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Cos’è il Virus Respiratorio Sinciziale, quali sono i sintomi e perché quest’anno è più problematico

Diversi ospedali stanno affrontando numerosi casi di Virus Respiratorio Sinciziale, un patogeno che colpisce soprattutto i bambini. Cosa sta succedendo.
A cura di Andrea Centini
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Tra i patogeni respiratori comuni e molto contagiosi con cui abbiamo a che fare (soprattutto) durante le stagioni fredde c'è il Virus Respiratorio Sinciziale (hVRS) umano, in grado di scatenare severe epidemie alla stregua dell'influenza. Come specificato dall'Ospedale Bambino Gesù di Roma, questo virus è la principale causa delle polmoniti infantili e della bronchiolite, un'infezione polmonare che in alcuni piccoli è potenzialmente fatale se non curata in tempo e adeguatamente, soprattutto durante primissimi mesi / anni di vita. In base ai dati dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitensi, solo negli USA circa 60mila bambini vengono ricoverati ogni anno a causa del patogeno respiratorio; tra i 100 e i 500 purtroppo perdono la vita. Sebbene nella stragrande maggioranza dei casi dia adito a infezioni lievi, si tratta dunque di un agente patogeno da non sottovalutare assolutamente, soprattutto quest'anno in cui si sta dimostrando molto problematico. Le infezioni sono infatti iniziate anzitempo e diversi ospedali si trovano già in difficoltà, col rischio di un vero e proprio sovraccarico nei prossimi mesi. Particolarmente seria la situazione negli USA, con ospedali pediatrici già in grande difficoltà. Come specificato al Washington Post dalla professoressa Elizabeth Mack, primaria dell'unità di terapia intensiva pediatrica presso l'Università di Medicina della Carolina del Sud, il suo ospedale sta ricevendo continue chiamate dagli Stati vicini per sapere se vi sia la disponibilità di posti letto per i bimbi infettati dall'RSV. “Gli ospedali pediatrici in questo paese stanno ‘affogando' in questo momento”, ha chiosato la dottoressa. Cosa sta succedendo? Perché l'RSV è divenuto così problematico?

La ragione principale dell'amplificata aggressività del Virus Respiratorio Sinciziale umano risiede nella pandemia di COVID-19, o meglio nelle misure “draconiane” per arginare il coronavirus SARS-CoV-2. Il distanziamento sociale, le mascherine, i lockdown e altri gli obblighi introdotti per spezzare la catena dei contagi non hanno solo “bloccato” il virus pandemico, ma anche altri agenti patogeni ai quali venivamo costantemente esposti. L'esposizione continua a questi microorganismi è un preziosissimo allentamento per il sistema immunitario, che è così in grado di mitigare un'infezione qualora uno di questi virus o batteri riuscisse a “sfondare” le nostre difese. In pratica, ha già a disposizione un set di anticorpi per neutralizzare la minaccia. I bambini piccoli al di sotto dei tre anni hanno passato l'intera esistenza in una sorta di “guscio” che non ha permesso al loro sistema immunitario di svilupparsi a dovere. Ora che le restrizioni sono state rimosse e si è tornati praticamente alla normalità, questi bambini vengono esposti tutti d'un colpo a patogeni potenzialmente molto aggressivi come l'RSV, ma sono impotenti poiché privi delle adeguate contromisure. Gli esperti ritengono che sia proprio per questa ragione che stanno aumentando significativamente le infezioni severe e i ricoveri negli ospedali pediatrici nelle ultime settimane.

Ovviamente questo discorso vale anche per altri virus, come quelli influenzali; medici e scienziati sono infatti preoccupati per quella che è stata definita “triplendemia”, la diffusione parallela e problematica di COVID-19, influenza e infezione da Virus Respiratorio Sinciziale Umano. “La pandemia ha reso l'RSV e l'influenza presenti in modi nuovi e in periodi strani dell'anno”, ha dichiarato al Washington Post il professor William Schaffner, dirigente medico presso National Foundation for Infectious Diseases senza scopo di lucro e docente di malattie infettive alla prestigiosa Scuola di Medicina dell'Università di Vanderbilt. “Alcuni di noi sono preoccupati che potremmo avere un triplendemia”, ha chiosato il medico.

Per quanto concerne l'RSV, si tratta di un virus a RNA a singolo filamento dell'ordine Mononegavirales. Come indicato è estremamente contagioso. “Il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) è la causa più comune di bronchiolite (infiammazione delle piccole vie aeree dei polmoni) e di polmonite nei bambini sotto i due anni, ma può infettare bambini di qualsiasi età, anche se è più comune in quelli tra i 2 e gli 8 mesi”, specifica l'Ospedale Bambino Gesù. Poiché le infezioni da RSV non immunizzano, i piccoli possono essere reinfettati, ma come spiegato dal nosocomio pediatrico “in genere le infezioni successive sono più lievi della prima”. Il periodo di incubazione dell'RSV, ovvero la finestra temporale che intercorre tra l'esposizione al patogeno e la manifestazione dei sintomi, è di circa 4 – 6 giorni. I bambini più piccoli sono quelli più esposti al rischio di sviluppare la forma severa, così come i prematuri e i fragili a causa di altre condizioni sottostanti.

L'infezione può sfociare in gravi complicazioni respiratorie – come l'insufficienza respiratoria – e diventare pericolosa per la vita. Tra i sintomi scatenati dal virus vi sono tosse, naso che cola (rinorrea), febbre, apnea respiratoria, respiro sibilante, cianosi (colorito blu) e altri ancora. Può essere molto complicato distinguere quelli di base da un raffreddore, dall'influenza o dalla COVID-19, pertanto la diagnosi effettiva viene effettuata attraverso un tampone in grado di rilevare il tipo di virus coinvolto. Attualmente non esistono vaccini per combattere questo patogeno, ma nei bambini più esposti al rischio di infezione grave è possibile prevedere iniezioni mensili dell'anticorpo monoclonale palivizumab, come specificato dagli autorevoli Manuali MSD per operatori sanitari.

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