La FDA ferma i test sull’amianto nei cosmetici: stop firmato da Kennedy Jr, polemiche negli USA

La Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha ritirato la proposta di regolamento che avrebbe reso obbligatori i test dei cosmetici a base di talco per individuare la presenza di amianto, una sostanza classificata come cancerogena dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e per la quale, secondo l’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS), non esiste un livello di esposizione sicuro. Lo stop, formalizzato con un documento pubblicato nel Federal Register, segna un colpo inatteso per chi da anni chiede controlli più severi.
La decisione arriva nonostante il talco sia utilizzato in un’ampia gamma di prodotti — dai cosmetici ai farmaci, dagli alimenti ai prodotti per la cura della persona — e nonostante la contaminazione da amianto sia stata documentata a più riprese.
La mossa della FDA è stata motivata con il rischio di “conseguenze indesiderate” per l industria dei cosmetici e le aziende farmaceutiche, che secondo i commenti ricevuti sarebbero state contrarie ai nuovi obblighi. Una spiegazione che non ha convinto le associazioni per la salute pubblica.
L’Environmental Working Group (EWG) — tramite il suo vicepresidente Scott Faber — ha definito il ritiro della norma “pericoloso e irresponsabile”, ricordando che già dagli anni ’50 le aziende erano a conoscenza del rischio di contaminazione del talco, ma che i consumatori ne hanno saputo solo decenni dopo.
Preoccupazioni condivise anche dall’Asbestos Disease Awareness Organization (ADAO) che ha criticato duramente la decisione, definendola “una profonda battuta d'arresto” per la salute pubblica e la sicurezza dei consumatori. “Il ritiro della FDA dalle sue responsabilità normative espone il pubblico a rischi e ignora sia il consenso scientifico sia le intenzioni del Congresso – sottolinea l ADAO – . Il Congresso ha imposto questa norma nell'ambito del Modernization of Cosmetics Regulation Act (MoCRA) del 2022 perché l'attuale quadro normativo è obsoleto, incoerente e incapace di identificare in modo affidabile tutte le fibre di amianto”.
La FDA ha tuttavia precisato che presenterà una nuova proposta più ampia, che includerà anche la valutazione di additivi alternativi e più sicuri. L’Agenzia federale non ha però fornito né tempi né dettagli. Nel frattempo, il caso ha riacceso il dibattito sul ruolo del talco in settori chiave della produzione americana e sulla trasparenza delle aziende che lo utilizzano.
Amianto nei cosmetici: cosa cambia dopo lo stop della FDA e cosa sappiamo sui rischi
Il ritiro della proposta di regolamento lascia il settore cosmetico senza un obbligo federale di test specifici per l’amianto, nonostante il talco sia stato più volte individuato come possibile veicolo di contaminazione. Negli anni, diversi studi indipendenti e indagini federali hanno rilevato tracce di fibre di amianto nei cosmetici, prodotti per il corpo e polveri compatte.
Il caso più noto riguarda Johnson & Johnson, che ha interrotto la vendita del talco per bambini in tutto il mondo per il rischio di contaminazione da amianto. Finora, la società ha pagato miliardi di dollari in transazioni e ha proposto un accordo da 6,5 miliardi per una class action negli Stati Uniti. Anche nel Regno Unito sono in corso migliaia di ricorsi. In Italia, è bene precisarlo, è richiesto che il talco utilizzato nei prodotti per il corpo sia privo di amianto (“non deve contenere fibre microscopiche e submicroscopiche di asbesto” precisa la IX edizione della Farmacopea Ufficiale).
L’IARC, parte dell’OMS, in una valutazione recente ha ribadito che il talco è un “probabilmente cancerogeno” — soprattutto nei casi in cui possa essere contaminato da fibre di amianto, che secondo i dati, sono particolarmente pericolose per i polmoni e le ovaie. L’amianto, in tutte le sue sei forme principali — incluso il crisotilo — è classificato come cancerogeno certo e associato a diversi tipi di tumore; può inoltre provocare gravi malattie respiratorie croniche.
Le associazioni dei consumatori chiedono ora trasparenza e controlli indipendenti, ricordando che l’amianto è vietato in oltre 50 Paesi e che l’OMS definisce il talco contaminato un rischio “significativo e prevenibile”.