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Al largo dell’Africa spunta uno strano segnale gravitazionale: può arrivare dalle profondità della Terra

Un segnale gravitazionale anomalo è stato rilevato dai satelliti GRACE al largo dell’Africa orientale. Secondo gli scienziati non può essere spiegato dallo spostamento di masse d’acqua nell’Oceano Atlantico, ma probabilmente ha avuto origine nelle profondità della Terra, vicino al confine tra nucleo e mantello.
A cura di Valeria Aiello
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Illustrazione dei satelliti Grace, attivi tra il 2002 e il 2017 / Credit: NASA/JPL)
Illustrazione dei satelliti Grace, attivi tra il 2002 e il 2017 / Credit: NASA/JPL)

Uno strano segnale gravitazionale, rilevato al largo delle coste dell’Africa dai satelliti GRACE, suggerisce che nelle profondità della Terra sia accaduto qualcosa di insolito, che ha distorto il campo gravitazionale terrestre. Questo segnale è emerso tra il 2006 e il 2008, con picco nel gennaio 2007, estendendosi per circa 7.000 chilometri sull’Oceano Atlantico orientale. A rendere il segnale ancora più misterioso è stata la coincidenza con una distinta variazione del campo magnetico – nota come jerk geomagnetico – osservata nella stessa area e nello stesso arco temporale.

Secondo gli scienziati, la coincidenza tra il segnale gravitazionale e la variazione del campo magnetico potrebbe non essere casuale, ma suggerirebbe un possibile processo geologico precedentemente sconosciuto. Le loro scoperte, pubblicate in uno studio su Geophysical Research Letters, indicano che uno spostamento dei minerali potrebbe aver causato una rapida ridistribuzione di massa nel mantello inferiore, vicino al nucleo, alterando il campo magnetico terrestre.

Cos’è il segnale gravitazionale anomalo scoperto al largo dell’Africa

Il segnale gravitazionale rilevato dai satelliti GRACE è una variazione anomala del campo gravitazionale terrestre registrata al largo delle coste africane tra il 2006 e il 2008. Si tratta di un fenomeno molto raro, caratterizzato da un cambiamento improvviso nella distribuzione della gravità terrestre su un’area di circa 7.000 chilometri sull’Oceano Atlantico orientale.

Il segnale gravitazionale anomalo rilevato tra il 2006 e il 2008 al largo delle coste dell’Africa / Credit: Geophysical Research Letters 2025
Il segnale gravitazionale anomalo rilevato tra il 2006 e il 2008 al largo delle coste dell’Africa / Credit: Geophysical Research Letters 2025

In quell’area – spiegano gli autori dello studio – il segnale del 2007 è l’unico a mostrare una scala caratteristica così ampia, ad eccezione di un segnale effimero nel marzo 2004”.

Vista la sua unicità, gli scienziati hanno inizialmente messo in dubbio la validità del segnale, modellando i vari scenari per determinare se l’anomalia potesse essere collegata a processi superficiali, con particolare attenzione allo spostamento di masse d’acqua nell’Oceano Atlantico.

Tuttavia, non solo i modelli non sono stati in grado di riprodurre la posizione, la scala o la tempistica dell’anomalia, ma la quantità di acqua in movimento necessaria per riprodurre un segnale su una scala così vasta non sarebbe stata fisicamente impossibile. “Ciò ha dimostrato che questo segnale non può essere completamente spiegato dallo spostamento di masse d’acqua nell’Atlantico, il che ci ha portato a considerare un’origine nelle profondità della Terra” hanno affermato gli studiosi.

Il segnale gravitazionale potrebbe arrivare dalle profondità della Terra

Gli autori dello studio hanno ipotizzato che l’insolito segnale gravitazionale abbia avuto origine nelle profondità della Terra, vicino alla sezione inferiore del mantello composta in gran parte da silicato di magnesio (MgSiO3).

Suggeriamo che il segnale gravitazionale possa riflettere rapide ridistribuzioni di massa durante una transizione di fase di una regione termicamente eterogenea da perovskite a post-perovskite – hanno precisato gli autori dello studio – . Le transizioni che si verificano in quest’area alla base dei pennacchi possono potenzialmente causare cambiamenti dinamici nella forma del confine nucleo-mantello nell’arco di pochi anni”.

Agli studiosi resta da indagare quanto possano essere comuni queste ridistribuzioni di massa e come si inseriscano nel più ampio panorama delle dinamiche interne della Terra.

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