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Baseodiscus the Eldest, il verme nastro più vecchio del mondo: la scoperta che sorprende gli scienziati

Baseodiscus the Eldest è il verme nastro più vecchio mai documentato: circa 30 anni di vita, contro un record di laboratorio di soli 3 anni.
A cura di Valeria Aiello
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Il verme a nastro (Baseodiscus punnetti) più vecchio del mondo, soprannominato Baseodiscus the Eldest / Foto: Stephen Salpukas
Il verme a nastro (Baseodiscus punnetti) più vecchio del mondo, soprannominato Baseodiscus the Eldest / Foto: Stephen Salpukas

Un verme che vive da quasi trent’anni sul fondo fangoso di una vasca di laboratorio sta cambiando ciò che i biologi sapevano — o credevano di sapere — sulla longevità degli invertebrati marini. Si chiama Baseodiscus the Eldest, o semplicemente B, ed è oggi riconosciuto come il verme nastro più vecchio mai documentato.

La scoperta arriva dal William & Mary College, in Virginia, una delle università più antiche degli Stati Uniti, ed è stata descritta in un articolo scientifico pubblicato sul Journal of Experimental Zoology. A firmarlo sono il professor Jonathan Allen, docente di biologia al William & Mary College di Williamsburg, la sua ex studentessa Chloe Goodsell e un team di ricercatori che include specialisti dell’Oregon Institute of Marine Biology.

L’età di Baseodiscus the Eldestcirca 30 anni — non era mai stata considerata come parte di un esperimento scientifico. Per oltre due decenni, il verme ha vissuto una vita quasi invisibile, nutrendosi di piccoli invertebrati e trascorrendo le sue giornate nella melma della sua vasca, mentre seguiva il professor Allen in una lunga serie di traslochi accademici lungo la costa orientale degli Stati Uniti.

Il professor Jonathan Allen mostra Baseodiscus the Eldest agli studenti del William & Mary College / Foto: Stephen Salpukas
Il professor Jonathan Allen mostra Baseodiscus the Eldest agli studenti del William & Mary College / Foto: Stephen Salpukas

Solo nel 2024, dopo un’analisi genetica mirata, Allen ha compreso di trovarsi di fronte a un’anomalia biologica. I risultati hanno identificato con certezza l’animale come Baseodiscus punnetti, una specie di verme nastro appartenente al phylum Nemertea, per la quale non esistevano finora dati affidabili sulla durata della vita.

La sorpresa emerge dal confronto con ciò che si sapeva fino ad oggi: sebbene i biologi ipotizzassero che i vermi nastro potessero vivere a lungo, il precedente record di laboratorio non superava i 3 anni. Baseodiscus the Eldest, invece, supera quel limite di oltre un ordine di grandezza, con un’età stimata di circa 30 anni, anche se la sua data esatta di nascita resta sconosciuta.

I vermi nastro sono un phylum incredibilmente diversificato e diffuso, eppure si sa pochissimo della loro longevità naturale” spiega il professor Allen. “Questa scoperta colma una vera lacuna conoscitiva”.

Una studente del William & Mary College osserva da vicino Baseodiscus the Eldest durante un laboratorio di biologia / Foto: Stephen Salpukas
Una studente del William & Mary College osserva da vicino Baseodiscus the Eldest durante un laboratorio di biologia / Foto: Stephen Salpukas

La storia di B non è solo quella di un record biologico, ma anche un raro esempio di scoperta scientifica nata dall’osservazione di lungo periodo. Raccolto già adulto alla fine degli anni Novanta e ospitato in un laboratorio dell’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill, il verme rischiò di essere perso nel 2005, quando una ristrutturazione universitaria lasciò senza casa la vasca di invertebrati che lo conteneva. Allen, allora dottorando, decise di “adottarla”. Da lì, seguì un viaggio di 15 ore verso il Maine, poi un nuovo laboratorio, un nuovo incarico accademico, fino all’arrivo definitivo al William & Mary College, nel 2009, dove B vive ancora oggi.

Da allora, B resta indisturbato, salvo una volta all’anno, quando viene mostrato agli studenti come esempio vivente di una biologia ancora in gran parte inesplorata.

Secondo i ricercatori, disporre di un individuo con un’età stimata così avanzata ha un valore che va ben oltre la curiosità scientifica: può aiutare a comprendere il ruolo ecologico dei nemertini, un gruppo di predatori marini diffusi in tutti gli oceani, e ad aprire nuove prospettive sullo studio dell’invecchiamento biologico.

Baseodiscus the Eldest e il record di longevità dei vermi nastro

Fino a oggi, la longevità dei vermi nastro era uno dei principali punti ciechi della biologia marina. Pur essendo noti per dimensioni straordinarie — un esemplare rinvenuto in Scozia nel 1864 raggiungeva i 55 metri di lunghezza — questi animali non avevano mai fornito dati affidabili sulla durata della loro vita.

Baseodiscus the Eldest / Foto: Stephen Salpukas
Baseodiscus the Eldest / Foto: Stephen Salpukas

Lo studio pubblicato sul Journal of Experimental Zoology stabilisce per la prima volta un riferimento biologico solido. L’identificazione genetica di Baseodiscus punnetti e la ricostruzione della sua storia in laboratorio consentono di fissare una soglia minima di longevità mai documentata prima per l’intero gruppo.

La svolta è arrivata grazie a Chloe Goodsell, ex studentessa di Allen e oggi dottoranda all’Università della California a Irvine, che ha suggerito di indagare scientificamente l’età del verme. Durante un programma di ricerca supportato dalla National Science Foundation, Goodsell ha prelevato con cautela un minuscolo campione di tessuto, inviandolo alla genetista Svetlana Maslakova, una delle massime esperte mondiali di nemertei.

Capire come gli animali sviluppino una lunga durata della vita ha implicazioni per la ricerca sulla salute umana” osserva Goodsell. “La nostra scoperta contribuisce alla conoscenza dei meccanismi che permettono di evitare la senescenza”.

Perché la scoperta dell’età di Baseodiscus the Eldest è importante

L’esistenza di un esemplare vivo di Baseodiscus punnetti con un’età stimabile di circa 30 anni rappresenta una risorsa scientifica unica: consente di esaminare correlazioni tra età, fisiologia e biologia cellulare in un gruppo animale finora poco studiato, con potenziali ricadute che vanno dalla biologia marina allo studio dell’invecchiamento.

In un’epoca in cui la scienza guarda sempre più agli invertebrati per comprendere i meccanismi fondamentali della longevità, Baseodiscus the Eldest diventa un riferimento inatteso ma prezioso: silenzioso, longevo e soprattutto sorprendentemente istruttivo.

La documentazione di una durata di vita decennale cambia la nostra comprensione di un intero gruppo di predatori marini” conclude Allen. “E ridefinisce il modo in cui consideriamo il loro ruolo negli ecosistemi oceanici”.

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