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Come si spiega l’aumento dei casi di autismo: la neuropsichiatra Bravaccio smonta le speculazioni

Il numero di bambini e ragazzi a cui viene diagnosticato l’autismo è in aumento, ma le cause di questo incremento sono diventate oggetto di ipotesi controverse: ne abbiamo parlato con la professoressa Carmela Bravaccio, neuropsichiatra infantile presso l’Università Federico II di Napoli.
Intervista alla prof.ssa Carmela Bravaccio
neuropsichiatra, docente ordinaria in Neuropsichiatria infantile presso l’Università Federico II di Napoli.
A cura di Valeria Aiello
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La neuropsichiatra infantile Carmela Bravaccio dell'Università Federico II di Napoli chiarisce le ragioni dietro l'aumento dei casi di autismo
La neuropsichiatra infantile Carmela Bravaccio dell'Università Federico II di Napoli chiarisce le ragioni dietro l'aumento dei casi di autismo

L’aumento dei casi di autismo tra bambini e ragazzi ha scatenato un ampio dibattito, innescando speculazioni e ipotesi controverse sulle cause di tale incremento: su tutte, la tesi dell’attuale Segretario alla Salute degli Stati Uniti, Robert F. Kennedy Jr., che ha recentemente attribuito la crescita delle diagnosi a una tossina ambientale, annunciando nuovi studi per identificarla.

La comunità scientifica ha però ampiamente respinto queste affermazioni, segnalando come l’aumento non sia legato a un’epidemia indotta da una presunta tossina, ma rifletta fattori ben diversi e, soprattutto, molto meno allarmanti. Ne abbiamo parlato con la professoressa Carmela Bravaccio, neuropsichiatra infantile dell’Università Federico II di Napoli, autrice di decine di lavori su riviste internazionali che hanno approfondito la ricerca clinica e i fattori che possono contribuire allo sviluppo dell’autismo.

Allora professoressa, cosa c’è dietro l’aumento dei casi di autismo? È vero che è causato da una tossina?
No, assolutamente. L’incremento delle diagnosi di autismo non può certamente essere attribuito a una singola tossina come sostiene Kennedy. È invece la prova di un cambiamento sostanziale nel modo in cui oggi si arriva alla diagnosi di autismo, dei passi in avanti che sono stati fatti nell’accesso ai servizi, nella destigmatizzazione dei disturbi dello spettro autistico e, soprattutto, è legato alla maggiore formazione e informazione tra pediatri, psichiatri e neurologi.

Questi elementi, presi insieme, spiegano perché oggi vengano riconosciuti più casi rispetto al passato: l’autismo esisteva anche prima, ma spesso non era ben individuato o veniva diagnosticato come una schizofrenia o un ritardo mentale, mentre oggi si lavora molto con la diagnosi precoce.

Anche in Italia c’è questa tendenza?
Sì, ed è questo il motivo per cui l’Istituto Superiore di Sanità sta facendo un grande lavoro di formazione tra gli operatori, incentivando il lavoro in equipe: ci si sta battendo molto perché nell’autismo e in altre patologie ci sia una rete integrata e interdisciplinare che faciliti l’individuazione precoce delle persone con disturbi dello spettro autistico e che garantisca la continuità della presa in carico, con particolare attenzione alla fase di transizione dall’età evolutiva all’età adulta.

Quali sono i sintomi che possono far sospettare l’autismo?
Tra i primi sintomi che si riscontrano, soprattutto nei primi anni di vita, è comune che i bambini non rispondano a stimoli come i sorrisi. Un bambino autistico può sembrare poco connesso alla realtà, spesso senza manifestare emotività oppure manifestandola con grande difficoltà, non riuscendo a comunicare attraverso le espressioni del volto e il contatto fisico e visivo.

Gli aspetti, legati alla difficoltà nei sentimenti e nell’aggancio visivo, si riscontrano anche nei giovani adulti, anche se accade sempre meno spesso di ritrovare ragazzi isolati, che non comunicano oppure hanno una socializzazione superficiale: questo perché gli interventi che fanno seguito alla diagnosi precoce sono finalizzati a migliorare la qualità di vita e fare in modo che questi ragazzi, soprattutto nei casi più lievi, siano inseriti in un contesto sociale e, soprattutto, nel mondo del lavoro.

Ci sono ovviamente anche casi più gravi, in cui ad esempio non c’è stato un buon intervento riabilitativo, nei quali si possono riscontrare sintomi più simili alla schizofrenia o alla psicosi: in queste situazioni, i ragazzi possono presentare più stereotipie, parlare da soli o avere difficoltà a stare in contesti di gruppo, a sentire suoni troppo forti e così via.

Come avviene la diagnosi precoce?
Ci sono alcuni segnali su cui i pediatri sono molto attenti, come il contatto visivo, i primi contatti sociali, il primo sorriso, oppure alcuni disturbi che possono sembrare non attribuibili al disturbo autistico, come ad esempio i disturbi del sonno e le difficoltà nell’alimentazione. Nelle valutazioni cliniche, questi ed altri elementi del profilo comportamentale del bambino sono tutti campanelli di allarme che possono portare alla formulazione di una diagnosi di autismo.

Quali sono le cause dell’autismo?
Le cause dell’autismo non sono ancora completamente comprese, ma è probabile che sia una condizione multifattoriale, con una forte componente genetica e la possibile influenza di fattori neurobiologici e ambientali: attualmente sono in corso molti studi anche sull’asse cervello-intestino, che suggeriscono un ruolo del microbioma.

Si guarisce dall’autismo?
Dall’autismo non si guarisce perché, più che una patologia, l’autismo è un modo di essere che porta a interagire in modo diverso con il mondo esterno.

C’è però un adattamento alla quotidianità attraverso gli interventi di tipo comportamentale che, soprattutto nei bambini più piccoli, sono di supporto anche alla famiglia, consentendo di imparare a vivere con i ragazzi che hanno queste modalità di comportamento. Si interviene anche sulla scuola, così come nel tempo libero e nel mondo dello sport, per fare in modo che questi ragazzi abbiano una vita più uguale a quella dei loro coetanei.

Come Università Federico II, insieme alle altre Università della Campania, l’Accademia delle Belle Arti e al Conservatorio di Napoli, abbiamo lanciato il progetto Appbenessere sostenuto dal Ministero dell’Università e della Ricerca, in cui rientrano i laboratori e gli eventi StaiChill, pensati per promuovere il benessere e l’inclusione, anche tra i ragazzi con autismo.

Tra questi, ci sono i Silent Music, delle serate di musica e comunicazione in cui abbiamo coinvolto il Dj Daniel Seven, un ragazzo a cui, all’età di sette anni, è stata diagnosticata una forma di autismo e che oggi, attraverso la musica, è diventato una celebrità nel mondo della dance, con concerti in Inghilterra, Germania, Giappone e Stati Uniti e collaborazioni con vocalist e producer internazionali.

Questo per dirle che interventi di tipo comportamentale possono migliorare in modo significativo la vita dei ragazzi con autismo, favorendo lo sviluppo di competenze, promuovendo le interazioni sociali e sostenendo la loro integrazione nella società. In questo cammino, la collaborazione tra famiglia e specialisti ha un ruolo fondamentale nel facilitare il percorso di crescita e il benessere quotidiano di questi ragazzi.

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