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Covid 19

I sintomi di Long Covid possono essere diversi per ogni variante virale

Lo suggeriscono i risultati di uno studio italiano presentato all’ECCMID 2022 da un team di infettivologi del policlinico Careggi di Firenze.
A cura di Valeria Aiello
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I sintomi di Long Covid, ovvero i problemi fisici, neurologici o cognitivi che possono emergere e persistere anche per mesi dopo l’infezione da coronavirus, sembra siano diversi per ogni variante di Sars-Cov-2. Lo suggeriscono i risultati di uno studio italiano che sarà presentato ad aprile al Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (ECCMID) 2022 da un team di infettivologi dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze. Gli studiosi hanno eseguito una valutazione dettagliata dei sintomi di Long Covid manifestati dai pazienti nella prima e nella seconda ondata pandemica, caratterizzate rispettivamente alla circolazione della forma di Sars-Cov-2 originaria e della variante Alfa.

Il confronto dei sintomi, in particolare, ha evidenziato che quando la variante Alfa era il ceppo dominante, la prevalenza di mialgia (dolori muscolari), insonnia, nebbia cerebrale, ansia/depressione era significativamente più alta, mentre sintomi come l’anosmia (perdita dell’olfatto), la disgeusia (difficoltà a deglutire) e i problemi dell’udito erano meno comuni. “È la prima volta che i sintomi di Long Covid sono stati messi in relazione con le diverse varianti del virus” ha spiegato il dottor Michele Spinicci del reparto malattie infettive e tropicali della AOU Careggi, diretto dal professor Alessandro Bartoloni, e ricercatore presso il Dipartimento di medicina sperimentale e clinica dell’Università di Firenze.

Il dottor Spinicci e colleghi hanno esaminato 428 pazienti trattati nell’ambulatorio post-Covid AOU Careggi tra giugno 2020 e giugno 2021, a circa due mesi dalla loro dimissione dall’ospedale. “È stato – ha aggiunto il ricercatore – un lavoro innovativo e multidisciplinare, che ha coinvolto molte professionalità diverse e che ha analizzato i sintomi del long Covid correlati alla variante originale del virus, attiva fino a dicembre 2020, e a quella Alfa, divenuta predominate dal gennaio 2021 in poi. Volevano capire se i sintoni del Long Covid fossero diversi tra i due gruppi esaminati. Ed abbiamo rilevato che mentre per i sintomi respiratori, cardiaci, dell’apparato muscolare, come l’affaticamento cronico, non c’è differenza tra le due varianti, ci sono invece differenze per quanto riguarda gli aspetti neurologi, cognitivi e psicologici”.

L’analisi ha rilevato che almeno i tre quarti dei pazienti (76%) hanno riportato almeno un sintomo persistente, più frequentemente dispnea (37%) e affaticamento cronico (36%) seguiti da problemi di sonno (16%), problemi visivi (13% ) e nebbia cerebrale (13%). I dati hanno inoltre mostrato che i pazienti colpiti dalle forme più gravi di Covid, che hanno richiesto l’uso di farmaci immunosoppressori come il tocilizumab, e ventilazione con l’ossigeno, avevano una più alta probabilità di riportare sintomi di Long Covid. Le donne, in particolare, hanno mostrato quasi il doppio delle probabilità di manifestare sintomi persistenti rispetto agli uomini. Nei pazienti con diabete di tipo 2, d’altra parte, il rischio di Long Covid è risultato essere inferiore.

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