Il virus del Covid è mutato ancora: cosa sappiamo sulla nuova variante NB.1.8.1 detta Nimbus

Il 23 maggio l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha inserito una nuova variante del SARS-CoV-2 nell'elenco delle "Variants under monitoring" (VUM), ovvero le varianti sotto monitoraggio, la categoria che indica il grado di preoccupazione minore, sotto le "Variants of interest" (VOI), le varianti di interesse, e le "Variants of concern" (VOC), ovvero le varianti preoccupanti.
Si tratta della variante NB.1.8.1 – alcuni esperti l'hanno già ribattezzata "Nimbus" – e deriva dalla variante ricombinante XDV.1.5.1, ma rispetto a quest'ultima ha sviluppato alcune mutazioni nella proteina Spike, l'aggancio che il virus utilizza per legarsi alle cellule umane. Per il momento non sembra destare particolari preoccupazioni, né per la sua infettività né per l'entità di sintomi che causa, tuttavia – spiega l'Oms – nelle ultime settimane la sua circolazione è aumentata in modo significativo.
Cosa sappiamo sulla nuova variante
Come abbiamo spiegato solo qualche giorno fa, la variante LP.8.1 è diventata ormai dominante in tutto il mondo, superando quindi a livello globale il lignaggio JN.1. Ora, mentre la sua diffusione inizia a diminuire, il posto di "ultima arrivata" spetta alla nuova NB.1.8.1, la cui diffusione a livello globale sta crescendo nelle ultime settimane, anche se è stata segnalata la prima volta il 22 gennaio.
Per l'Oms, stando alle prove disponibili, questa nuova variante implicherebbe oggi un rischio aggiuntivo basso per la salute pubblica a livello globale, anche se mostra comunque delle novità rispetto alle sue antecedenti.
Per prima cosa sappiamo che il virus è mutato ancora – sono infatti le nuove mutazioni a motivare l'esistenza di una nuova variante – modificando, anche se per il momento in modo lieve, le sue caratteristiche e il suo comportamento. Nello specifico, la NB.1.8.1 presenta le seguenti mutazioni Spike aggiuntive: T22N, F59S, G184S, A435S, V445H e T478I. Rispetto al lignaggio JN.1, NB.1.8.1 presenta le seguenti mutazioni: T22N, F59S, G184S, A435S, L455S; F456L, T478I e Q493E.
Aumento significativo nelle ultime settimane
Rispetto al comportamento del virus, l'Oms spiega che alcune mutazioni, quelle in posizione 445, sembrano aumentare l'affinità di legame per un recettore umano (hACE2). Questo significa che potrebbe avere una trasmissibilità maggiore, mentre altre mutazioni sembrano ridurre la capacità degli anticorpi di neutralizzare il virus e altre mostrano invece una maggiore immunoevasività, ovvero la nuova variante avrebbe maggiore capacità di evade la risposta immunitaria.
In sostanza, l'Oms punta l'attenzione su due punti emersi finora. Per prima cosa la velocità con cui si sta diffondendo nelle ultime settimane: sebbene al 18 maggio 2025 le sequenze di NB.1.8.1 segnalate rappresentassero soltanto il 10,7% delle sequenze disponibili a livello globale nella settimana epidemiologica considerata (dal 21 al 27 aprile 2025),"si tratta – chiarisce l'Oms – di un aumento significativo della prevalenza rispetto al 2,5% di quattro settimane prima, nella settimana dal 31 marzo al 6 aprile 2025″.
I dati sull'efficacia dei vaccini
Il secondo aspetto, altrettanto importante per non creare falsi allarmismi, riguarda l'entità della malattia associata alla nuova variante. Anche se nei Paesi in cui Nimbus è più presente è stato registrato un aumento dei ricoveri, non sembra che causi infezioni più gravi delle varianti già disponibili.
Per quanto riguarda la copertura garantita dai vaccini, l'Oms assicura che "i vaccini COVID-19 attualmente approvati rimangano efficaci per questa variante contro la malattia sintomatica e grave". Anche se, già a fronte della netta prevalenza di LP.8.1, l'Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato l'aggiornamento dei vaccini per adeguarli alle specificità delle nuove varianti in vista della prossima campagna vaccinale. È chiaro infatti – come ha spiegato a Fanpage.it l'epidemiologo Giovanni Rezza – che il progressivo allentamento del virus attraverso le nuove mutazioni da JN.1, alla quale mirano i vaccini oggi disponibili, ha spinto gli esperti a chiedere un adeguamento dei vaccini.