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Ilva: rinviati a giudizio tutti gli imputati del processo “Ambiente Svenduto”

Lo ha stabilito il gup Wilma Gilli: a processo i vertici della società ed importanti esponenti politici pugliesi.
A cura di Davide Falcioni
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UPDATE – Nichi Vendola ha affidato alla sua pagina facebook il primo commento a caldo sul rinvio a giudizio nel processo "Ambiente Svenduto": Sarei insincero se dicessi, come si usa fare in queste circostanze, che sono sereno. Sento come insopportabile la ferita che mi viene inferta da un’accusa che cancella la verità storica dei fatti: quella verità è scritta in migliaia di atti, di documenti, di fatti. Io ho rappresentato la prima e l’unica classe dirigente che ha sfidato l’onnipotenza dell’Ilva e che ha prodotto leggi regionali all’avanguardia per il contrasto dell’inquinamento ambientale a Taranto. Io ho rappresentato, in un territorio colonizzato dai Riva, la politica che non ha preso soldi e non si è piegata. Io ho rappresentato la prima e unica istituzione che ha posto sotto monitoraggio i camini del grande siderurgico e che, con la produzione dei dati dell’inquinamento, ha consentito alla magistratura di procedere nei confronti dell’Ilva: la quale ha inquinato anche nei cinquant’anni precedenti al mio governo, senza che alcuna autorità se ne occupasse. L’unica mia colpa è di aver cercato di costruire un doveroso equilibrio tra diritto alla salute e diritto al lavoro, ma non credo che questo sia un reato. Mi aspettavo che l’inconsistenza del teorema accusatorio producesse il mio proscioglimento già a conclusione dell’udienza preliminare. Per chi come me crede nei valori della giustizia e della legalità oggi è un giorno di delusione e di amarezza. Ma vado a processo con la coscienza pulita di chi sa di aver sempre operato per il bene comune. Come sempre mi difenderò nel processo e non dal processo".

Wilma Gilli, giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Taranto, ha rinviato a giudizio tutti i 44 imputati del processo "Ambiente Svenduto” (disastro ambientale originato dal siderurgico). Verranno dunque processati Nicola e Fabio Riva – membri della proprietà dell'Ilva -, gli ex direttori dello stabilimento tarantino, Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, Bruno Ferrante, ex presidente della società, Girolamo Archinà, ex consulente, ma anche l’ex Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno, l'ex presidente della Provincia Gianni Florido, il direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato. Sul banco degli imputati anche Luigi Pelaggi, l’ex capo della segreteria tecnica del ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo, e Dario Ticali, ex presidente della commissione ministeriale che rilasciò l’autorizzazione integrata ambientale alla fabbrica. Assolto per non aver commesso il fatto l’ex assessore regionale all’ambiente Lorenzo Nicastro che poco dopo la lettura del dispositivo è scoppiato in lacrime. Chiesto il processo anche per tre società: Riva Fire, Riva Forni Elettrici e Ilva.

Il processo "Ambiente Svenduto" è uno dei più importanti della storia italiana sul fronte ambientale: numerose le parti coinvolte, così come le prove raccolte e i fascicoli aperti. Il procedimento ruota intorno alla più grande società siderurgica del paese, l'Ilva di Taranto. Ricorda Peace Link: "Esplosa nell’estate del 2012, la vicenda giudiziaria era partita dalle indagini preliminari portate avanti dal Procuratore della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio. Un grande contributo iniziale è stato fornito dal GIP (Giudice per le indagini preliminari) Patrizia Todisco che ha disposto il sequestro senza facoltà d’uso di tutti gli impianti dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto". Le ipotesi di reato a carico degli imputati sono gravissime e si va dall'associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale all’avvelenamento delle sostanze alimentari (articolo 439 del Codice penale). Alla base dell'inchiesta che si è poi allargata a macchia d'olio coinvolgendo imprenditori e politici c'è un esposto del 2008 proprio di Peace Link in merito alla contaminazione da diossina e PCB di un pezzo di pecorino, fatto analizzare da un laboratorio specializzato.

Indubbiamente il nome di maggior spicco tra i rinviati a giudizio è quello di Nichi Vendola, ex presidente della Regione Puglia ed esponente di Sel: secondo l'accusa Vendola avrebbe esercitato pressioni sul direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per far “ammorbidire” la linea dell'agenzia in merito alle emissioni nocive prodotte dall’Ilva, consentendo – secondo l'accsa – alla società di continuare a produrre senza riduzioni di emissioni inquinanti, come invece suggerito dall’Arpa in una nota del 21 giugno 2010.

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