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Cosa dobbiamo aspettarci da questa stagione influenzale, Pregliasco: “Tre sintomi per riconoscerla”

La stagione influenzale appena conclusasi in Australia fa presagire un inverno difficile anche in Italia, com rischi soprattutto per i più fragili. A Fanpage.it il virologo Fabrizio Pregliasco spiega perché l’influenza non va sottovalutata.
Intervista a Prof. Fabrizio Pregliasco
Virologo e Direttore sanitario dell’Irccs Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano
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Anche se l'autunno è appena iniziato, tra gli esperti e i professionisti sanitari la preoccupazione per la prossima stagione influenzale è già alta, soprattutto per il possibile impatto che avrà sulla tenuta del Servizio Sanitario Nazionale.

Come ogni anno infatti possiamo fare una stima del tipo di stagione influenzale che ci aspetta guardando a cos'è successo in Australia durante il loro inverno, ovvero nei mesi che nell'emisfero boreale coincidono con l'estate. E quella che si è appena conclusa in Australia è stata tra le stagioni influenzali più difficili e sfidanti degli ultimi anni.

A ciò si aggiunto i dati poco rassicuranti sulla copertura vaccinale in Italia. Secondo i dati del Ministero della Salute solo il 52,5 % degli over 65 si è vaccinato, oltre il 20% in meno rispetto all'obiettivo minimo del 75% indicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.

"In Italia gli over 65 sono 15 milioni: la metà di loro non vaccinata rappresenta di per sé un numero enorme", ha avvertito Mario Guarino, vicepresidente nazionale della Società Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza (Simeu), spiegando che questo dato, unito all'altrettanto allarmante 19% dei vaccinati nella popolazione generale, "segnalano chiaramente che il virus influenzale avrà un’amplissima diffusione".

A Fanpage.it il punto del professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università Statale e Direttore sanitario dell’Irccs Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano.

Cosa dobbiamo aspettarci dalla prossima stagione influenzale? 

Quest'anno ci aspettiamo una stagione abbastanza brutta, almeno in termini quantitativi. Questo è quello che possiamo prevedere in base al quadro che si è verificato in Australia, durante il loro inverno, che si è appena concluso.

Possiamo fare una previsione in termini numerici?

Parliamo sempre di previsioni, ma direi che se avremo una situazione simile a quella appena vista in Australia, possiamo aspettarci valori molto simili all'anno scorso. Quindi 15-16 milioni di casi.

Qual è la causa?

Le responsabili sono queste due nuove varianti, la variante A/H3N2 e la B/Victoria, che essendo immuno-evasive possono diffondersi con maggiore facilità. Ma in circolazione non ci sono soltanto queste due varianti.

A cosa si riferisce?

Oltre al virus influenzale, c'è anche il virus respiratorio sinciziale e ovviamente il Covid-19, che ormai è endemico. Questo significa che continuerà a essere presente tra noi, alternando all'incirca ogni sei mesi fasi di salita a fasi di discesa. A me piace usare la metafora delle onde che crea un sasso in uno stagno: rispetto all'inizio dove l'onda era più alta, adesso siamo nella fase delle ondine, ma quest'alternanza continua ad esserci, anche perché il SARS-CoV-2 segue un andamento suo svincolato dai ritmi stagionali, come fa invece l'influenza.

Le varianti dell'influenza A/H3N2 e B/Victoria sono nuove? 

Certo, l'influenza, proprio come fa anche il virus responsabile del Covid, continua a sviluppare queste piccole variazioni legate alla diffusione del virus. Nei periodi invernali il virus amplifica la sua diffusione e quindi aumenta anche la probabilità che emergano nuove varianti. In Australia questo succede ad agosto, mentre da noi nei prossimi mesi e ai tropici nei periodi delle piogge, ovvero primavera e autunno.

Quando si parla di Covid, spesso nuove varianti significano anche nuovi sintomi. Questo succede anche con l'influenza? 

La vera influenza si riconosce da questa triade di sintomi: inizio brusco della  febbre, almeno un sintomo respiratorio e almeno un sintomo generale, ovvero sistemico. Cambia il virus, ma la vera influenza è questa, salvo nell'anziano dove la febbre può esserci un po' meno.

Quando può essere pericolosa l'influenza?

L'influenza può diventare pericolosa soprattutto per le persone fragili, come gli anziani e chi ha patologie pregresse. Consideriamo che comunque ogni anno causa tra i 5.000 e i 10.000 decessi. La strategia vaccinale esiste proprio per ridurre le sofferenze nei casi gravi e contenere i costi dell’assistenza sanitaria per questi soggetti.

Eppure i numeri delle campagne vaccinali dicono altro.

Il dato più grave riguarda proprio la popolazione già a rischio, ovvero gli anziani. Basti pensare che solo il 5% degli over 65 ha fatto il richiamo del vaccino contro il Covid.

Corriamo il rischio che gli ospedali non reggano il peso delle richieste?

Il rischio c'è: gli ospedali, e soprattutto i pronto soccorso sono già saturi in condizioni normali, quindi basta anche un lieve aumento delle richieste, come può succedere durante una stagione influenzale intensa, per mandare in sofferenza il sistema

Cosa fare in caso di sintomi?

Il principio che deve guidarci, anche se non siamo parte delle categorie a rischio, è di non diffondere il virus così da proteggere i soggetti più fragili.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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