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Cambiamenti climatici

Migliaia di megattere uccise dal caldo record: morte di fame a causa nostra

Un team di ricerca internazionale ha determinato che la popolazione di megattere del Pacifico del Nord è crollata del 20% in pochi anni, passando da circa 33.500 a 26.600 esemplari. Le balene sarebbero morte di fame a causa del caldo record, che ha ridotto drammaticamente la disponibilità di cibo per i cetacei (e non solo)
A cura di Andrea Centini
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Il caldo marino record registrato a livello globale tra il 2014 e il 2016 ha avuto un impatto drammatico sulla popolazione di megattere (Megaptera novaeangliae) dell'Oceano Pacifico settentrionale, facendola crollare del 20 percento in pochi anni. Secondo gli scienziati circa 7.000 esemplari di queste meravigliose balene sono molto probabilmente morti di fame, a causa degli stravolgimenti ambientali innescati dal riscaldamento globale. A questi si devono aggiungere i piccoli non nati per la carenza di cibo, che ha reso le gravidanze insostenibili. I risultati di questo studio sono un monito sull'impatto della crisi climatica in corso, che nel prossimo futuro potrebbe avere effetti catastrofici sulle popolazioni dei cetacei. A rischio vi sono soprattutto le balene franche che ancora non si sono riprese dalla baleneria, come la balena franca nordatlantica (Eubalaena glacialis), della quale ne restano soltanto meno di 400 esemplari.

A determinare che l'ondata di caldo record marino del 2014-2016 ha fatto crollare la popolazione di megattere del Pacifico del Nord è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati australiani della Southern Cross University del Nuovo Galles del Sud, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di molteplici istituti. Tra essi il Marine Mammal Institute dell'Università Statale dell'Oregon; il Dipartimento di Biologia dell'Università della Danimarca meridionale; il Santuario marino nazionale delle balene megattere delle Isole Hawaii e diversi altri. Gli scienziati, coordinati dal professor Ted Cheesemann, docente presso il Centro di ricerca per l'ecologia marina dell'ateneo australiano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente i dati sulle fluttuazioni della popolazione di megattere tra il 2002 e il 2021.

Un salto della madre. Credit: Sapphire Coastal Adventures / Facebook
Un salto della madre. Credit: Sapphire Coastal Adventures / Facebook

Gli studiosi ritengono che le megattere dell'Oceano Pacifico settentrionale furono portate sull'orlo dell'estinzione a causa della baleneria, tanto che la stima per il 1976 era al massimo di 1.600 esemplari rimasti. Da quando la Commissione baleniera internazionale (IWC) approvò il divieto della caccia commerciale a questi cetacei la popolazione cominciò a riprendersi rapidamente (a differenza delle balene franche), tanto che in circa 20 anni, nel 2002, è stata stimata una popolazione di poco meno di 17.000 esemplari, con un margine di errore di più o meno 5.000. Tra il 2002 e il 2013 il tasso medio di crescita annuale della popolazione è stato del 6 percento, che ha portato al positivo conto di 33.488 esemplari (più o meno 4.455) nel 2012. Poi, all'improvviso, dopo un periodo di costante crescita, tra il 2012 e il 2021 si è verificato il sopracitato calo della popolazione del 20 percento, passata da circa 33.500 esemplari a 26.662.

La pinna caudale di una megattera. Credit: Andrea Centini
La pinna caudale di una megattera. Credit: Andrea Centini

Secondo gli autori dello studio sarebbe stato proprio il caldo anomalo verificatosi tra il 2014 e il 2016 – con temperature anomale di 3-6 °C più calde – ad aver ucciso le 7.000 megattere perdute. Il caldo record marino, infatti, ha alterato i cicli del fitoplancton alla base della catena alimentare, riducendone la disponibilità e con esso quello delle prede di cui si nutrono normalmente le megattere, come krill e piccoli pesci. A pagarne le conseguenze anche altri animali come uccelli marini e pinnipedi.

Si ritiene che il crollo nell'abbondanza di cibo non sia stato sostenibile per mantenere la popolazione e tante megattere hanno perso la vita per fame, come evidenziato dalle necroscopie condotte sui corpi di alcune di esse. “L’ondata di caldo marino ha realmente ridotto la produttività dell’oceano in un modo che ha minato in modo critico le popolazioni di megattere”, ha dichiarato al Guardian il professor Cheeseman. Il crollo è risultato particolarmente grave tra le megattere che svernano nelle acque delle Hawaii, dove nel 2021 è stato registrato un crollo di esemplari del 34 percento. “È stato sicuramente un evento di mortalità insolito. Le megattere sono flessibili e disposte a passare dal krill alle aringhe o dalle acciughe agli avannotti di salmone. Ma quando l’intero ecosistema diminuisce in termini di produttività, ciò le danneggia gravemente”, ha affermato lo scienziato. A tutto questo vanno aggiunti anche i tassi di gravidanza molto più bassi, con un calo significativo di femmine avvistate con i piccoli. Nel canale di Au'au tra Maui e Lanai, come spiegato dal Guardian, i tassi di incontro delle coppie madre-figlio sono calati del 77 percento tra il 2013 e il 2018.

I dati raccolti dai biologi saranno preziosissimi per comprendere l'impatto del cambiamento climatico su molteplici specie e in particolar modo sui cetacei. Le megattere, così sensibili, possono fungere da vero e proprio indicatore biologico per l’ecosistema stravolto dalle ondate di calore anomalo. I dettagli della ricerca “Bellwethers of change: population modelling of North Pacific humpback whales from 2002 through 2021 reveals shift from recovery to climate response” sono stati pubblicati su Royal Open Science.

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