Abbiamo superato il primo punto di non ritorno climatico: “Le barriere coralline tropicali stanno morendo”

Il Pianeta ha raggiunto il primo punto di non ritorno climatico, ovvero una di quelle soglie critiche che, una volta superate, possono innescare cambiamenti irreversibili sugli ecosistemi mondiali. Non solo, man mano che la temperatura terrestre continua ad aumentare per effetto del riscaldamento globale, altri punti di non ritorno – anche noti come "tipping point" – si avvicinano pericolosamente.
A lanciare l'allarme è il Global Tipping Points Report 2025, un report a cui hanno partecipato oltre 200 ricercatori da 23 Paesi in tutto il mondo, guidato dall'University of Exeter e finanziato anche dal fondo ricerca del proprietario di Amazon, Jeff Bezos. Secondo questi esperti, a causa dell'attuale riscaldamento globale, che ha raggiunto una media di 1,4 °C in più rispetto ai livelli preindustriali, le barriere coralline tropicali avrebbero già superato la loro soglia critica di sopravvivenza, fissata in un range compreso tra 1,2 °C e 1,5 °C di riscaldamento globale. Nel 2024 abbiamo infatti superato per la prima volta la soglia critica di 1,5 °C stabilita nell’Accordo di Parigi per ridurre i rischi e gli impatti del cambiamento climatica.
Cosa sta succedendo
Le barriere coralline non sono solo uno dei tesori naturali più ammirati dall'essere umano, sono soprattutto fondamentali per la sopravvivenza di milioni di esseri viventi. Secondo quanto riporta il report, "le barriere coralline di acqua calda sono vitali per il benessere di quasi un miliardo di persone e quasi un milione di specie". Centinaia di milioni di persone dipenderebbero infatti in termini di mezzi di sussistenza da questi ecosistemi.
Ma queste scrigni di biodiversità stanno già morendo davanti ai nostri occhi e per colpa nostra. L'estremo stress termico ha già innescato una moria senza precedenti delle barriere coralline nelle acque tropicali. La maggior parte delle barriere coralline tropicali sta infatti subendo un fenomeno di sbiancamento globale a causa dello stress termico estremo a cui sono sottoposti gli oceani. Negli ultimi anni, più episodi di sbiancamento hanno decimato – spiega il WWF – ampie fasce di barriere coralline tropicali nei tre bacini oceanici. L’oceano assorbe infatti il 90% del calore in eccesso causato dalla combustione dei combustibili fossili.
Qual è il punto di non ritorno termico
Il report, pubblicato in vista della prossima Conferenza delle Parti, la COP30, che si terrà a Belém, in Brasile, dal 10 al 21 novembre 2025, segnala infatti che il punto di non ritorno termico per la sopravvivenza delle barriere coralline è già stato superato. Non solo: è praticamente certo che, entro i prossimi dieci anni, supereremo anche il limite superiore del punto di non ritorno, che coincide con la soglia degli 1,5 °C di riscaldamento globale rispetto ai livelli preindustriali.
"Non possiamo più parlare dei punti di non ritorno in termini di rischio futuro", ha detto il professor Tim Lenton del Global Systems Institute dell'Università di Exeter. "Il primo segnale di un diffuso deperimento delle barriere coralline di acqua calda è già evidente".
Necessarie azioni urgenti
Questo però – spiegano gli esperti – non deve indurci a rinunciare alla salvaguardia delle barriere coralline. Nello scenario allarmante di questi anni, infatti, alcune barriere coralline hanno mostrato segni di resilienza rispetto alle ondate di calore che stanno interessando le acque oceaniche. Proteggerle da ulteriori stress termici è fondamentale perché queste potranno "aiutarci in futuro – ha spiegato qualche tempo fa Carol Phua, responsabile dell’iniziativa Coral Reef Rescue del WWF – a riseminare le barriere coralline danneggiate" dallo sbiancamento.
Alla stessa conclusione sono arrivati gli autori del report: per salvaguardare le barriere coralline su larga scala, al di là delle aree resilienti, è necessario agire per riportare l'aumento della temperatura terrestre entro la soglia degli 1,2 °C e riportarla il prima possibile entro la soglia dell’1 °C rispetto ai livelli preindustriali. Inoltre, è fondamentale preservare e migliorare la gestione delle barriere coralline resilienti, quelle cioè che finora sembrano resistere agli effetti del cambiamento climatico. "Dobbiamo assicurarci di avere i semi della ripresa per un mondo futuro in cui siamo riusciti a stabilizzare il clima", ha aggiunto Mike Barrett, capo consigliere scientifico del WWF-UK e coautore del report.