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Caccia con arco e frecce approvata in Liguria: salvato cinghiale con un dardo piantato in fronte

Dal 27 luglio il Consiglio Regionale della Liguria ha approvato un emendamento che permette di dare la caccia con arco e frecce a cinghiali, cervi e mufloni. Una delle prime vittime di questa legge, considerata barbara e crudele dagli animalisti, è stato un cinghiale trovato in un bosco di Imperia con una freccia conficcata nella fronte. L’animale è stato curato e liberato.
A cura di Andrea Centini
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Un giovane cinghiale è stato trovato sofferente con una freccia piantata nella fronte in Liguria. L'ungulato, dopo essere stato colpito, è fuggito in preda al dolore ed è stato individuato mentre vagava in un bosco in provincia di Imperia da alcuni escursionisti; è stato segnalato all’associazione di protezione ambientale Accademia Koronos e grazie all'intervento di una volontaria è stato curato, liberato dal dardo e rimesso in libertà. Trafiggere in testa un animale selvatico con una freccia potrebbe apparire un gesto spietato e crudele, frutto di un malsano divertimento di qualcuno che sta compiendo un reato odioso. Eppure, ad agosto del 2023, in Liguria non lo è, grazie (si fa per dire) a una nuova legge ad hoc approvata nottetempo.

Poco prima della mezzanotte del 28 luglio, infatti, il Consiglio Regionale ligure ha approvato un emendamento della Lega – presentato da Alessio Piana – che permette di uccidere gli animali selvatici con arco e frecce. Cinghiali, cervi e mufloni, possono essere tutti uccisi con questi strumenti barbari e anacronistici, in grado di indurre sofferenze ben superiori a quelle delle schioppettate (e anch'esse, in diversi casi, possono determinare agonie atroci). In Italia la caccia con arco e frecce è legalmente consentita dalla legge quadro nazionale n° 157 del 1992, ma sta alle singole Regioni recepire e applicare la norma. Ebbene, oltre 20 anni dopo questa straordinaria intuizione medievale, si è giunti all'approvazione in Liguria su proposta leghista.

Il consigliere Piana, cacciatore, è stato fortemente criticato dagli animalisti e da alcuni avversarsi politici e si è giustificato proprio citando la legge nazionale. “Con l'emendamento approvato in aula – scrive Piana su Facebook – anche con il voto di alcuni consiglieri di minoranza, si va semplicemente a esplicitare quanto già contenuto nella norma esistente, dal 1992 a livello nazionale e dal 1994 a livello ligure, e che riguarda un piccolissimo gruppo di persone qualificate per questo tipo di attività di controllo selettivo senza deregulation e senza alcun tipo di secondo fine”. Anche il governatore della Liguria Giovanni Toti è stato preso di mira; a sua volta si è giustificato dicendo che la proposta di legge non era della sua giunta ma un’iniziativa personale di Alessio Piana, come riportato in un post di Osservatorio Savonese Animalista, che ha raccontato la storia dello sfortunato cinghiale ferito. Fatto sta che oggi, in Liguria, è possibile uccidere gli animali selvatici con arco e frecce con tutte le sofferenze che ne conseguono.

Al di là del politichese, dello scaricabarile e delle scelte sbagliate fatte in passato, appare semplicemente agghiacciante che venga permesso ad alcuni – anche ai più bravi tiratori del mondo, che non lo sono viste le sorti del giovane cinghiale – di uccidere animali con metodi così atroci, che non fanno altro che aumentare il dolore e prolungare l'agonia. Il caso dell'ungulato "è la dolorosa dimostrazione che questo strumento quasi mai uccide subito gli animali ma li condanna ad un inaccettabile martirio", scrive l'associazione animalista di Savona. È paradossale che un simile emendamento sia stato approvato proprio mentre l'Islanda decide di sospendere la barbara caccia alle balene perché non si può garantire il benessere dei cetacei colpiti (e i balenieri sparano con arpioni armati di testate esplosive, non con semplici lance come avveniva in passato).

A sottolineare le ragioni per cui permettere l'uccisione di animali selvatici con arco e frecce è ingiustificabile nel 2023 è il testo delle e-mail inviate a pioggia nelle caselle della Regione Liguria, dopo l'approvazione del controverso emendamento. Lo riportiamo qui di seguito:

"Non esiste un concetto universale di ciò che è etico e ciò che non lo è, dipendendo questa valutazione da tempi, luoghi, culture e persone diverse. Certamente l'uomo preistorico avrebbe trovato bizzarre e incomprensibili queste discussioni. Non siamo più però nella preistoria e almeno qualche base etica comune dovrebbe sussistere, la prima essendo che non si dovrebbe infliggere a nessuno sofferenza non necessaria. La delibera approvata non rispetta questa base: i cacciatori con l'arco non sono tutti campioni olimpici (e del resto anche i tiratori olimpici non fanno sempre centro perfetto, altrimenti non esisterebbero le competizioni) ed è fin troppo facile ipotizzare situazioni con animali trafitti da una freccia che vagano e agonizzano anche per giorni. C'è un motivo, ed è la maggiore efficacia e precisione, per cui i moderni fucili hanno sostituito gli archibugi, gli archibugi hanno sostituito le spade e le frecce, e le spade e le frecce hanno sostituito le clave. Fino a che punto di barbarie vogliamo tornare indietro nel tempo?”. C'è veramente poco da aggiungere. Senza disquisire sulla necessità e sugli obiettivi della caccia, sui quali ci sarebbe molto da discutere, era davvero necessario aggiungere sofferenza a sofferenza con strumenti di morte ampiamente superati?"

La speranza delle associazioni animaliste e di molti privati cittadini è che qualcuno (il governatore Toti, in particolare), faccia un passo indietro e blocchi questo emendamento, considerato un “esercizio di pura crudeltà”, come avevano commentato GAIA Animali & Ambiente e Animalisti Genovesi. Nel frattempo la petizione su Change.org contro l'approvazione della legge ligure ha raggiunto le 80.000 firme, con l'obiettivo fissato a quota 150.000.

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