Come sarà la stagione influenzale per i bambini, il pediatra: “Con questi segnali contattate il medico”

Con il primo freddo sono tornati anche i pacchetti di fazzoletti, le caramelle per la gola e per i più sfortunati febbre e malessere. E non solo per noi adulti. I malanni di stagione, non solo l'influenza vera e propria ma anche le tante altre forme virali che stanno circolando in questi mesi, infatti non colpiscono solo gli adulti e gli anziani, ma anche i più piccoli.
Non a caso, complice anche la riapertura delle scuole e degli asili, il numero dei bambini con raffreddore, tosse e sintomi simili inizia già ad aumentare ovunque. In realtà, anche se a questi sintomi il primo pensiero che può venire in mente a un genitore è l'influenza, non è detto che sia sempre questa la causa. A Fanpage.it il dottore Paolo Del Barba, pediatra presso l'Unità Operativa di Pediatria all'IRCCS Ospedale San Raffaele, ha fatto il punto sulla situazione attuale e su cosa aspettarsi dalla stagione influenzale in arrivo, soprattutto per i più piccoli.
La stagione influenzale è già iniziata?
In questi primi giorni di ottobre abbiamo registrato un’elevata circolazione di diverse forme virali, per lo più virus parainfluenzali, rinovirus e adenovirus, che sono tipici dei mesi autunnali. Questi ultimi causano sintomi tipici da raffreddamento, mal di gola, talvolta febbre, tosse o sintomi gastrointestinali, ma non si tratta del vero e proprio virus dell’influenza, che invece raggiungerà il picco di incidenza nei mesi invernali.
Quindi l’influenza vera e propria non è ancora arrivata?
Qui nel reparto di Pediatria del San Raffaele abbiamo avuto il primo caso di influenza in un bambino piccolo tre giorni fa. Al momento si stanno affacciando i primi casi di influenza, ma ci aspettiamo un aumento di incidenza nei prossimi mesi, soprattutto tra dicembre e gennaio.
Come si prospetta la stagione influenzale di quest’anno?
Secondo i dati provenienti dall’Australia, potrebbe essere una stagione intensa, perché il virus influenzale che circolerà si preannuncia abbastanza aggressivo, soprattutto per quanto riguarda la sua contagiosità. Però il condizionale è d'obbligo perché non abbiamo tutti i dati per prevedere esattamente come andrà, possiamo limitarci al massimo fare delle ipotesi.
Quali sono le differenze tra i virus parainfluenzali e il virus influenzale per quanto riguarda i sintomi?
Dal punto di vista clinico, quindi dei sintomi, l’influenza si presenta generalmente con una sintomatologia più intensa, soprattutto per quanto riguarda la febbre: quella associata all'influenza è di solito più alta e dura più a lungo, anche fino a 5-7 giorni. Oltre alla febbre alta, l'influenza può manifestarsi anche con sintomi come raffreddore, mal di gola, tosse, dolori muscolari, inappetenza, malessere generale e stanchezza.
Invece i virus parainfluenzali tendono a causare sintomi mediamente meno intensi. Questo non significa che siano sempre infezioni banali, soprattutto nei bambini molto piccoli, perché possono talvolta dare luogo a quadri che meritano l’attenzione del pediatra.
I virus parainfluenzali sono comunque contagiosi?
Sì, certo. Infatti la ripresa della circolazione in queste settimane è anche conseguente alla riapertura delle scuole e degli asili avvenuta a settembre: chiaramente i virus circolano di più ed è per questo che in questi giorni ci sono tanti bambini con sintomi come raffreddore, tosse, qualche linea di febbre.
Spesso si parla anche del virus respiratorio sinciziale, può spiegarci meglio cos'è?
Il virus respiratorio sinciziale (VRS) è uno dei virus respiratori più diffusi nella popolazione. Nei bambini piccoli per molti anni è stato la causa principale di bronchiolite. Dall'anno scorso, fortunatamente, è stata introdotta l'immunizzazione attraverso un anticorpo monoclonale (Nirsevimab), che viene somministrato a tutti i neonati e lattanti nel primo anno di vita per proteggerli dalle forme gravi di bronchiolite. In precedenza le infezioni da VRS nei bambini più piccoli spesso portavano a sintomi respiratori severi, che richiedevano anche il ricovero ospedaliero.
Certo, il virus continua a circolare nella popolazione non immunizzata, quindi nei bambini più grandi e negli adulti, ma in queste categorie di pazienti solitamente causa sintomi più lievi e e difficilmente innesca quei sintomi respiratori importanti che si osservavano nei bambini piccoli.
Per quanto riguarda il vaccino antinfluenzale nei bambini, qual è la situazione in Italia? È obbligatorio?
No, non è obbligatorio, ma è fortemente raccomandato per i bambini dai sei mesi fino ai sei anni, perché in questa fascia d'età l’influenza può più facilmente manifestarsi con forme complicate ed è associata a un maggior rischio di ospedalizzazione. Per questo vaccinarli è importante, perché questa fascia d'età, proprio come gli anziani, va protetta da questi possibili rischi. E dato che il vaccino è estremamente sicuro, se abbiamo la possibilità di proteggerli, perché non farlo?
Quali sono le possibili complicanze?
Nei bambini tra i sei mesi e sei anni l'influenza può a volte causare quadri complicati, come polmoniti, miocarditi, miositi o encefaliti. Certo, non sono quadri estremamente frequenti, ma possono comunque verificarsi, quindi è sempre meglio prevenirli. Inoltre, anche in assenza di complicanze di questo tipo, una febbre molto alta in un bambino piccolo può essere comunque impegnativa da gestire, soprattutto se dura più giorni, perché può causare malessere, difficoltà nell'alimentazione o nell'idratazione.
E per i bambini più grandi?
Anche per loro la vaccinazione può essere una scelta valida, soprattutto se soffrono di patologie come asma, diabete o cardiopatie. Quindi in generale, ma soprattutto se ci sono condizioni pregresse come queste, è sempre bene consultare il proprio pediatra per valutare l’opportunità di vaccinare il bambino.
Quali sono i consigli per i genitori quando un bambino manifesta sintomi influenzali o da virus parainfluenzali?
Quando il bambino inizia a non sentirsi bene o avere i primi sintomi, come raffreddore o tosse, la prima cosa da fare è tenerlo a casa ed evitare la scuola o l’asilo. Sia per il suo bene, per garantirgli il riposo, sia per evitare la diffusione del virus. In linea di massima i sintomi possono essere gestiti a casa con antipiretici come paracetamolo o ibuprofene se la febbre supera i 38 gradi e risulta fastidiosa per il bambino, lavaggi nasali per rimuovere le secrezioni catarrali e migliorare la respirazione.
Soprattutto è fondamentale tenere il bambino ben idratato e se non ha appetito fargli assumere delle soluzioni reidratanti orali che contengono zuccheri e sali minerali al fine di evitare disidratazione e acetone.
Quando è importante contattare il pediatra?
È fondamentale contattare il pediatra se la febbre è molto alta, non risponde agli anti-piretici e persiste per più giorni, oppure se il bambino presenta segni di disidratazione, ad esempio se ha le mucose asciutte o fa poca pipì, o se compaiono difficoltà respiratoria o malessere generale importante. Se invece il bambino risponde bene agli antipiretici, è attivo, gioca quando la febbre scende, è ben idratato e mangia adeguatamente, i sintomi si possono a gestire a casa, fermo restando che al primo dubbio è importante contattare il proprio pediatra.