Alga tossica in Italia, dalla Liguria fino a Puglia e Sicilia: le coste più colpite e i rischi per la salute

Lungo le coste italiane torna a proliferare l’alga tossica Ostreopsis ovata, favorita dalle alte temperature delle ultime settimane e da condizioni di mare calmo. I dati finora forniti dai monitoraggi estivi delle ARPA costiere hanno iniziato a chiarire quali sono i litorali maggiormente colpiti dalle fioriture, con segnalazioni più marcate in Liguria, dove le concentrazioni algali ha fatto scattare la fase di allerta in alcuni siti e rilievi significati in diverse altre regioni, come Toscana, Puglia e Sicilia.
L’alga Ostreopsis ovata è praticamente invisibile a occhio nudo ma quando si verificano le fioriture, le acque possono presentare un aspetto torbido e opalescente, con la comparsa di chiazze schiumose in superficie. Tale proliferazione comporta rischi per la salute umana, in quanto l’alga può rilasciare una tossina (un’ovatossina, simile alle palitossine) che può causare irritazioni respiratorie, oculari e cutanee, oltre a sintomi simil-influenzali, soprattutto nei soggetti predisposti, come gli allergici e gli asmatici.
Per questo motivo le autorità raccomandano cautela nelle zone segnalate, soprattutto nelle giornate ventose e di mare agitato: la tossina rappresenta un pericolo non solo per i bagnanti o chi consuma crostacei e pesci contaminati, ma anche per chi staziona lungo le coste interessate, dove l’aerosol marino può trasportare le tossine nell’aria.
Quali coste italiane sono più colpite dall’alga tossica
Le coste italiane maggiormente colpite dalla proliferazione dell’alga tossica Ostreopsis ovata sono le porzioni di litorale dove le acque sono generalmente poco profonde, con basso ricambio idrico, fondo roccioso o ciottoloso e presenza di macroalghe. Secondo i dati più recenti delle ARPA regionali, i rilievi più marcati si registrano in alcuni tratti delle coste della Liguria, da Bordighera a San Lorenzo al Mare, in provincia di Imperia, e in provincia di Genova, da Genova Levante a Camogli e da Chiavari a Sestri Levante, dove concentrazioni superiori a 10.000 cellule/litro nella colonna d’acqua hanno fatto scattare la fase d’allerta da inizio luglio.
Colpiti anche alcuni tratti costieri della Toscana, in particolare lungo il litorale massese, dove nelle prime due settimane di luglio le concentrazioni hanno superato 18.000 cellule/litro nell’area di Massa Centro. Allerta invece rientrata nei pressi della foce del Ricortola, dove le concentrazioni non superano le 40 cellule/litro negli ultimi rilievi.
Particolare attenzione anche in Puglia, dove i monitoraggi dell’ARPA regionale hanno rilevato la presenza dell’alga tossica nei siti di monitoraggio di Bisceglie e Otranto, anche se le concentrazioni sono inferiori alla soglia di allerta di 10.000 cellule/litro. Rilievi significativi si registrano anche in Sicilia, in provincia di Trapani (Erice 13.000 cellule/litro) e a Palermo (Vergine Maria, 27.000 cellule/litro).

Il quadro relativo alla proliferazione di Ostreopsis ovata è in evoluzione, strettamente legato all’andamento delle condizioni climatiche e marine, che possono creare ambienti favorevoli alle fioriture durante l’intera stagione estiva e autunnale, rendendo necessari controlli costanti lungo le coste. Nel 2024, l’alga Ostreoptis ovata è stata rilevata in concentrazioni più o meno significative in 11 regioni costiere su 15 (circa il 70% dei siti di monitoraggio), risultando assente nei campioni prelevati lungo le coste dell’Emilia Romagna, Marche, Molise e Veneto.
Quali sono i rischi per la salute
I rischi per la salute umana dell’alga Ostreopsis ovata sono legati alla liberazione nell’ambiente di una tossina (un’ovatossina con struttura chimica simile a quella delle palitossine), i cui effetti dannosi si possono manifestare in seguito al contatto, all’inalazione attraverso l’aerosol marino o l’ingestione involontaria di acqua durante la balneazione o il consumo di frutti di molluschi, crostacei o pesci contaminati.
Gli effetti dell’intossicazione variano a seconda dell’esposizione e alla sensibilità individuale, risultando più marcati nei soggetti predisposti, come asmatici o allergici. In particolare, il rischio sanitario è considerato trascurabile nelle situazioni
I sintomi come tosse secca, bruciore alla gola, congestione nasale, mal di testa, ma anche irritazioni oculari (congiuntiviti), dermatiti, nausea, stanchezza, malessere generale e stati febbrili, sono tutti associati all’inalazione o al contatto con la tossina dell’alga Ostreopsis ovata. In caso di intossicazione alimentare possono comparire vomito, diarrea, spasmi muscolari e difficoltà respiratorie.
I segni di malessere sono in genere temporanei e reversibili – spesso è sufficiente allontanarsi dalla spiaggia perché si attenuino o scompaiano del tutto. In caso invece di sospetta intossicazione alimentare o se i sintomi persistono o tendono a peggiorare, è opportuno rivolgersi al medico o recarsi al pronto soccorso.
Quando l’alga Ostreopsis ovata diventa pericolosa
I rischi per la salute sono legati alla liberazione della tossina, che può essere rilasciata durante le fioriture, ovvero le proliferazioni massive che lungo le coste italiane si verificano specialmente in estate, soprattutto in presenza di temperature elevate, mare calmo e acque ricche di nutrienti. In queste condizioni, la densità della popolazione algale influisce direttamente sulle quantità di tossine che possono essere liberate.
In particolare, il rischio sanitario è considerato non trascurabile (fase di emergenza) in presenza di concentrazioni di Ostreopsis ovata superiori a 30.000 cellule/litro nella colonna d’acqua e condizioni meteomarine favorevoli alla formazione di aerosol e spruzzi (venti forti da mare e mareggiate); in presenza di concentrazioni superiori alle 100.000 cellule/litro, indipendentemente dalle condizioni meteoclimatiche; oppure in presenza in superficie di materiale denso derivante dalle fioriture.
La fase di allerta si verifica invece in presenza di concentrazioni di Ostreopsis ovata comprese tra 10.000-30.000 cellule/litro e condizioni meteo-marine favorevoli allo sviluppo della fioritura per un prolungato periodo di tempo (7-10 giorni); oppure in presenza di concentrazioni comprese tra 30.000-100.000 cellule/litro e condizioni meteo sfavorevoli alla formazione di aerosol e/o spruzzi d’acqua sulla spiaggia (forti venti e mareggiate).
Secondo le Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità (Rapporto ISTISAN 14/19 – Ostreopsis cf. ovata: linee guida per la gestione delle fioriture negli ambienti marino costieri in relazione alla balneazione e altreattività ricreative), in queste due situazioni è “possibile che si verifichino effetti irritativi a carico della cute” e “quadri clinici non gravi – dermatiti, congiuntiviti, disturbi alle alte vie respiratorie” nei soggetti che frequentano le spiagge e i tratti di litorale interessati. “Le autorità sanitarie locali – evidenzia il rapporto – sono tenute al monitoraggio ambientale, ai sistemi di sorveglianza sanitaria e a prendere le opportune misure di prevenzione, inclusi divieti di balneazione”.