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La NASA sta progettando un nuovo telescopio spaziale per cercare la vita su mondi alieni

Lo strumento sarà grande quanto il James Webb ma funzionerà a lunghezze d’onda ottiche, dando la priorità alla ricerca di forme di vita sui pianeti che orbitano attorno a stelle diverse dal Sole.
A cura di Valeria Aiello
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Non ha ancora un nome definitivo, ma il futuro telescopio spaziale della NASA avrà il compito di ricercare forme di vita extraterrestre oltre il Sistema solare. Lo ha comunicato Mark Clampin, direttore della Divisione di Astrofisica dell’Agenzia spaziale americana, precisando che il progetto è stato pianificato come Habitable Worlds Observatory (HWO) in riferimento al nuovo strumento che sarà progettato per cercare le cosiddette “biosignatures”, ovvero firme biologiche gassose, come ossigeno, metano oppure ozono, nelle atmosfere di pianeti rocciosi o acquosi all’interno delle zone abitabili di stelle diverse dal Sole.

Il nuovo telescopio della NASA cercherà la vita sugli altri pianeti

I dettagli e i finanziamenti del progetto non sono stati confermati ma, come suggerito dal nome provvisorio, la missione del nuovo strumento sarà focalizzata essenzialmente su questo singolo obiettivo, rispetto a quanto invece previsto per il telescopio spaziale James Webb (JWST) entrato in funzione lo scorso anno. Il JWST sta infatti già esaminando le atmosfere di diversi esopianeti nell’ambito di una piccola parte delle sue operazioni, che tuttavia comprendono principalmente lo studio delle galassie più distanti, delle regioni di formazione stellare nella via Lattea e una serie di altri obiettivi.

L’annuncio, arrivato in occasione del 241esimo incontro dell’American Astronomical Society a Seattle, rientra nell’ambito della programmazione delle attività previste dalla NASA entro i primi anni ‘40, sebbene il nuovo osservatorio non sarà il prossimo telescopio di punta dopo il JWST. L’Agenzia prevede di fatto di lanciare il Nancy Grace Roman Observatory (NGRO) intorno al 2027, all’incirca quando il JWST cesserà le operazioni, che potrebbe quindi essere poi sostituito dal nuovo strumento.

Grande quanto il JWST, funzionerà a lunghezze d’onda ottiche

Per questo telescopio, la NASA si avvarrà di tecnologie già sviluppate o in fase di sviluppo, inclusi gli specchi segmentati (come quelli utilizzati dal JWST) e il coronografo dell’NGRO, un dispositivo ottico all’interno del telescopio in grado di schermare la luce di una stella in modo che i deboli esopianeti nelle vicinanze possano essere osservati. Si tratterà dunque di un telescopio ottico (funzionerà a lunghezze d’onda più corte rispetto agli infrarossi catturati dal JWST), ma sarà grande come il JWSR e, come quest’ultimo, orbiterà attorno al secondo punto di Lagrange (2L), un punto di equilibrio gravitazionale a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra.

Lo svantaggio di questa posizione è che operazioni come riparazioni e aggiornamenti sono considerati poco pratici, motivo per cui l’aspettativa di vita del JWST non dovrebbe superare i dieci anni. A differenza di JWST, Clampin ha però indicato l’HWO sarà progettato per la manutenzione e gli aggiornamenti robotici, che potrebbero consentire allo strumento non solo di funzionare per decenni ma di ricevere upgrade che lo renderanno più potente nel tempo.

La manutenzione sarà enorme” ha commentato su Science Aki Roberge del Goddard Space Flight Center della NASA. Anche se la struttura e gli specchi rimarrebbero gli stessi, gli strumenti ottici verrebbero infatti sostituiti con versioni sempre più sofisticate, creando quello che Roberge ha definito “un osservatorio in cima alla montagna a L2”.

Con il HWO, la NASA punta a soddisfare le richieste dell’indagine decennale dell’astronomia relative a uno strumento in grado di rilevare segni di vita su 25 esopianeti vicini, il minimo considerato necessario per indicare statisticamente che la vita è molto rara senza prove inequivocabili di biosignatures nella loro atmosfera. Oltre a questo obiettivo primario, il telescopio che, probabilmente, diventerà l’osservatorio spaziale più potente almeno nei primi anni di vita – sarà impiegato per studi di astrofisica generale.

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