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Il “Furore” di John Steinbeck rivive in tv con Baricco: una tragica storia senza tempo

Una storia di immigrazione, di paura del futuro che diviene lentamente rabbia alla conquista di un domani migliore: il romanzo di Steinbeck “Furore” non è mai stato così attuale.
A cura di Federica D'Alfonso
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Una scena tratta dal film di John Ford "The Grapes of Wrath" del 1940.
Una scena tratta dal film di John Ford "The Grapes of Wrath" del 1940.

Questa sera, su Rai3, accadrà qualcosa di molto particolare: lo scrittore Alessandro Baricco torna in televisione con il reading di un capolavoro indiscusso della letteratura, “Furore” di John Steinbeck. L'evento verrà trasmesso in diretta dallo Spazio Mrf di Torino Mirafiori, ed è organizzato in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione.

Riproporre il romanzo di Steinbeck non è cosa casuale, né facile o scontata: si tratta infatti di un'opera profondamente attuale, nonostante siano passati più di settant'anni dalla sua pubblicazione, che attraverso le vicende della famiglia Joad chiarisce quanto profondamente tragica possa essere la “scelta” di lasciare la propria terra alla ricerca di un futuro migliore. Mai, come ora, una storia di migrazione come quella di Steinbeck è stata più chiara.

La famiglia Joad: una famiglia come tante

Quella della famiglia Joad è la storia di migliaia di famiglie americane durante gli anni Trenta: costretti ad abbandonare l'Oklahoma a causa delle speculazioni delle grandi banche che avevano confiscato i terreni, Tom Joad e la sua famiglia viaggiano lungo la Route 66 sognando un futuro migliore in California. Come i grandi romanzi ottocenteschi, Steinbeck traccia il ritratto di tre generazioni raccontando le madri, i figli, i nonni (che non arriveranno mai a vedere la terra tanto agognata) e tutte le umanità costrette ad affrontare l'ignoto pur di sopravvivere.

La materia prima per il suo romanzo Steinbeck la trovò nei giornali dell'epoca, negli articoli dedicati alle migliaia di famiglie che in quegli anni abbandonavano il Midwest dopo la tragedia delle “tempeste di polvere” che avevano reso i loro campi sterili ed improduttivi. Inizialmente, il titolo del romanzo doveva essere “The Oklahomans”, ma successivamente venne scelto il ben più significativo “The Grapes of Wrath”.

E gli occhi dei poveri riflettono, con la tristezza della sconfitta, un crescente furore. Nei cuori degli umili maturano i frutti del furore e s'avvicina l'epoca della vendemmia.

Un romanzo senza tempo

La copertina dell'album del 1995 di Bruce Springsteen "The Ghost of Tom Joad".
La copertina dell'album del 1995 di Bruce Springsteen "The Ghost of Tom Joad".

John Steinbeck impiegò soltanto cento giorni a scrivere il suo monumentale romanzo, pubblicato a New York il 14 aprile del 1939. Fu immediatamente un successo di pubblico mai visto, nonostante le perplessità della critica per via dell'argomento trattato: in un solo anno vennero vendute 4 milioni e mezzo di copie, trasformando “Furore” in un vero e proprio (forse il primo) best seller americano.

Oltre a fruttare a Steinbeck un Pulitzer e il Premio Nobel per la Letteratura nel 1962, il romanzo è divenuto immortale anche grazie al fortissimo impatto sulla cultura di massa: innanzitutto grazie al cinema e ad un geniale John Ford, che nel 1940 portò la storia dei Joad sul grande schermo, ottenendo ben sette nomination all'Oscar.

Ma il personaggio di Tom Joad, simbolo di un sogno americano tradito e sofferto, è stato d'ispirazione anche per il leggendario folk americano: fu Woody Gootrie il primo a dedicargli una canzone nell'album “Dust Bowl Ballads”, seguito a distanza di anni da Bruce Springsteen con “The Ghost of Tom Joad”.

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