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I livelli di uno zucchero nel sangue possono predire il rischio di Alzheimer

Lo ha scoperto un team di neurobiologi svedese collegando i livelli ematici di un tipo di zucchero con l’accumulo di tau, una proteina che svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo della malattia.
A cura di Valeria Aiello
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In un futuro non troppo lontano, un esame del sangue potrebbe predire il rischio di Alzheimer, rappresentando una vera e propria rivoluzione nella diagnosi della forma più comune di demenza. Una nuova conferma della possibilità di rilevare precocemente la malattia sottoponendosi a un semplice prelievo arriva da un team di neurobiologi del Karolinska Institutet di Stoccolma, in Svezia, che ha scoperto in che modo i livelli di una molecola di zucchero nel sangue siano collegati con l’accumulo di tau, una proteina che svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo della demenza grave. In precedenza, diversi team di ricerca hanno intercettato altre sostanze (biomarcatori) su cui basare metodi di screening affidabili ed economici, ma la nuova ricerca sembra aprire la strada a procedure che possono prevedere l’insorgenza dell’Alzheimer con dieci anni di anticipo.

Predire l’Alzheimer dai livelli di una molecola di zucchero nel sangue

Come per molte patologie, anche nel caso dell’Alzheimer la diagnosi precoce è essenziale: la manifestazione dei sintomi significa infatti che la malattia è già in atto. Rilevarla precocemente è dunque molto importante, perché può permettere di limitare l’aggravarsi della neurodegenerazione, che si pensa sia il risultato di un accumulo anormale delle proteine beta-amiloidi e tau nel cervello. Gli studi clinici sui farmaci per l’Alzheimer mostrano inoltre che il trattamento dovrebbe iniziare all’inizio del processo patologico, per invertire la neurodegenerazione prima che sia troppo tardi.

In quest’ottica, i ricercatori del Karolinska Institutet hanno dimostrato che i livelli di una certa struttura glicanica nel sangue, denominata N-acetilglucosamina bisecata, possono essere utilizzati per prevedere il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. In precedenza, il team aveva dimostrato un legame tra la proteina tau e i livelli di glicano nelle persone con malattia di Alzheimer, ma in prima istanza tali analisi erano state effettuate sul liquido cerebrospinale. I glicani, nello specifico, sono molecole di zucchero che si trovano sulla superficie delle proteine e determinano la posizione e la funzione di queste proteine ​​nell’organismo.

Per rendere lo screening più pratico oltre che meno oneroso, gli studiosi hanno quindi sviluppato un metodo per misurare tali livelli nel sangue, osservando che gli individui con livelli corrispondenti di glicani e tau avevano una probabilità doppia di sviluppare l’Alzheimer. “Mostriamo anche che un semplice modello statistico che tiene conto dei livelli di glicano e tau nel sangue, del gene di rischio APOE4 e di un test della memoria, può essere utilizzato per prevedere l'Alzheimer con un'affidabilità dell'80% quasi un decennio prima che sintomi come la memoria la perdita appaiano” ha affermato la professoressa Sophia Schedin Weiss, docente del Dipartimento di Neurobiologia, Scienze della Cura e Società (NVS), Karolinska Institutet e autrice corrispondente dello studio pubblicato sul Journal of the Alzheimer’s Association.

L’analisi dei ricercatori si basata sui dati di 233 partecipanti allo Swedish National Study on Aging and Care in Kungsholmen (SNAC-K), lo studio svedese a lungo termine lanciato nel 2001, prendendo  in esame i campioni ematici raccolti fino al 2004 e monitorando i partecipanti allo studio ogni tre-sei anni per un totale di 17 anni, rispetto a fattori come la perdita di memoria e la presenza di demenza. Il passo successivo sarà l’analisi dei campioni ematici del resto dei partecipanti allo studio SNAC-K e di altre persone coinvolte in altre ricerche sull’invecchiamento in Svezia e fuori.

Stiamo collaborando con i ricercatori delle cure primarie in Svezia per valutare diversi biomarcatori per la demenza nei centri di assistenza sanitaria di base – ha aggiunto Schedin Weiss – . Speriamo che i glicani nel sangue si dimostrino un valido complemento agli attuali metodi di screening delle persone per il morbo di Alzheimer, che consentiranno di rilevare precocemente la malattia”.

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