserisce una posizione sulla mappa (c'è tutto il mondo), si sceglie la potenza in chilotoni dell'ordigno (è possibile anche selezionare le bombe nucleari “storiche”), l'altezza dell'esplosione e lo si fa detonare cliccando su un pulsante rosso. In pochi istanti possiamo osservare il raggio di distruzione, il numero di vittime, il fallout radioattivo e altre informazioni sull'impatto del disastro atomico. Per fare un esempio pratico, la mostruosa bomba “Zar” da 50 megatoni della Russia, la più potente bomba nucleare mai fatta esplodere durante un test, se cadesse al centro di Roma distruggerebbe tutto in un'area compresa tra Civitavecchia e Latina. Ma cosa accadrebbe se dovesse scoppiare una guerra nucleare tra superpotenze? Quali sarebbero i danni al pianeta se uno o più nemici iniziassero a utilizzare le migliaia di armi atomiche a loro disposizione? A queste domande ha risposto un nuovo studio, giungendo a conclusioni semplicemente apocalittiche.

A determinare le conseguenze di una guerra nucleare fra superpotenze è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Center for Computation and Technology dell'Università Statale della Louisiana, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Australian Antarctic Partnership Program, del Climate and Global Dynamics Laboratory – National Center for Atmospheric Research, dell'Università del Wisconsin-Madison, di Dragonfly Data Science (Nuova Zelanda) e di altri istituti. Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Cheryl S. Harrison, docente presso il Dipartimento di Scienze Oceaniche e Costiere dell'ateneo statunitense, per simulare l'impatto globale di una guerra nucleare hanno utilizzato modelli matematici basati sugli arsenali in dotazione alle potenze atomiche, come Stati Uniti, Russia, Pakistan e India. Al momento, secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, nove Stati controllano oltre 13.000 armi nucleari, come indicato in un comunicato stampa. Simulando uno scontro fra questi Paesi è emerso uno scenario talmente distruttivo da innescare una sorta di era glaciale nucleare.

I ricercatori hanno determinato che in ogni scenario di conflitto, a causa degli enormi incendi e di vere e proprie “tempeste di fuoco” scatenati dagli ordigni, verrebbero rilasciate nubi di fumo e fuliggine talmente vaste e dense da oscurare il Sole per un periodo sufficiente ad annientare tutti i raccolti sul pianeta. Un mini-inverno nucleare non dissimile da quello innescato dall'asteroide che fece estinguere i dinosauri non aviani 66 milioni di anni fa, alla fine del Cretaceo. Se Stati Uniti e Russia si bombardassero a vicenda con oltre 4mila bombe nucleari da 100 chilotoni, in atmosfera finirebbero 150 miliardi di chilogrammi di fumo e fuliggine. Dopo il primo mese dall'inizio della guerra, la temperatura della Terra crollerebbe improvvisamente di 10° C, peggio di quanto osservato nell'ultima vera era glaciale. Nei mari e negli oceani la situazione diventerebbe catastrofica. La mancanza di luce e le temperature rigide annienterebbero il fitoplancton e le alghe marine alla base della catena alimentare; in poco tempo si trascinerebbero dietro lo zooplancton e via via gli organismi di classi superiori, a causa di una diffusa carestia trasversale. Oltre alla distruzione degli ecosistemi marini, la pesca e l'acquacoltura scomparirebbero di colpo. Il raffreddamento improvviso porterebbe i ghiacci a espandersi di oltre 15 milioni di chilometri quadrati e diventerebbero più spessi di quasi 2 metri. Moltissimi porti e regioni costiere nell'emisfero settentrionale non sarebbero più navigabili e intere città – o ciò che ne resta – verrebbero tagliate fuori dai normali rifornimenti di cibo e materiali. Tutto questo senza dimenticare il numero delle vittime, centinaia di milioni di vite – se non miliardi – spazzate via dalle esplosioni, dalle conseguenze del fallout radioattivo, dal collasso degli equilibri ecosistemici o più semplicemente dalla fine della civiltà.

“Non importa chi sta bombardando chi. Può essere l'India e il Pakistan o la NATO e la Russia. Una volta che il fumo viene rilasciato nell'alta atmosfera, si diffonde a livello globale e colpisce tutti”, ha dichiarato la professoressa Harrison. “La guerra nucleare ha conseguenze disastrose per tutti. I leader mondiali hanno utilizzato i nostri studi in precedenza come stimolo per porre fine alla corsa agli armamenti nucleari negli anni '80 e cinque anni fa per approvare un trattato alle Nazioni Unite per vietare le armi nucleari. Ci auguriamo che questo nuovo studio incoraggi più nazioni a ratificare il trattato di divieto”, le ha fatto eco il coautore dello studio Alan Robock, docente presso il Dipartimento di Scienze Ambientali dell'Università Rutgers. Per riprendersi da questa era glaciale-nucleare la superficie degli oceani impiegherebbe decenni, le profondità avrebbero bisogno di centinaia di anni, mentre per il ghiaccio probabilmente ce ne vorrebbero migliaia. I costi sociali ed economici di un simile conflitto andrebbero al di là di qualunque comprensione e la civiltà stessa avrebbe enormi difficoltà a riprendersi. I dettagli della ricerca “A New Ocean State After Nuclear War” sono stati pubblicati sulla rivista AGU Sciences.

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