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Il telescopio James Webb scopre 300 galassie che sfidano la scienza: “Possono riscrivere la nostra idea del cosmo”

Il telescopio James Webb ha individuato 300 nuove candidate galassie primordiali che possono mettere in discussione gli attuali modelli cosmologici. Secondo gli scienziatii, anche solo poche conferme basterebbero a sfidare le teorie sulla formazione delle galassie nell’universo primordiale.
A cura di Valeria Aiello
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Le galassie più distanti mai riprese dal JWST appaiono come piccole macchie rossastre nell’immagine che combina i dati delle telecamere MIRI e NIRcam del JWST Crediti: NASA/ESA/CSA/STScI
Le galassie più distanti mai riprese dal JWST appaiono come piccole macchie rossastre nell’immagine che combina i dati delle telecamere MIRI e NIRcam del JWST Crediti: NASA/ESA/CSA/STScI

Grazie al telescopio spaziale James Webb sono state scoperte 300 candidate galassie primordiali che potrebbero rivoluzionare la nostra comprensione del cosmo. Questi oggetti misteriosi, individuati nell’universo primordiale, rappresentano alcune delle galassie più antiche ai osservate.

Se anche solo alcune di queste candidate fossero confermate, la nostra scoperta potrebbe mettere in discussione le attuali convinzioni su come si sono formate le galassie primordiali” dice Haojing Yan, professore di astronomia all’Università del Missouri e co-autore del nuovo studio che ha portato alla selezione delle candidate. Per 137 di questi oggetti, i ricercatori hanno analizzato le immagini delle due potenti telecamere a infrarossi del telescopio James Webb: la Near-Infrared Camera (NIRCam) e il Mid-Infrared Instrument (MIRI), entrambe specificamente progettate per rilevare la luce proveniente dai punti più distanti dello spazio.

Le candidate galassie primordiali scoperte grazie ai dati del telescopio spaziale James Webb / Credit: Università del Missouri
Le candidate galassie primordiali scoperte grazie ai dati del telescopio spaziale James Webb / Credit: Università del Missouri

Mentre la luce di queste galassie primordiali viaggia nello spazio, si allunga in lunghezze d'onda maggiori, passando dalla luce visibile all'infrarosso – ha spiegato il dottor Yan – . Questo allungamento è chiamato redshift e ci aiuta a capire quanto siano distanti queste galassie. Maggiore è il redshift, più la galassia è lontana da noi sulla Terra e più è vicina all'inizio dell'universo”.

Come sono state trovate le 300 nuove galassie candidate

Per trovare le 300 nuove galassie candidate, gli scienziati hanno seguito un attento processo, che combina tecnologia avanzata, analisi e un pizzico di lavoro investigativo cosmico. Per la loro selezione gli scienziati hanno utilizzato la tecnica del dropout, che permette di trovare gli oggetti molto luminosi nelle osservazioni degli strumenti NIRCam e MIRI del telescopio spaziale James Webb.

Rileva galassie ad alto redshift cercando oggetti che appaiono a lunghezze d'onda più rosse, ma scompaiono a quelle più blu, segno che la loro luce ha viaggiato attraverso grandi distanze e tempi” ha aggiunto Bangzheng “Tom” Sun, studente di dottorato che lavora con Yan e autore principale dello studio.
In passato, gli scienziati hanno spesso pensato che questi oggetti estremamente luminosi non fossero galassie primordiali, ma qualcosa che le imitava. Tuttavia, sulla base delle loro scoperte, Sun e Yan ritengono che questi oggetti meritino un’ulteriori analisi approfondite. “Uno dei nostri oggetti è già stato confermato tramite spettroscopia come una galassia primordiale –  ha aggiunto Sun – . Questo oggetto da solo non è ancora sufficiente, ma è una conferma che ci aiuterà ad affermare che le attuali teorie sono state messe in discussione".

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