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Covid, il coronavirus può restare infettivo per giorni su cibi freschi e imballaggi: i più a rischio

Ricercatori inglesi hanno determinato che il SARS-CoV-2, il virus responsabile della Covid, può resistere per giorni su cibi e imballaggi. Ecco quelli più e meno “sicuri”
A cura di Andrea Centini
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Il coronavirus SARS-CoV-2, il patogeno responsabile della pandemia di COVID-19, può resistere e restare infettivo per giorni sugli alimenti freschi e sugli imballaggi, come quelli delle bevande. Poiché si tratta di prodotti alimentari che spesso non vengono lavati, c'è il rischio che le particelle virali possano essere trasferite dalle mani al viso e innescare il contagio. Tale rischio è considerato molto basso, tuttavia non è zero e la nuova ricerca sottolinea ancora una volta l'importanza del lavaggio delle mani – con acqua e sapone o un gel idroalcolico – per scongiurare l'infezione. La pandemia di COVID-19 non è infatti ancora finita e solo in Italia perdono la vita circa 100 persone ogni settimana, in questa fase dominata dalle sottovarianti di Omicron.

A determinare che le particelle virali infettive del coronavirus SARS-CoV-2 possono resistere per giorni su cibi freschi e imballaggi è stato un team di ricerca britannico dell'Università di Southampton, che è stato ingaggiato per condurre le analisi da parte della Food Standards Agency (FSA), dipartimento non ministeriale del governo del Regno Unito che si occupa della tutela della salute pubblica. I ricercatori si sono concentrati sugli imballaggi delle bevande (cartoni e lattine) e su alimenti freschi – come frutta, formaggi, pane, salumi, dolci e verdure – proprio perché non sempre vengono / possono essere lavati prima dell'uso, potendo così “conservare” le particelle virali, potenzialmente depositate tramite droplet (le goccioline respiratorie) da una persona positiva al patogeno pandemico. I ricercatori hanno analizzato le concentrazioni virali dopo aver “sparso” appositamente il virus sui prodotti, in concentrazioni tali da simulare starnuti e colpi di tosse di persone infette. È doveroso sottolineare che l'ambiente controllato non è praticamente mai equiparabile al mondo reale, dati i molteplici fattori coinvolti, pertanto i risultati vanno presi con le pinze.

Come indicato, i ricercatori hanno scoperto che il coronavirus SARS-CoV-2 può resistere (restando infettivo) sulle superfici degli imballaggi e sui cibi freschi per diversi giorni, fino anche a una settimana. “Per un agente altamente infettivo come il SARS-Cov-2, che può essere trasmesso toccando superfici contaminate e poi il viso, questi risultati sono molto degni di nota”, hanno dichiarato gli autori dell'indagine. “Il pubblico potrebbe essere interessato alla scoperta che il virus può persistere in uno stato infettivo, sugli alimenti e sulle superfici degli imballaggi alimentari, per diversi giorni in determinate condizioni comuni”, hanno aggiunto gli studiosi. Nonostante la persistenza, le particelle virali crollano nell'arco di 24 ore per la maggior parte dei prodotti alimentari, abbattendo il già limitato rischio di contagio.

Ma su quali prodotti persiste di più il patogeno pandemico? I ricercatori hanno scoperto che il virus persiste più a lungo sugli alimenti con superfici irregolari, come ad esempio i cavoli e le more, mentre su quelli dalla superficie liscia – come le pesche e le mele – dura molto meno. Con una particolare eccezione, i peperoni surgelati, sui quali gli scienziati hanno rilevato il virus infettivo anche una settimana dopo l'inoculazione. Sulla superficie dei broccoli il virus sopravvive fino a cinque giorni, a una temperatura ambiente di 23° C e al 31 percento di umidità relativa. Le mele secondo gli esperti potrebbero essere protette a causa del pH acido (3) della buccia, che potrebbe essere in grado di neutralizzare le particelle nel giro di ore o addirittura minuti. La caratteristica superficie dei lamponi, d'altro canto, può proteggere il virus dall'essiccazione.

Anche su alcuni dolci il virus spariva dopo qualche ora, probabilmente grazie ad alcuni composti nelle uova con potere neutralizzante. Tra gli alimenti freschi rimasti infettivi più a lungo c'erano formaggi e salumi. Per quanto concerne gli imballaggi, il virus può resistere una settimana sulla plastica, alcuni giorni sui cartoni e alcune ore sull'alluminio. Alla luce di questi risultati gli scienziati raccomandano a tutti di lavarsi sempre le mani prima di maneggiare i cibi e di lavare quelli con cui è possibile farlo. I dettagli della ricerca “Survival of SARS-CoV-2 on food surfaces: Discussion” sono disponibili sul portale della FSA.

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