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Covid 19

Covid, la nuova variante Nimbus è arrivata in Italia: quali sono gli effetti sui contagi

Gli ultimi report settimanali dell’Istituto superiore di sanità (Iss) riferiscono che la nuova variante del SARS-CoV-2, NB.1.8.1, è presente anche in Italia. Anche se sembra riuscire a evadere la barriera immunitaria con più facilità rispetto alle altre varianti, non ci sono segnali che facciano sospettare una maggiore gravità dei sintomi.
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Dopo le prime settimane in cui si stava diffondendo in diverse aree del mondo, la nuova variante del SARS-CoV-2, la NB.1.8.1, nota anche come variante Nimbus, è arrivata anche in Italia. Il primo report settimanale di monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità (Iss) in cui compare il suo nome è quello del 28 maggio, in cui si parla di due "sequenziamenti attribuibili alla nuova variante, in crescita su scala globale". Nell'ultimo report, quello del 18 giugno, sono saliti a otto, a cui si aggiungono altre tre in corso di conferma.

Come avevamo già spiegato, anche in base a quello che dice l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – che il 28 maggio ha inserito NB.1.8.1 nell'elenco delle "varianti sotto monitoraggio" – Nimbus non sembra causare sindromi più gravi rispetto alle altre varianti, ma avrebbe maggiore capacità di evadere la risposta immunitaria. Per questo motivo anche l'Ema (l'Agenzia europea dei medicinali) ha raccomandato l'aggiornamento dei vaccini alle caratteristiche delle ultime varianti entrate in circolazione. Anche su questo fronte però l'Oms ha rassicurato che "i vaccini COVID-19 attualmente approvati rimangano efficaci per questa variante contro la malattia sintomatica e grave".

Il punto in Italia

L'ultimo report settimanale, quello relativo alla settimana dal 12 al 18 giugno 2025, spiega che i sequenziamenti attribuibili a Nimbus sono attualmente otto, mentre alle tre sono ancora oggetto di conferma. Nel documento viene però anche specificato che il primo campione in Italia è stato collezionato il 10 aprile 2025. "Le valutazioni condotte dagli organismi internazionali – si legge ancora – in relazione ai dati al momento disponibili, non evidenziano un aumento del rischio per la salute pubblica associato a NB.1.8.1 rispetto alle altre varianti co-circolanti".

I dati diffusi dal documento descrivono un quadro piuttosto stabile: l’incidenza dei casi diagnosticati e segnalati nella settimana considerata è infatti pari a 1 caso per 100.000 abitanti, stabile rispetto alla settimana precedente. Uno dei dati più significativi è l'indice di trasmissibilità (Rt), calcolato sui casi con ricovero, che in questa settimana è stato pari a 1,00 (0,73-1,31), in lieve aumento alla settimana precedente (Rt= a 0,74 (0,53-1,00) al 03/06/2025.

I sintomi della nuova variante

Anche se Nimbus presenta delle mutazioni sulla proteina Spike, l'aggancio che il virus usa per infettare le cellulare, l'entità della malattia associata al virus non sembra aver subito grandi cambiamenti. Sebbene infatti – spiega l'Oms – i Paesi del Pacifico Occidentale (la Western Pacific Region (WPR) dove la nuova variante sta circolando, mostrano un aumento dei casi e dei ricoveri legati al SARS-CoV-2, a fine maggio non c'erano "segni di maggiore gravità associati a NB.1.8.1, rispetto alle varianti circolanti in precedenza".

I sintomi sembrano essere quindi abbastanza simili a quelle associati alle precedenti varianti del virus. Tra questi ci sono tosse, febbre, naso che cola, mancanza di respiro, mal di gola, ma anche perdita di gusto e olfatto e sintomi intestinali, come vomito o diarrea. Tuttavia, negli Stati Uniti, dove ormai Nimbus è la seconda variante più diffusa (rappresenta circa il 37% delle infezioni registrate, molti pazienti stanno segnalano un sintomo che potrebbe essere associato a questa nuova variante, un mal di gola molto intenso, che alcuni hanno definito "a lama di rasoio". Secondo gli esperti – spiega il sito ABC – non è chiaro se questo sintomo sia davvero caratteristico della nuova variante, ma sicuramente – ha chiarito Peter Chin-Hong, professore di medicina e specialista in malattie infettive presso l'Università della California, San Francisco – il mal di gola è uno dei sintomi più comuni delle manifestazioni del Covid-19 oggi, tanto che interessa il 70% dei pazienti.

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