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Influenza in Italia, Lopalco a Fanpage.it: “Nessun virus più aggressivo, è la stagione che inizia”

L’epidemiologo Pier Luigi Lopalco rassicura: “Nessun segnale di un’influenza più aggressiva, è il normale inizio della stagione epidemica”. Il picco atteso tra fine dicembre e febbraio.
Intervista al prof. Pier Luigi Lopalco
Epidemiologo e docente ordinario di Igiene e Medicina Preventiva presso l’Università di Pisa
A cura di Valeria Aiello
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L’epidemiologo Pier Luigi Lopalco
L’epidemiologo Pier Luigi Lopalco

Negli ultimi giorni si moltiplicano le notizie su un’epidemia di influenza aggressiva pronta a colpire l’Italia. Ma, secondo il professor Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e ordinario di Igiene e Medicina Preventiva presso l’Università di Pisa, non ci sono elementi che giustifichino l’allarme. “Ogni anno l’influenza è una malattia che può colpire in modo serio, ma questo non significa che stiamo andando incontro a qualcosa di diverso dal solito” chiarisce a Fanpage.it.

Lopalco invita alla prudenza ma anche alla misura: i virus influenzali non stanno ancora circolando in modo significativo, e molti dei sintomi febbrili di queste settimane sono legati ad altri agenti respiratori, come rhinovirus e parainfluenzali. “Siamo semplicemente all’inizio della stagione influenzale – spiega –. Parlare oggi dell’arrivo di un’epidemia più aggressiva non ha fondamento”.

Professore, quindi non c’è motivo di parlare di un’influenza più aggressiva?
L’influenza è di per sé una malattia aggressiva. Se poi questa sua caratteristica debba diventare una notizia, come se si trattasse di un fenomeno inconsueto o particolarmente preoccupante, le posso assicurare che non ci sono novità.

Come ogni anno, tra ottobre e novembre, la curva dei casi comincia a salire, per poi raggiungere il piccolo solitamente tra fine dicembre e febbraio. È il normale andamento stagionale dell’influenza, non c’è nulla che ci lasci pensare a un virus più pericoloso.

Qual è lo stato reale della circolazione dei virus influenzali in Italia? Abbiamo già dei dati?
Nel nostro paese abbiamo un buon sistema di sorveglianza delle sindromi simil-influenzali, il RespiVirNet, che raccoglie le segnalazioni dei medici sentinella su tutto il territorio. I primi dati mostrano che la circolazione dei virus respiratori è in aumento, come è normale in questo periodo. Ci aspettiamo che il picco arrivi in pieno inverno, ma nulla indica un’epidemia fuori dal comune.

Quali sono le caratteristiche dei virus influenzali 2025: si tratta di nuove varianti o ceppi già noti e coperti dal vaccino?
Non c’è nessuna sorpresa: i ceppi che circolano sono quelli previsti e coperti dal vaccino influenzale.  Come solitamente accade, questi virus influenzali presentano alcune variazioni, ma non tali da renderli dei ceppi pandemici. Si tratta di piccole mutazioni stagionali che però ci rendono suscettibili all’infezione e alla malattia, a meno che non ci vacciniamo.

Molte persone lamentano già sintomi come febbre, tosse e raffreddore. Se non è influenza, cosa sta circolando?
Siamo all’inizio della stagione epidemica, ma oltre all’influenza circola anche il virus del Covid, con una nuova variante di Sars-Cov-2 che ha cominciato a diffondersi già da fine estate. Queste infezioni causano sintomi che possono essere molto simili a quelli influenzali, come mal di gola, febbre, cefalea e malessere generale. È facile confonderle.

Come si può riconoscere l’influenza?
Distinguere tra influenza e Covid soltanto dai sintomi non è semplice, ma qualche differenza c’è. L’influenza generalmente esordisce in modo brusco, con febbre alta, brividi e dolori muscolari. Il Covid tende ad avere un inizio più graduale, spesso con segni respiratori lievi, come naso che cola e mal di gola, seguiti da cefalea e stanchezza. Con alcune varianti, vediamo ancora perdita di gusto e olfatto, che non sono tipiche dell’influenza.

In ogni caso, l’unico modo per distinguere con certezza è la diagnosi virologica: oggi esistono test rapidi affidabili che rilevano entrambi i virus.

Si è però parlato di un virus aggressivo”, citando gli esempi dell’Australia e del Giappone. È un’espressione corretta o rischia di creare confusione?
In epidemiologia “aggressivo” non significa “più pericoloso”. L’influenza è sempre una malattia potenzialmente seria, ma i virus che circolano in Giappone o in Australia non hanno mostrato forme più gravi del solito.

Quando si parla di influenza “aggressiva” si fa riferimento all’intensità della circolazione, cioè a una stagione in cui ci sono più casi del normale. Ma questo non significa che la malattia sia più severa.

Dire “quest’anno l’influenza sarà aggressiva” può pertanto far pensare che i sintomi saranno peggiori, ma non è così: la gravità dipende soprattutto dalle condizioni della persona colpita, non dal virus in sé.

Il paragone con le epidemie di influenza in Australia e in Giappone è corretto?
Non possiamo dire che quello che si è verificato in Giappone o in Australia si verificherà anche in Italia, perché ogni Paese ha caratteristiche diverse, dal livello di suscettibilità della popolazione alla struttura stessa, condizioni sociali e abitudini. L’influenza tende a circolare prevalentemente tra i bambini e poi si diffonde nel resto della popolazione, e l’intensità di un’epidemia dipende da quante persone vengono colpite dalle forme morbose, che sono poi quelle che vengono segnalate.

Quindi, anche se un virus ha causato molti casi in Australia, non possiamo dire che accadrà lo stesso in Italia. La dinamica dipende da molti fattori locali, inclusa la copertura vaccinale, che riduce significativamente le ospedalizzazioni.

Quali possono essere le previsioni per la stagione influenzale in Italia?
Guardando le ultime stagioni, mi aspetto un andamento simile: una circolazione piuttosto intensa dei virus respiratori, ma senza elementi di eccezionalità. In media l’influenza colpisce circa il 10% della popolazione, con variazioni da un anno all’altro. Questo è un valore di riferimento realistico anche per il 2025.

Qual è il messaggio più corretto da trasmettere oggi ai cittadini per informare ed evitare allarmismi?
Il messaggio è semplice: per chi appartiene a una categoria a rischio – bambini tra 6 mesi e 6 anni, adulti oltre i 60, persone con patologie che possono predisporre a forme gravi di influenza — il consiglio è vaccinarsi. Il vaccino è disponibile da alcune settimane ed offerto gratuitamente a queste categorie. Ma anche chi non rientra in queste categorie può vaccinarsi, per evitare le forme più pesanti.

E poi, una regola base: se si hanno febbre o sintomi respiratori, meglio restare a casa. Andare a scuola o al lavoro malati significa diffondere virus, mettendo a rischio chi è fragile, ma anche aumentare il rischio di sviluppare complicazioni. L’influenza non è una malattia banale: ci espone a un livello di infiammazione molto alto e può aprire la strada a infezioni batteriche. Un po’ di cautela fa bene a tutti, anche ai più giovani.

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