Come allenare la mente a ogni età: i consigli dell’esperto per contrastare il declino cognitivo

Complice il progressivo invecchiamento di buona parte della popolazione del mondo, sempre più persone si trovano in età avanzata, ma non solo, a fare i conti co le conseguenze del declino cognitivo. Soltanto in Italia la demenza colpisce circa 1,5 milioni di persone e secondo gli esperti questo numero è destinato a salire nei prossimi anni a livello mondiale. Si prevede che entro il 2050 nel mondo ci saranno oltre 150 milioni di casi di demenza, circa tre volte quelli attuali.
A fronte di questo crescente impatto dei problemi legati al declino cognitivo, come problemi di memoria, difficoltà di concentrazione e nei casi più seri problemi del linguaggio, diversi studi hanno cercato di individuare i possibili fattori responsabili, così da prevenirne la comparsa o almeno ritardarla sempre più avanti nella vita. In questo articolo scientifico su The Conversation Benjamin Boller, ricercatore in neuroscienze cognitive e neuropsicologia dei processi di invecchiamento all'Università del Québec a Trois-Rivières, ha spiegato quali sono i fattori noti da cui può dipendere almeno in parte la capacità del nostro cervello di proteggerci dagli effetti del tempo.
Cos'è la riserva cognitiva
Le ricerche condotte finora sulle cause del declino cognitivo hanno portato all'elaborazione di un concetto oggi centrale nel campo delle neuroscienze, quello della "riserva cognitiva", ovvero "la capacità del cervello – spiega Boller – di resistere agli effetti dell'invecchiamento o delle malattie neurodegenerative senza subire un significativo declino funzionale". Secondo gli studiosi di neuroscienze, questa riserva può essere preservata nel tempo attraverso una serie di buone abitudini.
Gli studiosi di neuroscienze non considerano infatti la riserva cognitiva come un qualcosa di immutabile, ma come una qualità del nostro cervello dinamica e fortemente soggetta agli stimoli esterni, nel bene e nel male. Ad esempio, solo un anno fa un importante lavoro condotto dalla terza Commissione dell'autorevole ricerca scientifica Lancet sulla prevenzione, l'intervento e la cura della demenza, ha stilato una lista di 14 fattori modificabili associati alla demenza, tra cui la depressione, l'isolamento sociale, il fumo e il basso livello di istruzione.
La ricerca sulla terza età
Allo stesso modo, però, questo ha portato gli studiosi a ipotizzare che la riserva cognitiva potesse essere costruita e migliorata nel tempo, a qualsiasi età. È vero che un basso livello d'istruzione è ancora considerato uno dei principali fattori di rischio, ma a lungo si è pensato che la riserva cognitiva si formasse principalmente nell'infanzia e nell'adolescenza, anche in base agli anni dedicati all'istruzione. Oggi invece la ricerca suggerisce che alcune abitudini possono continuare a rafforzare e a migliorare la riserva cognitiva anche da adulti e perfino da anziani.
Quali sono le attività consigliate
Si tratta di abitudini o attività piuttosto semplici che però favoriscono l'apprendimento continuo e le relazioni sociali. Tra gli esempi specifici citati dall'esperto ci sono, ad esempio, suonare uno strumento musicale, fare giochi da tavolo complessi come gli scacchi, o partecipare ad attività di volontariato che richiedono capacità di pianificazione e risoluzione dei problemi.
Altri studi hanno evidenziato come esercizi per sviluppare la memoria possono favorire la riserva cognitiva, intesa come la capacità del cervello di attivare reti neurali alternative per compensare i danni prodotti dall'invecchiamento in altre regioni cerebrali. Diversi studi condotti per comprendere questo meccanismo hanno rivelato, ad esempio, i benefici di apprendere una nuova lingua in età avanzata. Uno studio del Canadian Consortium on Aging and Neurodegeneration, ad esempio, sta studiando gli effetti comportamentali e neurofisiologici delle attività ricreative cognitivamente stimolanti negli anziani, come ad esempio imparare a suonare uno strumento, giocare ai videogiochi e perfino imparare una seconda lingua.