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Covid 19

La settimana scorsa c’è stato il più alto numero di casi di Covid-19 del 2025: cosa dicono i dati

Nella settimana dal 28 agosto al 3 settembre 2025 è stato registrato il più alto numero di casi di Covid-19 in Italia dall’inizio del 2025. Tra le varianti in circolazione, la Stratus (XFG) è tra le prelevanti: quali sono i sintomi.
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Quella che si è appena conclusa è stata la settimana con il più alto numero di casi di Covid-19 del 2025. Nello specifico, i dati del monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità (Iss) si riferiscono al periodo compreso tra il 28 agosto e il 3 settembre: in questa settimana in Italia sono stati registrati 2.050 nuove infezioni. Si tratta del numero più alto registrato in una sola settimana dall'inizio dell'anno.

Come ha spiegato a Fanpage.it il professor Fabrizio Pregliasco, anche se il virus non è più quello che abbiamo conosciuto durante la pandemia, la diffusione di nuove varianti può far sì che si continuino a presentare nuove ondate e picchi. In questo momento, ad esempio, l'aumento dei casi è favorito dalla circolazione della nuova variante Stratus (XFG). "Uno degli ultimi virus della famiglia Omicron, meno severo rispetto ai primi virus, ma che in alcuni casi può portare a quadri gravi", ha spiegato Pregliasco. Anche l'ultimo bollettino dell'Iss segnala una "predominanza di sequenziamenti attribuibili a XFG" nel mese di agosto.

I dati sulla diffusione del Covid-19

I dati relativi a quest'ultima settimana pubblicati nel consueto bollettino del Ministero della Salute mostrano un aumento dei casi abbastanza significativo, pari – spiega Quotidiano Sanità – al 45% in più della settimana precedente. Sono aumentati in modo importante anche i tamponi eseguiti in questa settimana: sono stati 27.891, oltre 10.000 in più rispetto alla settimana precedente, quando erano stati 17.942.

Anche se si tratta di numeri che è giusto non sottovalutare, è altrettanto importante però non fare allarmismi anacronistici. Innanzitutto, sebbene la scorsa settimana abbia segnato il record di casi del 2025, non siamo neanche lontanamente vicini ai casi registrati settimanalmente durante i periodi più difficili della pandemia. Tanto per fare un confronto evidente, durante la seconda ondata, tra ottobre e dicembre 2020, venivano registrati anche fino a 30.000 nuove infezioni al giorno.

Perché il Covid è cambiato

Come tutti i virus, il coronavirus Sars-Cov-2 è mutato più volte, dando esito ciclicamente a nuove varianti del virus, che attraverso nuove mutazioni hanno acquisito di volta in volta una maggiore capacità di eludere le difese del nostro sistema immunitario. Una delle ultime è proprio la variante Stratus (XFG), che è stata documentata la prima volta a gennaio 2025, quando è entrata a far parte dell'elenco delle varianti sotto monitoraggio dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Le "Variants under monitoring" (VUM) rappresentano il grado di preoccupazione minore, sotto le "Variants of interest" (VOI), le varianti di interesse, e le "Variants of concern" (VOC), ovvero le varianti preoccupanti.

Quali sono i sintomi della nuova variante

Per quanto riguarda i sintomi, la variante Stratus sembra manifestarsi in modo simile alle precedenti varianti e sub-varianti Omicron, con una particolare frequenza di infiammazioni alle vie respiratorie superiori, con tosse, voce rauca, mal di gola e febbre. Come ha specificato all'agenzia di stampa Adnkronos Mauro Pistello, direttore dell'Unità di virologia dell'Azienda ospedaliera universitaria di Pisa, a proposito dell'attuale aumento di casi, si sta registrando anche una ricomparsa dei vecchi sintomi, come la mancanza improvvisa di olfatto e gusto.

Inoltre, è bene chiarire che la categoria di persone più colpite sono gli anziani, nello specifico le fasce anagrafiche tra gli 80 e i 89 anni e sopra i 90 anni. Ecco perché, soprattutto le fasce più a rischio, come anziani e soggetti fragili, dovrebbero vaccinarsi per proteggere dal rischio di una nuova infezione.

I soggetti più a rischio

A ogni modo, nella valutazione del rischio di giugno 2025, l'Oms spiegava che nonostante la maggiore diffusione del virus in alcuni Paesi, soprattutto in alcune aree del mondo, dovuto alla nuova variante, non c'erano "segnalazioni che suggeriscano che la gravità della malattia associata sia maggiore rispetto ad altre varianti circolanti".

Anche i dati dell'Iss dell'ultima settimana confermano che a fronte di un sensibile aumento delle nuove infezioni, la situazione negli ospedali è rimasta per lo più invariata. Al 3 settembre 2025, l’occupazione dei posti letto in area medica era infatti pari all’1,2% (760 ricoverati), in leggero aumento rispetto all’1,1% registrato la settimana precedente, mentre il tasso di occupazione in terapia intensiva è rimasto fermo allo 0,3% (27 pazienti).

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