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Decine di gatti uccisi dall’influenza aviaria in Polonia, agenzia europea: “Teneteli a casa”

Una misteriosa diffusione del virus dell’influenza aviaria A (H5N1) ha provocato la morte di 25 gatti in Polonia. Il patogeno è presente in tutta Europa e dal 2021 sta uccidendo milioni di uccelli, ma è stato trovato anche in diversi mammiferi. I rischi per l’uomo.
A cura di Andrea Centini
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L'influenza aviaria A (H5N1) sta infettando e uccidendo diversi gatti in Polonia. In base ai dati dell'IHR National Focal Point polacco comunicati all'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), alla data dell'11 luglio 2023 su 47 campioni biologici prelevati da gatti domestici (Felis silvestris catus) e un caracal (Caracal caracal) ben in 29 sono risultati positivi al virus, cioè il 62 percento del totale. Fra i felini contagiati 11 sono morti e 14 sono stati soppressi dai veterinari a causa della gravità dei sintomi sviluppati. Al virus ad elevata patogenicità (HPAI) è dunque sopravvissuta una bassissima percentuale di felini.

Il dato più inquietante di questa insolita diffusione – casi sporadici erano emersi anche in passato – risiede nel fatto che i gatti contagiati vivevano in 13 regioni diverse del Paese, dunque non avevano alcun legame epidemiologico fra di essi. “Questa è la prima segnalazione di un numero elevato di gatti infetti in un'ampia area geografica all'interno di un Paese”, ha scritto l'OMS in un comunicato stampa. Al momento non è nota la fonte delle infezioni, ma poiché dal 2021 l'Europa è stata colpita da una gravissima epidemia di influenza aviaria, con milioni di uccelli mortianche in Italia – tra pollame allevato e animali selvatici, soprattutto marini, non si può escludere una diffusione capillare del virus tra i volatili presenti in Polonia. I felini potrebbero essere stati esposti direttamente o indirettamente agli uccelli infetti (vivi o morti), ai loro escrementi e/o all'ambiente contaminato frequentato dai volatili.

Del resto è ampiamente noto che i gatti rappresentano una vera e propria piaga per i piccoli uccelli (e altri animali); non a caso proprio lo scorso anno l’Accademia Polacca delle Scienze aveva deciso di includere i felini nell'elenco delle “specie aliene invasive”. In precedenza lo aveva già fatto l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), il principale organo internazionale che tutela e monitora lo stato di salute della biodiversità. Basti sapere che, solo in Polonia, i gatti uccidono ogni anno oltre 135 milioni di uccelli (e quasi mezzo miliardo di mammiferi), come specificato nello studio “Cats kill millions of vertebrates in Polish farmland annually” pubblicato sulla rivista scientifica Global Ecology Conservation. Numeri anche peggiori si registrano in altre parti del mondo: negli USA, ad esempio, gli uccelli uccisi annualmente dai gatti ammontano a 3,7 miliardi, mentre in Australia sono 265 milioni. Con una simile esposizione agli uccelli selvatici, non c'è da stupirsi che, in caso di circolazione diffusa del virus dell'influenza aviaria H5N1 tra i volatili, anche i gatti abbiano ampie possibilità di infettarsi.

L'OMS specifica che i gatti infettati in Polonia hanno sviluppato gravi sintomi come difficoltà respiratorie, diarrea con sangue e problemi neurologici, “con rapido deterioramento e morte in alcuni casi”. “In totale – aggiunge l'OMS – 20 gatti presentavano segni neurologici, 19 segni respiratori e 17 segni sia neurologici che respiratori”. Dei 25 gatti contagiati di cui si hanno informazioni dettagliate, due vivevano all'aperto; 18 vivevano in casa ma potevano uscire in cortili e balconi; mentre cinque non avevano accesso all'ambiente esterno. “Si dice che sette gatti abbiano avuto l'opportunità di entrare in contatto con uccelli selvatici”, evidenzia l'OMS. Come specificato, al momento la fonte del contagio non è nota e si stanno conducendo indagini approfondite per determinarla: "Finora non è stata dimostrata la trasmissione da gatto a gatto o da gatto a umano", ha sottolineato l'ESFA. I numeri coinvolti sono comunque significativi e il rischio non riguarda solo la Polonia, dato che il virus dell'aviaria è presente in tutta Europa.

Alla luce di questa situazione, il rischio di infezione da aviaria in Polonia per gli esseri umani è passato da basso a moderato fra i proprietari dei gatti e per chi è esposto professionalmente a questi animali, come medici veterinari e allevatori. Il rischio per la popolazione generale resta invece basso. Dal 2020 l'OMS ha registrato soltanto una dozzina di casi di aviaria H5N1 nell'essere umano, un terzo dei quali gravi. Il contagio era legato all'esposizione a pollame infetto e al momento non è noto il rischio di infezione da un gatto positivo al virus.

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Da quest'anno il ceppo 2.3.4.4b del virus A (H5N1) è diventato dominante in Asia, Europa, Americhe e Africa. Tutti e 19 i campioni virali sequenziati nei gatti positivi appartengono a questo ceppo. L'aviaria, inoltre, non si sta infettando solo tra gli uccelli selvatici e il pollame da allevamento, ma anche in diverse specie di mammiferi come orsi, lontre, visoni, volpi e foche. Centinaia di pinnipedi sono stati uccisi dal virus lungo le coste degli Stati Uniti. Le possibilità che il patogeno salti all'uomo sono basse, ma la continua circolazione nei vari gruppi tassonomici potrebbe innescare l'emergere di mutazioni in grado di favorire lo spillover (il salto di specie dagli animali all'uomo) della zoonosi. Non va assolutamente sottovalutato il rischio di epidemia o addirittura di una nuova pandemia come quella di COVID-19 che stiamo ancora vivendo.

Alla luce della diffusione del virus dell'aviaria, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (ESFA) raccomanda di tenere i gatti dentro casa e i cani al guinzaglio. "Si raccomanda di evitare l'esposizione di cani e gatti domestici e in generale animali domestici carnivori, ad animali morti o malati (mammiferi e uccelli) e di evitare di nutrire cani e gatti domestici con frattaglie e carne cruda di uccelli selvatici o allevati nelle aree dove si trova la mortalità nei gabbiani o in altri animali potenzialmente infetti da virus HPAI. Possibili misure sono tenere i cani al guinzaglio e confinare i gatti in casa in aree dove c'è stata un'ampia circolazione confermata di virus HPAI negli uccelli selvatici", ha spiegato l'ESFA in un documento. Tenendo a casa i gatti non solo riduciamo il rischio di potenziale contagio per i nostri amici a quattro zampe e noi stessi, ma proteggiamo anche la natura, visti i gravissimi danni alla biodiversità arrecati dai piccoli felini.

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