Immerso nello Spazio mentre viene operato, l’urologo: “Così la realtà aumentata ha aiutato il paziente”

Sottoporsi a un intervento chirurgico o anche a un esame diagnostico più invasivo di altri, come una biopsia o una gastroscopia, si porta dietro quasi sempre una componente emotiva non indifferente che può rendere quel momento più difficile dal punto di vista psicologico. Per ridurre questo possibile effetto collaterale legato ad alcune procedure mediche, la clinica universitaria di Urologia dell'Ospedale Molinette di Torino sta sperimentando un nuovo strumento: i visori di realtà aumentata che attraverso l'intelligenza artificiale permettono al paziente di distrarsi e immergersi in uno scenario da sogno, mentre i medici e chirurgi fanno il loro lavoro.
Nello specifico, l'ospedale torinese si sta avvalendo di questo strumento in alcuni interventi per il trattamento del carcinoma prostatico eseguiti con una procedura innovativa, la terapia focale attaverso tecnologia Echolaser. Questa procedura "consente – spiega l'Ospedale Molinette – l’ablazione selettiva della zona della prostata affetta dal tumore, preservando il resto della ghiandola. In questo modo, il paziente non rischia l’incontinenza urinaria né il deficit erettile".
Marco Oderda, professore associato dell'Università di Torino, lavora nella clinica di Urologia diretta dal professor Paolo Gontero presso l'Ospedale Molinette e ha preso parte all'equipe medica che ha eseguito il primo intervento con questa procedura innovativa che ha utilizzato un visore di realtà aumentata per migliorare l'esperienza del paziente. A Fanpage.it ha spiegato perché questo strumento, nato con tutt'altri scopi, può fare la differenza nel vissuto del paziente non solo in questo tipo di interventi ma forse presto anche in molte altre procedure mediche.
È la prima volta che viene utilizzato un visore per la realtà virtuale?
In un intervento di questo tipo, ovvero di terapia focale per il tumore prostatico, siamo stati i primi a sperimentare l'utilizzo di un visore per la realtà virtuale, ma l'idea arriva da alcune esperienze preliminari a cui ho assistito in Francia in cui questa tecnologia è stata sperimentata su pazienti sottoposti a punture lombari.
Quali sono i vantaggi a livello medico?
L'obiettivo principale è aiutare il paziente a distrarsi e rilassarsi durante procedure mediche invasive eseguite in anestesia locale, per migliorarne la tollerabilità
Da dove nasce l'idea di utilizzarlo utilizzare un visore in ambito urologico?
L’idea è nata dal bisogno di migliorare lo stato di ansia, e conseguentemente la percezione del dolore, dei pazienti che vengono sottoposti alle biopsie prostatiche transperineali. Presso la clinica di Urologia diretta dal professor Paolo Gontero all'Ospedale Molinette di Torino, dove eseguiamo da anni le biopsie prostatiche per via transperineale in anestesia locale, abbiamo dimostrato che queste procedure, pur essendo routinarie per noi urologi, causano spesso ansia e disagio ai pazienti.
Cosa hanno rivelato i vostri studi?
Una delle nostre pubblicazioni scientifiche ha mostrato che esiste una componente significativa di ansia che si può collegare alla percezione del dolore e può rendere la biopsia prostatica un’esperienza estremamente negativa per il paziente. Ma tutto migliora se la componente di ansia viene gestita positivamente. Da questa esperienza sulle biopsie ci siamo detti: “perché non provare a migliorare questi aspetti anche durante una terapia focale per tumore prostatico?”
In cosa consiste questo intervento?
La terapia focale consiste in un'ablazione selettiva del tumore della prostata preservando il resto della ghiandola prostatica ed evitando le complicanze dei trattamenti radicali, quali incontinenza urinaria ed impotenza. Alle Molinette stiamo utilizzando una nuova metodica, l’Echolaser, che ha il beneficio di poter essere eseguita in anestesia locale. Questo riduce l'impatto anastesiologico per il paziente, ma non la componente emotiva e di ansia. Bisogna anche considerare che una parte importante della terapia focale consiste nella “collimazione” della macchina, per definire con precisione l'area da trattare: in questa fase iniziale il paziente è in attesa sul lettino operatorio, e lo stato di ansia può aumentare in modo importante. Ecco perché abbiamo voluto testare il visore anche in questo ambito, per minimizzare ansia e discomfort per il paziente.
Come è andata?
Per dirlo con sicurezza dobbiamo aspettare i risultati dello studio clinico che è in corso, ma i feedback che abbiamo ricevuto dai nostri pazienti sono molto buoni. Ci incoraggiano ad andare avanti con la nostra sperimentazione.
Quale scenario ha scelto il paziente per il suo intervento?
Le opzioni disponibili sono tante. Si può scegliere, ad esempio, di immergersi in un mondo sottomarino, nello Spazio o sulle spiagge caraibiche, o ascoltare della musica rilassante. Il nostro paziente ha scelto lo Spazio con le galassie. Mentre noi operavamo, poteva guardarsi intorno e osservare questo panorama così particolare.
Durante l'utilizzo del visore il paziente può comunicare con il medico?
Assolutamente sì, anzi questo è fondamentale per garantire la sicurezza delle procedure. Mentre indossa il visore può parlare in qualsiasi momento. Inoltre, se vuole, può interrompere la trasmissione, anche perché togliere il visore è facilissimo. Insomma, il paziente è sempre collegato col mondo circostante ma è immerso in un'altra realtà fintanto che vuole esserlo.
È stato felice di aver sperimentato il visore?
Sì, assolutamente, era molto contento. Ci ha detto, a intervento finito, che non si è nemmeno accorto del tempo che passava. Era immerso e incuriosito dall'esperienza nuova che stava vivendo.
Per voi medici è cambiato qualcosa?
A livello operativo no, perché la procedura resta la stessa, ma il fatto che il paziente sia tranquillo ed immerso nella realtà virtuale ci può facilitare il lavoro: non dobbiamo parlare con lui né tranquillizzarlo. Inoltre, un paziente rilassato è più semplice da gestire anche durante le fasi attive della procedura, dall’anestesia locale al trattamento stesso.
Perché è importante ridurre la componente legata all'ansia?
Anche se l'obiettivo primario del medico è curare il paziente, è importante pensare alla sua qualità di vita e cercare di rendere ogni procedura più tollerabile possibile. Il progresso medico ci porta sempre più alla mini-invasività, talvolta addirittura in anestesia locale. Ma non è detto che ogni paziente tolleri una procedura mini-invasiva allo stesso modo, dobbiamo prendere in considerazione che ognuno ha una soglia del dolore e dell'ansia diversa, e noi dobbiamo cercare di accoglierli tutti nel miglior modo possibile.
Quali altre applicazioni mediche può avere il visore?
Penso a tutte quelle procedure mediche eseguite a paziente sveglio, con un certo grado di invasività ed una certa durata. Non solo le terapie focali o le biopsie prostatiche, ma anche le colonscopie o le gastroscopie. Tutti esami generalmente ben tollerati, ma non proprio piacevoli per il paziente.