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La celiachia ora si scopre anche senza mangiare glutine: la novità del test che arriva dall’Australia

La celiachia potrà essere diagnosticata senza dover necessariamente reintrodurre il glutine nella dieta: un nuovo esame del sangue sviluppato in Australia rileva la malattia autoimmune anche quando il complesso proteico che la scatena non viene consumato, evitando sintomi e disturbi legati all’assunzione.
A cura di Valeria Aiello
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Chi è celiaco deve evitare di mangiare pasta, ma anche il pane, la pizza e tutti gli altri alimenti che contengono glutine - il complesso proteico (glutenina e gliadina) presente nel grano, nella segale e nell'orzo - possono scatenare una reazione autoimmune nelle persone con celiachia / Credit: iStock
Chi è celiaco deve evitare di mangiare pasta, ma anche il pane, la pizza e tutti gli altri alimenti che contengono glutine – il complesso proteico (glutenina e gliadina) presente nel grano, nella segale e nell'orzo – possono scatenare una reazione autoimmune nelle persone con celiachia / Credit: iStock

La celiachia, la malattia autoimmune scatenata dall’assunzione di glutine, potrà ora essere diagnosticata senza dover necessariamente reintrodurre il complesso proteico di grano, orzo e segale nella dieta: un nuovo esame del sangue, sviluppato in Australia, è in grado di rilevare la condizione anche quando si segue una dieta senza glutine, evitando così i sintomi e i disturbi legati al suo consumo.

Per chi sospetta di essere celiaco si tratta di un’autentica svolta, dal momento che grazie a questo nuovo test non servirà più mangiare regolarmente glutine per avere una diagnosi accurata. “I tradizionali metodi di diagnosi della celiachia, che includono esami del sangue e biopsie intestinali, richiedono il consumo regolare di glutine per essere affidabili – hanno ricordato gli sviluppatori del nuovo test diagnostico – . Di conseguenza, in tanti non cercano una conferma della malattia perché non vogliono assumere glutine e stare male”.

Il nuovo test per la celiachia che arriva dall’Australia

Il nuovo test per la celiachia sviluppato in Australia semplifica, accelera e rende più sicura la diagnosi della malattia auto-immune, evitando sintomi e disturbi che derivano dal consumo di glutine richiesto dagli esami tradizionali.

Il nuovo test si basa su un semplice esame del sangue, che non richiede l’assunzione di glutine e che consente di identificare la celiachia rilevando il rilascio di interleuchina-2 (IL-2), un marcatore immunitario per la celiachia scoperto nel 2019 dai ricercatori del Walter and Eliza Hall Institute (WEHI) di Parkville, in collaborazione con il dottor Robert Anderson (ora alla Novoviah Pharmaceuticals di Brisbane).

Nelle persone con celiachia, i livelli di questo marcatore immunitario aumentano dopo l’assunzione di glutine, ma questo segnale critico può essere rilevato anche senza consumare questo complesso proteico, eseguendo direttamente “in provetta” un test di provocazione con il glutine.

In un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Gastroenterology, i ricercatori hanno testato questo nuovo metodo utilizzando i campioni di sangue di 181 persone, di cui 75 con la celiachia e dieta senza glutine, 13 con celiachia attiva, 32 con sensibilità al glutine non celiaca e 61 soggetti di controllo sani. Tutti i campioni sono stati valutati con il test di provocazione al glutine “in provetta” ed esaminati per il rilascio di interleuchina-2, consentendo di rilevare la condizione con una sensibilità fino al 90% e una specificità del 97%, anche nei pazienti che seguivano una dieta rigorosamente senza glutine.

Il test è un nuovo strumento promettente a supporto della diagnosi, soprattutto per le persone che non possono accertare la celiachia con i test attualmente disponibili – ha affermato la dottoressa Olivia Moscatelli, ricercatrice del WEHI e prima autrice dello studio – . Abbiamo anche scoperto che l’intensità del segnale dell’interleuchina-2 è correlata alla gravità dei sintomi della celiachia, consentendoci di prevedere la gravità della reazione al glutine senza che sia necessario consumarlo”.

Il team del WEHI sta ora collaborando con la Novoviah Pharmaceuticals per confermare l’accuratezza del test, con l’obiettivo di renderlo disponibile per l’uso clinico entro due anni.

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