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“Inchino” della Madonna a casa del boss: identificati i portatori della statua

I portatori della statua della Madonna della processione di Oppido Mamertina hanno ora un nome e un cognome: i carabinieri hanno trasmesso le informazioni all’autorità giudiziaria per l’avvio di indagini e approfondimenti.
A cura di Davide Falcioni
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Hanno un nome e un cognome i portatori della statua della madonna delle Grazie che – nel corso della processione di Oppido Mamertina – hanno fatto l'inchino sotto l'abitazione del boss locale della ‘Ndrangheta Peppe Mazzagatti, 82 anni, condannato all'ergastolo per omicidio e associazione a delinquere ma trasferito ai domiciliari per motivi di salute. A identificare i portatori sono stati i carabinieri che stanno indagando sulla vicenda nel tentativo di scoprire, tra le altre cose, se alcuni di essi siano legati in qualche modo alla famiglia Mazzagatti o ad ambienti della criminalità organizzata. I militari hanno trasmesso le informazioni in loro possesso all'autorità giudiziaria per l'avvio di indagini e approfondimenti sulle singole posizioni dei portatori.

Inchino della Madonna a casa del boss: la Dda apre un'inchiesta

Ad aprire per prima un'inchiesta sulla vicenda è stata la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Clabria, alla quale è arrivata una segnalazione dal comandante dei carabinieri di Oppido, che ha abbandonato la processione appena si è accorto di cosa stava accadendo: ovvero che i portatori si accingevano a far "inchinare" la Madonna sotto la casa del boss. La notizia aveva destato immediatamente molto scalpore, tanto che anche i vertici della Chiesa avevano preso le distanze. Monsignor Salvatore Nunnari, presidente dei vescovi calabresi, aveva commentato: "Dispiace che i preti non abbiamo avuto il coraggio non di andare via ma di scappare dalla processione. Quando i carabinieri hanno lasciato, i preti dovevano scappare dalla processione. Avrebbero dato un segnale e di questi segnali abbiamo bisogno. Siccome sotto la vara può capitare che ci sia il mafioso di turno che fa poi il capo, allora bisogna avere il coraggio di fermare le processioni. Se fossi vescovo di quella città per un po’ di anni non ne farei e credo che sarebbe cosa gradita alla Madonna".

La Cei: "Non era un inchino, era una sottomissione"

L'inchino della madonna a casa del boss era però sembrato un vero affronto alle parole di Papa Francesco, che appena due settimane fa, nella sua visita in Calabria, ha scomunicato tutti gli affiliati alla ‘Ndrangheta. Lo stesso Nunzio Galatino, segretario generale della Cei, ha detto: "Mi sento tradito. Chi ha fatto chinare quella statua ha commesso un doppio peccato. Ha stravolto il senso della processione, cercando di avallare il comportamento di chi serve il male, e poi quello non era neanche un inchino, era una sottomissione".

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