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Alzheimer, l’inizio e la fine delle mestruazioni possono influenzare il rischio di ammalarsi

Un team di ricerca britannico ha determinato che l’inizio e la fine delle mestruazioni possono influenzare il rischio di ammalarsi di Alzheimer e altre forme di demenza. Ecco per quale ragione.
A cura di Andrea Centini
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Nelle donne il rischio di ammalarsi di Alzheimer, la principale forma di demenza, potrebbe avere un legame con l'inizio e la fine delle mestruazioni. Più nello specifico, con l'intervallo temporale che intercorre tra la prima mestruazione (il menarca) e la conclusione del ciclo riproduttivo (menopausa). Un nuovo studio, infatti, ha determinato che le donne con un periodo di mestruazioni più lungo presentano un rischio sensibilmente ridotto – fino a circa il 30 percento in meso – di sviluppare la demenza rispetto a coloro che hanno un periodo di fertilità più breve, a causa di un menarca in età più avanzata oppure per la menopausa in anticipo.

Secondo gli autori della ricerca ciò sarebbe legato al periodo di esposizione agli estrogeni e in particolar modo all'estradiolo, il principale ormone sessuale femminile. In parole semplici, questi ormoni offrirebbero un certo grado di protezione dalla demenza, pertanto più lungo è il periodo di fertilità – e dunque l'esposizione agli ormoni – nelle donne, minore sarebbe il rischio di sviluppare l'Alzheimer e altre forme di demenza, patologie neurodegenerative legate a declino cognitivo, perdita della memoria, difficoltà nel linguaggio e nell'orientamento e altro ancora. A tal proposito è interessante ricordare che la demenza colpisce prevalentemente le donne (60 percento); il ruolo degli ormoni sessuali femminili potrebbe spiegare anche questa differenza.

A determinare che l'inizio e la fine delle mestruazioni potrebbero influenzare il rischio di ammalarsi di Alzheimer (e di altre forme di demenza) è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati britannici della Divisione di Psichiatria dello University College di Londra (UCL), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di assistenza primaria e salute della popolazione (LM). I ricercatori, coordinati dal professor Hee Kyung Park, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto la più approfondita analisi dedicata alla ricerca di una correlazione tra la durata del periodo di fertilità e il rischio di demenza nelle donne. Per l'indagine hanno utilizzato i dati di oltre 270.000 donne contenuti nel database della Biobanca del Regno Unito (UK Biobank).

Incrociando i dati, come indicato, è emerso che un'esposizione prolungata agli estrogeni era associata un rischio di demenza minore. Più nello specifico, le donne con un'esposizione agli ormoni sessuali compresa tra i 38 e i 42 anni (più lunga) aveva un rischio ridotto del 28 percento rispetto a chi aveva un periodo di fertilità più breve. Le donne andate in menopausa a un'età più avanzata (50 – 52 anni), inoltre, avevano un rischio ridotto del 24 percento rispetto a coloro che l'avevano raggiunta a 45 o meno anni. Inoltre anche riscontrato che un menarca in ritardo, a un'età uguale o superiore ai 15 anni, era associato a un rischio aumentato del 12 percento di sviluppare la demenza rispetto alle ragazze che avevano avuto la prima mestruazione a un'età uguale o inferiore ai 12 anni.

È interessante notare che anche l'interruzione della fertilità a causa di un intervento chirurgico – ad esempio una isterectomia o una ovariectomia a causa di un tumore benigno – era correlata a un rischio superiore di demenza rispetto a chi non aveva una storia di interventi di questo genere. Nello specifico, l'aumento riscontrato dal professor Park e colleghi è risultato essere dell'8 percento (il rischio crollava se l'intervento era stato eseguito in età più avanzata). Tutti questi risultati suggeriscono che un'esposizione prolungata agli estrogeni possa effettivamente rappresentare uno "scudo" contro la demenza, sfociando in un migliore invecchiamento del cervello.

È doveroso sottolineare che quello britannico è stato un “semplice” studio di associazione, che non dimostra alcun rapporto di causa-effetto, sebbene i risultati siano statisticamente significativi. Per avere conferma di questa correlazione tra estrogeni e rischio di Alzheimer dovranno essere condotti studi molto più ampi e approfonditi. Nonostante la necessità di ulteriori indagini, gli scienziati sottolineano che la chirurgia riproduttiva in giovane età, che può anticipare la fine del periodo fertile, nelle donne andrebbe considerata come un fattore di rischio per lo sviluppo della demenza. I dettagli della ricerca “The Effects of Estrogen on the Risk of Developing Dementia: A Cohort Study Using the UK Biobank Data” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata American Journal of Geriatric Psychiatry.

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