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“Il lavoro rende liberi”: la gaffe del Comune di Martina Franca che ricorda Auschwitz

A Martina Franca, in Puglia, n manifesto dedicato al 1 maggio si trasforma nel tragico omaggio al campo di sterminio di Auschwitz dove milioni di ebrei furono torturati e uccisi dall’esercito nazista nella Seconda guerra mondiale. La gaffe apre una questione sulla qualità della comunicazione istituzionale in tempi come quelli che stiamo vivendo.
A cura di Redazione Cultura
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Non sarà mai una frase qualunque. "Il lavoro rende liberi", "Arbeit macht frei", l'insegna che accoglieva i reclusi nel campo di sterminio di Auschwitz, dove Primo Levi fu imprigionato e su cui scrisse "Se questo è un uomo" .Ed è per questo che suona come una tragica gaffe quella messa a segno dal Comune di Martina Franca, in provincia di Taranto, che ha stampato e affisso per le strade cittadine, in occasione del 1 maggio e della Festa del Lavoro, un manifesto che in teoria vorrebbe inneggiare all'importanza di una giusta retribuzione, ma che in pratica veicola una delle frasi più orribili e beffarde della storia: quella che i nazisti rivolgevano agli ebrei, rom e oppositori politici che poi "gasava" nel suo campo di sterminio, torturati e barbaramente uccisi.

In poco tempo, le polemiche hanno fatto il giro della città e del web. Grande indignazione sui social, a partire dalla segnalazione dello scrittore e regista Donato Carrisi, che sul suo profilo Facebook scrive: "Vi prego ditemi che è un fake".

Con ogni probabilità, si tratta davvero di una gaffe e che solo superficialità e poca capacità (oltre che mancata conoscenza della storia) sia all'origine di quel tipo di manifesto. D'altro canto, la questione ne solleva anche una molto più grande sulla qualità e sulla necessità di avere una comunicazione istituzionale all'altezza dei tempi che viviamo. O quantomeno della decenza. Maurizio Saiu, segretario Pd di Martina Franca, ha dichiarato:

Sono convinto che la cosa sia stata fatta senza retro pensiero alcuno e sia frutto solo di superficialità; chi si occupa di comunicazione deve essere più attento per evitare di creare inutili imbarazzi e responsabile nel rispetto della storia, della cultura e della memoria.

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