Influenza 2025 in anticipo in Italia: perché i contagi accelerano, OMS: “Picco tra dicembre e gennaio”

L’influenza 2025-2026 è arrivata in anticipo di quasi un mese e con una rapida crescita dei contagi, secondo i dati della sorveglianza RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Una partenza così precoce non si vedeva da anni e gli effetti sono già evidenti: più visite dai medici di base, più assenze a scuola e sul lavoro e oltre 2,1 milioni di italiani con una sindrome simil-influenzale in appena cinque settimane. Gli epidemiologi descrivono questa stagione come “insolita” per intensità e velocità di diffusione, un andamento favorito da diversi fattori, tra cui la circolazione di una nuova variante emergente (K) del virus dell’influenza A/H3N2, associata a un aumento della trasmissibilità.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) prevede che il picco della stagione influenzale possa arrivare tra fine dicembre e inizio gennaio, anticipando la fase più significativa della circolazione influenzale. In questo contesto, capire chi è più esposto, quali sintomi aspettarsi e quali strategie di prevenzione raccomandano autorità sanitarie ed esperti diventa essenziale per prepararsi al meglio alle prossime settimane.
“L’immunità conferita dai nuovi vaccini aiuta a non finire in ospedale, ma in Italia siamo andati indietro come i gamberi” spiega Matteo Bassetti, direttore delle Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova. “Un italiano su cinque si vaccina; tra gli anziani solo uno su due, lontano dall’obiettivo dell’OMS del 75%”.
I dati dell’influenza 2025-2026 in Italia
I dati più recenti della sorveglianza virologica Respivir mostrano un aumento rapido e anticipato dei casi di influenza rispetto alle ultime stagioni. L’incidenza nelle prime settimane di circolazione è superiore sia alla stagione 2024-2025 sia alla 2023-2024, con un aumento delle diagnosi soprattutto nelle fasce 2-4 anni, 4-14 anni e 15-44 anni.

Le regioni del Centro-Nord Italia registrano i tassi più elevati, in particolare Piemonte (8,9 casi su 1.000 assistiti), Friuli-Venezia Giulia (8,7/1.000), Emilia-Romagna (8,5/1.000), Abruzzo e Lombardia (8,3/1.000), dove i medici di medicina generale e pediatri di libera scelta della rete sentinella riportano un aumento significativo delle infezioni respiratorie acute (ARI). Tassi di incidenza più alti anche in alcune regioni del Sud, come in Sicilia (8,3/1.000) e in Puglia (8,15/1.000).
Secondo gli indicatori settimanali dell’ISS, la curva dei contagi sta accelerando più rapidamente del previsto: un pattern tipico delle stagioni dominate da varianti influenzali più trasmissibili e da condizioni climatiche favorevoli alla diffusione dei virus respiratori.
Perché i contagi stanno accelerando
L’accelerazione dei contagi osservata quest’anno è una conseguenza di più fattori. Tra i principali spiccano l’inizio anticipato della stagione influenzale, che porta a una maggiore circolazione virale e un’epidemia più intensa, e un autunno più freddo e più umido rispetto alla media, soprattutto a partire da fine ottobre, con l'intensificazione di correnti fredde e perturbazioni atlantiche, che ha contribuito alla diffusione dei virus in ambienti chiusi.
A questi fattori si aggiunge l’emergere della variante “K” del ceppo A/H3N2, rilevata in modo crescente nei campioni analizzati. Le caratteristiche di questo sottoclade e, in particolare, la presenza di sette nuove mutazioni rispetto al ceppo dello scorso anno rende più suscettibili all’influenza, perché l’immunità derivante da infezioni o vaccinazioni precedenti non conferisce una protezione sufficiente.
Cosa prevede l’OMS: picco tra dicembre e gennaio
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’anticipo dell’influenza osservato in Europa e nel Mediterraneo indica una stagione potenzialmente più intensa per numero di casi.
“A metà novembre 2025, la positività ai test influenzali nelle cure primarie nella Regione europea è al 17%. Sulla base dei trend precedenti, si prevede che questa stagione raggiungerà un picco vicino al 50% tra fine dicembre e inizio gennaio” riporta il comunicato OMS.
L’anticipazione della stagione influenzale non è però del tutto inedita. L’OMS osserva analogie con la stagione 2022-2023, una delle più precoci dell’ultimo decennio, segnata da un veloce incremento dei contagi e da una diffusione particolarmente forte del ceppo A/H3N2. Rispetto agli scorsi anni, però, la presenza della variante emergente K e livelli variabili di immunità nella popolazione rendono l’andamento meno prevedibile.
Quali sono i sintomi dell’influenza 2025: i segnali da monitorare
I sintomi tipici dell’influenza 2025-2026 restano quelli classici: febbre improvvisa, dolori muscolari, mal di testa, tosse secca, brividi e malessere generalizzato. In molti casi si associano congestione nasale e mal di gola.
Per distinguerla da altri virus circolanti — come RSV o adenovirus — è utile considerare: esordio più brusco dei sintomi; febbre più elevata rispetto ai comuni raffreddori virali; dolori articolari più marcati.
È consigliabile rivolgersi al medico:
- se i sintomi peggiorano dopo 48-72 ore
- se compaiono difficoltà respiratorie, in particolare nei bambini molto piccoli, negli anziani e nelle persone fragili
- in caso di febbre persistente o ricorrente
Come proteggersi nelle prossime settimane
La vaccinazione antinfluenzale rimane la misura più efficace per proteggersi dall’influenza e dalle sue complicanze. Nonostante la circolazione del nuovo ceppo K di H3N2, i dati mostrano i vaccini disponibili per la stagione 2025-2026 conferiscono comunque un’immunità significativa – sono efficaci al 70-75% nel prevenire il ricovero ospedaliero nei bambini di età compresa tra 2 e 17 anni e al 30-40% negli adulti.
Come ricordato dall’OMS, le conseguenze più gravi dell’influenza e degli altri virus respiratori si verificano principalmente in persone anziane, donne in gravidanza, persone con patologie croniche, immunodepresse e bambini piccoli, per i quali è raccomandata la vaccinazione.
Per proteggere se stessi e gli altri, le misure che aiutano a limitare la circolazione dei virus, riducendo il rischio di infezione, sono il lavaggio frequente delle mani e l’uso della mascherina se si hanno sintomi respiratori (raffreddore, tosse, febbre).