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Alpi inquinate da PFAS, sulle piste da sci trovate decine di “sostanze chimiche per sempre”

Sono tutte sostanze chimiche presenti nella sciolina, il preparato che serve a rendere gli sci più scorrevoli.
A cura di Valeria Aiello
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Sulle piste da sci delle Alpi ci sono almeno dodici diversi tipi di PFAS, le molecole per- e polifluoroalchiliche conosciute anche come “sostanze chimiche per sempre” a causa della loro persistenza nell’ambiente. Rilevate nell’ambito di uno studio internazionale guidato dai ricercatori del James Hutton Institute di Aberdeen, nel Regno Unito, e dell’Università di Graz, in Austria, queste sostanze sono collegate all’uso della sciolina, il preparato che si applica sulla soletta (il lato di sci e tavole che poggia sulla neve) e che serve a migliorarne la scorrevolezza.

Le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) sono infatti un additivo comune delle scioline ma, nonostante i timori riguardanti l’impiego in questo tipo prodotti, nessuno studio aveva ancora dimostrato che l’uso delle scioline fluorurate aumenta “di diversi ordini di grandezza” le concentrazioni di PFAS sulle piste da sci alpine. “Tuttavia – precisano i ricercatori –  anche lontano dalle piste, abbiamo rilevato tracce di PFAS, a causa dell’ampia diffusione di questa sostanza chimica nell’ambiente”. I risultati delle analisi sono stati pubblicati sulla rivista Environmental Science: Processes & Impacts.

Cosa sono i PFAS e perché l’uso della sciolina sulle piste da sci è un problema

I PFAS , o sostanze per- e polifluoroalchiliche, sono un gruppo di composti chimici industriali noti anche come “sostanze chimiche per sempre” per la loro persistenza nell’ambiente. Utilizzati già negli Anni 40, soprattutto per conferire proprietà antiaderenti alle superfici di pentole e padelle, ma anche in detergenti, lucidanti di pavimenti e vernici, i PFAS sono stati collegati a tumori, malattie della tiroide, problemi del sistema immunitario e di fertilità, nonché a difetti nello sviluppo del feto.

Queste sostanze sono un additivo comune della sciolina per la loro capacità idrorepellente, che limita la penetrazione di impurità nella soletta di sci e tavole, massimizzandone lo scorrimento.

L’abrasione della sciolina sulla neve rilascia PFAS” spiegano gli autori dello studio che, come altri scienziati e ambientalisti di tutto il mondo, stanno spingendo per vietarne l’uso. “Le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) sono conosciute anche come sostanze chimiche ‘per sempre’ perché avranno bisogno di centinaia di anni per degradarsi – spiega Viktoria Mueller, autrice principale dello studio e dottoranda del James Hutton Institute – . Per questo motivo, possono accumularsi o diffondersi in un ambiente più ampio, compresi i sistemi freatici, che rappresentano la preoccupazione principale”.

Le scioline con PFAS sono state recentemente vietate in alcune località e competizioni in relazione alla loro potenziale tossicità, ma in molte altre località sciistiche si continua a utilizzarle. “Il nostro studio – evidenziano i ricercatori – dimostra che lo sci può produrre concentrazioni di PFAS ordini di grandezza più elevati nelle regioni alpine remote e può essere una fonte di PFAS nel suolo”.

Quali sono i PFAS trovati sulle piste da sci delle Alpi

I PFAS rilevati nei campioni di neve (a sinistra) e di suolo (a destra) prelevati a Teichalm (TA), Klippitztörl (KP), Lachtal (LTSN), Schladming (SD) e Hesshütte (HS) / Credit: Mueller V. et al. Environmental Science: Processes & Impacts 2023.
I PFAS rilevati nei campioni di neve (a sinistra) e di suolo (a destra) prelevati a Teichalm (TA), Klippitztörl (KP), Lachtal (LTSN), Schladming (SD) e Hesshütte (HS) / Credit: Mueller V. et al. Environmental Science: Processes & Impacts 2023.

Per valutare la distribuzione e la concentrazione di PFAS nelle località sciistiche delle Alpi, gli studiosi hanno analizzato campioni di neve e di suolo provenienti da cinque aree sciistiche per famiglie di alcune località alpine dell’Austria. “In generale – indicano gli studiosi – abbiamo riscontrato una distribuzione di PFAS molto diversificata, con livelli più alti nelle aree sciistiche rispetto a quelle non sciistiche utilizzate come controllo”.

Nel complesso, le concentrazioni di PFAS variavano da 1,7 ng/L a 143 ng/L nei campioni di neve, e da 0,62 ng/g a 5,35 ng/g nel terreno. In confronto, le scioline (6 quelle analizzate dai ricercatori) contengono concentrazioni di PFAS comprese tra 1,89 e 874 ng/g a seconda delle diverse formulazioni. Gli studiosi hanno inoltre rilevato un’abbondanza di PFAS a catena corta nei campioni di neve sciolta (complessivamente 8 tipi diversi), mentre in quelli di terreno sono stati identificati PFAS sia a catena corta che a catena lunga (12 tipi diversi).

La neve del sito di Teichalm – hanno precisato gli studiosi – ha mostrato il maggior numero di PFAS quantificabili, che potrebbero essere attribuiti sia alle attività di sci alpino che da quelle di fondo. Nella neve di Lachtal non è stato trovato PFAS sopra il LOQ, tuttavia, erano presenti alcuni sopra il limite di rilevamento. A Klippitztörl, il PFBA era la specie più dominante, seguito da PFHxA, PFDA e PFOS. A Teichalm, la specie dominante era PFHxA, seguito da PFDA, PFBA, PFNA, PFPA, PFHpA e PFOS”.

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