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Cambiamenti climatici

Antichi patogeni congelati nei ghiacciai, la minaccia è reale: “Lo scioglimento può liberarli”

Con i cambiamenti climatici che mettono a rischio ghiacciai, calotte polari e permafrost, aumentano le probabilità che dal ghiaccio riemergano microrganismi in grado di devastare gli ecosistemi moderni.
A cura di Valeria Aiello
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L’idea che antichi agenti patogeni sepolti nei ghiacciai possano liberarsi, di solito con conseguenze catastrofiche per gli esseri umani, è stata finora una fruttuosa fonte di ispirazione per generazioni di romanzieri e sceneggiatori di fantascienza. Eppure, il potenziale che dal ghiaccio possano emergere microrganismi in grado di devastare gli ecosistemi moderni è ormai piuttosto reale.

I tassi di scioglimento dei ghiacciai senza precedenti, dovuti a un pianeta reso sempre più caldo dal cambiamento climatico, stanno infatti offrendo a microrganismi che un tempo erano comuni sulla Terra e che, per millenni, sono rimasti congelati nei ghiacciai, nelle calotte polari e nel permafrost, opportunità concrete di riemergere, portando alla ribalta interrogativi sul loro potenziale. Un team di ricerca, guidato dal ricercatore italiano Giovanni Strona, supervisore del programma di dottorato dell’Università di Helsinki, in Finlandia, ha verificato questa possibilità, scoprendo che antichi organismi sepolti nei ghiacciai possono in effetti sopravvivere e, in alcuni casi, causare cambiamenti ecologici non trascurabili.

Nel caso peggiore – spiega il team – l’invasione riuscita di un singolo antico patogeno riduce del 30% la dimensione delle comunità biologiche colpite”.

Antichi agenti patogeni sepolti nei ghiacciai

Qual è il rischio di ricomparsa di agenti patogeni scomparsi? Il clima terrestre si sta riscaldando a un ritmo eccezionale, fino a quattro volte più velocemente nelle regioni più fredde, come l’Artico. Le stime suggeriscono che possiamo aspettarci che quattro sestilioni (4.000 miliardi di miliardi) di microrganismi vengano rilasciati dallo scioglimento dei ghiacci ogni anno, più o meno lo stesso numero stimato di stelle nell’universo.

Nonostante l’elevato numero di microrganismi rilasciati dallo scioglimento dei ghiacci, che include agenti patogeni che possono potenzialmente infettare le specie moderne, finora nessuno era stato in grado di stimare il rischio che ciò rappresenta per gli ecosistemi moderni. Nel loro nuovo studio, pubblicato sulla rivista PLOS Computational Biology, i ricercatori hanno calcolato i rischi ecologici posti dal rilascio di antichi virus, mostrando che l’1% dei rilasci simulati di un solo agente patogeno dormiente potrebbe causare gravi danni ambientali e la diffusa perdita di specie ospiti in tutto il mondo.

Per simulare il rilascio di un antico agente patogeno nelle moderne comunità biologiche, i ricercatori hanno utilizzato un software chiamato Avidia, misurando gli impatti dell’invasione di questo patogeno in migliaia di simulazioni, confrontate con situazioni in cui non si è invece verificata alcuna invasione. “Abbiamo scoperto che gli agenti patogeni invasori potrebbero spesso sopravvivere, evolversi e, in alcuni casi, diventare eccezionalmente persistenti e dominanti nella comunità invasa, causando perdite sostanziali o guadagni nella ricchezza totale delle specie a vita libera” precisano i ricercatori nello studio. “Circa il 3% delle volte, l’agente patogeno è diventato dominante nel nuovo ambiente, nel qual caso era molto probabile che causasse perdite alla moderna biodiversità”.

In termini percentuali, il rischio derivante da una situazioni di questo tipo potrebbe sembrare esiguo, ma occorre tenere presente che si tratta della minaccia rappresentata da un singolo particolare agente patogeno in un ambiente simulato. Quanto accade invece nel mondo reale, con l’enorme numero di microbi antichi che viene rilasciato ogni anno, il pericolo che si inneschi un focolaio è sostanziale.

I nostri risultati – concludono gli studiosi – suggeriscono quindi che le minacce imprevedibili, finora limitate alla fantascienza e alle congetture, potrebbero essere potenti motori del cambiamento ecologico”.

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