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I rischi dell’attacco alle basi nucleari in Iran: “L’uranio è radioattivo solo a certe condizioni”

L’attacco di Israele alle basi militari iraniane non ha generato un aumento di livelli di radiazioni nel sito dello stabilimento nucleare di Natanz, ma quali sono i rischi radioattivi che avrebbe potuto avere un attacco a una sede in cui si lavora l’uranio? Le risposte del professor Marco Enrico Ricotti, docente di Ingegneria nucleare al Politecnico di Milano.
Intervista a Marco Enrico Ricotti
Docente di Ingegneria nucleare
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Una palazzina di Teheran bombardata da Israele
Una palazzina di Teheran bombardata da Israele

Nelle prime ore di oggi, 13 giugno, Israele ha attaccato l'Iran, colpendo "dozzine di obiettivi militari e nucleari in diverse aree del territorio iraniano". Il governo israeliano, che nonostante le richieste internazionali per un cessate il fuoco immediato a Gaza continua le operazioni nella Striscia –  ha infatti dichiarato che l'obiettivo dell'operazione era colpire quello che ha definito "il cuore del programma nucleare iraniano".

Proprio ieri, l'Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) aveva accusato l'Iran di violare il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), dato la mancata trasparenza sull'attività del Paese rispetto al nucleare. Il riferimento esplicito era al "rapido accumulo di uranio altamente arricchito": secondo l'agenzia intergovernativa Teheran avrebbe infatti accelerato la produzione di uranio arricchito al 60%, una percentuale pericolosamente vicina a quel 90% necessario per produrre un'arma nucleare.

Oltre al significato geopolitico che l'attacco di Israele inevitabilmente ha, questa mattina, quando la notizia si è diffusa, la prima cosa a cui verosimilmente ha pensato la maggior parte dei non addetti ai lavori sono i rischi dovuti alle possibili radiazioni generate dalle esplosioni. Su questo punto, già attorno alle 7.30 l'Aiea ha chiarito che "nessun aumento dei livelli di radiazioni è stato osservato" nel sito nucleare Natanz. Fanpage.it ha contatto il professore Marco Enrico Ricotti, docente di Ingegneria nucleare al Politecnico di Milano.

Quanto erano concreti i rischi radioattivi di questo attacco?

Mi aspettavo la conferma dell'Aiea sull'assenza di un rischio radioattivo attuale. Dobbiamo tenere presente che quello presente nelle basi iraniane è combustibile arricchito non utilizzato e in quanto tale è poco radioattivo. I problemi veri nascono quando il combustibile è utilizzato, ad esempio nei reattori nucleari. Qui invece è vero che si tratta di un combustibile molto arricchito, ben oltre la soglia stabilita per i reattori nucleari in ambito civile, però è combustibile "fresco" che non ha livelli di radioattività importanti. Mi aspettavo che l'Aiea confermasse livelli radioattivi nella norma.

Cosa significa che il combustibile è arricchito oltre la soglia stabilita per gli usi civili? 

Gli iraniani hanno raggiunto un livello di arricchimento molto elevato, al 60%, che è ben oltre la necessità di arricchimento di un combustibile utilizzato per un reattore nucleare civile che per essere alimentato necessita di uranio arricchito al massimo al 5%. È chiaro quindi che quel combustibile non serviva per i reattori nucleari, ma per scopi militari. Per questo motivo Israele ha agito in questo modo, anche perché lo stesso Rafael Grossi, direttore dell'Aiea aveva segnalato che la condotta di Teheran non era in linea con il comportamento che dovrebbe seguire un Paese che ha aderito al trattato di non proliferazione.

Cosa significa uranio arricchito?

Sia come combustibile nucleare che per le implicazioni militari è interessante uno specifico isotopo dell'uranio naturale, ovvero l'isotopo 235. Ora dobbiamo tenere a mente che l'uranio è presente anche nella terra del nostro giardino, ma l'isotopo 235 rappresenta una percentuale minima: è presente naturale soltanto allo 0,7%.

Questa percentuale è troppo debole per essere utilizzata in un reattore nucleare e per le armi nucleari. Deve essere quindi aumentata, ovvero l'uranio deve essere arricchito. Per il primo utilizzo, ovvero come combustibile in un reattore nucleare, è necessario aumentare la percentuale dell'isotopo dallo 0,7% al 5%, mentre negli ordigni bellici bisogna raggiungere una percentuale tra 90-99%, praticamente abbiamo bisogno di uranio 235 quasi puro.

Dal 60% al 90% non manca molto?

Esattamente. Ci vuole molto più lavoro per passare dal 5% al 60% che dal 60% al 90%. Per avere un'idea basta pensare che il materiale nucleare inizia a essere considerato critico, ovvero "strategico", quando è arricchito oltre il 20%.

Per quanto riguarda i rischi in caso di attacco, le basi nucleari di questo tipo di solito si proteggono da scenari simili?

Parlando nello specifico caso dell'Iran, assolutamente credo che si siano preparati a scenari simili, anche perché non è la prima volta che gli israeliani provano a ostacolare il loro programma nucleare, rallentando l'arricchimento di uranio a cui stanno lavorando. È già successo, non con un attacco militare, ma con un virus informatico.

Ultima domanda: se questa mattina i livelli di radiazioni erano nella norma c'è il rischio che possano aumentare? 

No, direi di no. E in ogni caso, i livelli di radiazioni sono monitorati con una capacità così sofisticata che nell'istante in cui si dovesse verificare una una presenza di radiazioni anomala questa verrebbe subito segnalata.

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