I fratelli maggiori sono davvero quelli più intelligenti? Uno studio chiarisce il vecchio luogo comune

Chi ha un fratello o una sorella, lo sa: da sempre ci sono luoghi comuni o pregiudizi sul carattere dei figli di una stessa famiglia in base all'ordine di nascita. Basti pensare all'espressione "fare il fratello maggiore", un modo di dire che racconta bene questa visione stereotipata dei ruoli assegnati ai fratelli in base a chi è nato prima e chi dopo.
In realtà, l'argomento è più complesso di quanto si possa pensare: sebbene la psicologia cerchi da più di un secolo una risposta, purtroppo i risultati ottenuti finora non sono così chiari. Tuttavia, i vari studi condotti sull'argomento hanno permesso di individuare qualche dato interessante.
Qual è il legame tra l'ordine di nascita e il carattere
La prima premessa da fare è che, come per molti altri aspetti della personalità, anche quelli che culturalmente associamo al fratello o alla sorella maggiori, quindi responsabilità, calma e attenzione, non sono solo il risultato di una sola variabile, ma di tanti fattori: quanti figli ci sono nella famiglia, lo stato socio-economico, la cultura del paese in cui si cresce, e ovviamente il sesso o l'età della persona. Sulla base di queste valutazioni, i ricercatori sono giunti alla conclusione che è impossibile stabilire un'associazione universale tra l'ordine in cui si nasce e la propria personalità. Tuttavia, questo non significa che essere il primogenito o l'ultimo non possa avere in nessun caso un'influenza sulla personalità dell'individuo.
Ad esempio, alla Bbc Julia Rohrer, ricercatrice dell'Università di Lipsia in Germania, ha spiegato come sia verosimile per una primogenita sviluppare quella che alcuni definiscono la "sindrome della sorella maggiore" non per una questione genetica, ma perché in molte culture il primogenito ha un ruolo di cura verso i fratelli più piccoli. Non solo, nella visione stereotipata che ci portiamo ancora dietro anche in forma inconscia della donna ci si aspetta una maggiore propensione a occuparsi degli altri.
Gli effetti sull'intelligenza
Un vasto studio basato sull'analisi di tre grandi set nazionali di dati per verificare quanto di vero ci sia in queste credenze sui fratelli maggiori e minori non ha trovato in realtà un legame significativo tra l'ordine di nascita e tratti della personalità come estroversione, stabilità emotiva, gradevolezza, coscienziosità o immaginazione. Tuttavia, i risultati hanno confermato un risultato suggerito da precedenti lavori: i primogeniti ottengono punteggi più alti sull'intelligenza oggettivamente misurata attraverso i test di intelligenza verbale e quelli auto-riferiti. Secondo gli autori, questi risultati suggeriscono che "lo sviluppo della personalità è meno determinato dal ruolo all'interno della famiglia di origine di quanto si pensasse in precedenza".
Ma attenzione: questo non significa che i primogeniti ora siano finalmente legittimati a definirsi i più intelligenti. Secondo alcuni ricercatori, le differenze nei risultati dei test di intelligenza sono minime e probabilmente dovute ad altri fattori legati al contesto. Alcuni ricercatori, come Rodica Damian, professoressa di Psicologia dell'Università di Houston, in Texas, la attribuisce, ad esempio, a una maggiore stimolazione intellettuale dei primogeniti rispetto agli altri figli: in sostanza, quando sono piccoli, i primogeniti trascorrono più tempo con gli adulti rispetto ai figli minori e questo li espone a più stimoli verbali che quindi possono giustificare questa differenza nell'intelligenza verbale.
In definitiva, una risposta ancora non c'è, ma la domanda ha senso di esistere: "Anche se non troviamo differenze di personalità sistematiche – ha sintetizzato Damian – ciò non significa che non ci siano processi sociali all'interno di ogni famiglia o all'interno di ogni cultura che possono portare a risultati diversi in base all'ordine di nascita".