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Il ghiaccio nello Spazio non assomiglia all’acqua liquida come pensavamo: la scoperta di uno studio

Uno studio ha studiato il ghiaccio amorfo, uno dei più comuni nello Spazio, e ha visto che, a differenza di quanto era stato ipotizzato, non ha una struttura interna completamente disordina come quello dell’acqua liquida, ma presenta dei nanocristalli.
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NASA | Ganimede, luna ghiacciata di Giove e la più grande di tutto il sistema solare
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Nello Spazio si trovano diverse forme di ghiaccio, ma la più comune è quella nota come "ghiaccio amorfo". Questo si trova ad esempio nelle lune ghiacciate, nelle comete e perfino nelle nubi cosmiche ed è stato chiamato così perché finora si pensava che avesse una struttura interna completamente disordinata, molto simile a quella dell'acqua liquida presente sulla Terra.

Oggi però un nuovo studio condotto dall'University College London (UCL) e dall'Università di Cambridge ha dimostrato che in realtà ci siamo sbagliati per decenni: il ghiaccio amorfo non è così disordinato come pensavamo, ma presenta all'interno dei minuscoli cristalli. Questo significa quindi che a livello di struttura non assomiglia così tanto all'acqua liquida come era stato ipotizzato finora.

Com'è fatto davvero il ghiaccio amorfo

Quando si parla del ghiaccio presente nello Spazio, si deve tenere sempre a mente che non assume la forma cristallina come succede con il ghiaccio sulla Terra. Gli scienziati che lo hanno studiato erano convinti che questo dipendesse dalle bassissime temperature spaziali, tali da impedire alle molecole di acqua di disporsi una struttura ordinata, ovvero cristallina, durante il congelamento.

Questo nuovo studio ha però scoperto attraverso delle simulazioni ed esperimenti su campioni reali che il ghiaccio amorfo a bassa densità in realtà non era completamente disordinato ma presentava minuscoli cristalli incorporati all'interno delle sue strutture disordinate. Misurano non più di tre nanometri, poco più di un filamento singolo di DNA.

Perché questa scoperta è importante

Questa scoperta è importante non solo perché ci permette di avere "una buona idea – spiega Michael B. Davies, autore principale dello studio –  di come si presenta a livello atomico la forma di ghiaccio più comune nell'Universo", ma anche per le numerose ricadute che potrebbe avere in diversi campi di studio. Il ghiaccio spaziale è infatti coinvolto in molti processi cosmologici, "dalla creazione dei Pianeti, all'evoluzione delle galassie e nel movimento della materia dell'Universo", spiega il ricercatore.

Non solo, ci potrebbero essere degli effetti a catena anche sulle teorie che provano aa piegare le origini della vita sulla Terra: una di quelle più accreditate, la cosiddetta teoria della panspermia, infatti sostiene che siano stati proprio i copi celesti, come le comete o gli asteroidi di ghiaccio amorfo a bassa densità, a portare sul nostro pianeta gli ingredienti da cui si è originata la vita, come gli aminoacidi, che si troverebbero quindi diffusi in tutto l'Universo.

Ora che consociamo la vera struttura del ghiaccio amorfo questa teoria potrebbe scontrarsi con alcune domande: "I nostri risultati – prosegue Davies – suggeriscono che questo ghiaccio sarebbe un materiale di trasporto meno adatto per queste molecole che danno origine alla vita".

Il punto è che in una struttura più ordinata avrebbe potuto esserci meno spazio per trasportare e inglobare altre molecole, ma è anche vero – aggiungo i ricercatori – che oltre ai minuscoli cristalli minuscoli scoperti in questo studio, il ghiaccio amorfo contiene anche molte aree disordinate, nelle quali le molecole alla base della vita avrebbero potuto trovare spazio. Questo rende questa teoria ancora plausibile.

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