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Ipertensione che non scende con i farmaci, una nuova compressa agisce su un noto fattore scatenante

Una nuova compressa, il Baxdrostat, si è dimostrata efficace contro l’ipertensione resistente ai farmaci, agendo su un noto fattore scatenante: l’aldosterone, un ormone chiave nella regolazione della pressione arteriosa.
A cura di Valeria Aiello
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Una compressa di baxdrostat, un nuovo inibitore selettivo dell’aldosterone, può apportare benefici significativi alle persone con ipertensione non controllata o resistente / Photo: iStock
Una compressa di baxdrostat, un nuovo inibitore selettivo dell’aldosterone, può apportare benefici significativi alle persone con ipertensione non controllata o resistente / Photo: iStock

Una nuova compressa piò aiutare realmente a tenere sotto controllo l’ipertensione quando i farmaci tradizionali e gli interventi su alimentazione e stili di vita non sono sufficienti ad abbassare la pressione alta. Si tratta del Baxdrostat, un farmaco sperimentale sviluppato da Astrazeneca, che agisce su uno dei fattori responsabili dell’ipertensione: l’aldosterone, un ormone chiave nella regolazione della pressione arteriosa che stimola il riassorbimento di sodio e la secrezione di potassio.

Il farmaco è un inibitore selettivo dell’aldosterone sintasi, l’enzima responsabile della produzione dell’aldosterone, e blocca la produzione dell’ormone senza influenzare altri processi ormonalI. I risultati dei primi studi clinici sono promettenti e mostrano che una compressa di Baxdrostat una volta al giorno determina a una riduzione significativa della pressione nelle persone i cui valori di pressione pressori rimangono pericolosamente alti nonostante l’assunzione di diversi medicinali. I dettagli di questo importante progresso nel trattamento dell’ipertensione sono stati annunciati al Congresso della Società Europea di Cardiologia (ESC) a Madrid e pubblicati in un nuovo studio sul New England Journal of Medicine.

Nuova compressa contro l’ipertensione, i risultati dello studio BaxHTN

Lo studio clinico BaxHTN, un trial di fase III randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, ha indagato sull’efficacia e la sicurezza del Baxdrostat in 796 persone valori di pressione sistolica (la massima) superiori a 140 mmHg e inferiori a 170 nonostante il trattamento con le dosi massime tollerate di due antipertensivi (ipertensione non controllata) o almeno tre antipertensivi (ipertensione resistente), incluso un diuretico. I partecipanti allo studio hanno ricevuto una compressa di Baxdrostat da 1 mg o 2 mg al giorno o un placebo in aggiunta alla terapia di base.

Dopo 12 settimane, i pazienti trattati con Baxdrostat hanno registrato una riduzione significativa della pressione sistolica rispetto al gruppo di controllo, senza effetti collaterali rilevanti. In media, le riduzioni registrate sono state di-8,7 mmHg con la compressa da 1 mg e di -9,8 mmHg per la compressa da 2 mg rispetto al placebo, con una percentuale di pazienti con pressione arteriosa sistolica controllata (<130 mmHg) del 39,4% con baxdrostat 1 mg e del 40% con baxdrostat 2 mg rispetto al 18,7% con placebo.

Riduzioni di quasi 10 mmHg nella pressione sistolica

Il dato emerso dallo studio BaxHTN, di una riduzione media di quasi 10 mmHg nella pressione sistolica, è clinicamente rilevante, soprattutto per le persone con ipertensione non controllata o resistente, ed è ritenuto sufficiente a ridurre drasticamente il rischio di infarto, ictus e altre complicanze cardiovascolari nei pazienti.

Il Baxdrostat – ha affermato Il ricercatore principale, il professor Bryan Williams dell’University College di Londra – si distingue per il suo meccanismo d’azione mirato, che blocca selettivamente la produzione di aldosterone, un noto fattore scatenante dell’ipertensione”.
Per decenni gli scienziati hanno faticato a bloccarne la produzione in modo preciso– ha aggiunto il professor Williams – . Baxdrostat è una delle prime terapie a farlo in modo selettivo, dimostrando riduzioni significative della pressione sanguigna nell’ipertensione non controllata o resistente”.

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