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Gaza, Israele cerca soldato rapito e valuta il ritiro unilaterale

Israele non intende più aspettare Hamas e valuta la fine delle operazioni a Gaza e un ritiro unilaterale dalla Striscia, secondo indiscrezioni.
A cura di Davide Falcioni
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Ore 16.40 – Israele valuta il ritiro unilaterale – Israele non vuole più raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza tramite negoziati con Hamas, ma piuttosto valutare la fine delle operazioni militari e un ritiro unilaterale, una volta ottenuto però il ripristino della deterrenza. Sarebbe questa, secondo indiscrezioni di stampa, una delle decisioni prese dal Gabinetto di sicurezza di Tel Aviv.

Ore 13.30 – Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, in missione diplomatica al Cairo, dove ha incontrato il presidente egiziano Abdal Fattah Al Sisi, ha parlato tra le altre cose della crisi di Gaza e della proposta egiziana di mediazione, l’unica al momento sul tavolo. "L’Italia appoggia la proposta egiziana per la risoluzione della crisi a Gaza. È l’unica possibilità per uscire dalla crisi", ha detto il premier, prima di lanciare un appello per la liberazione del soldato sequestrato.

UPDATE: Il quotidiano libanese Al-Mayadeen riferisce che l'Egitto ha annullato l'incontro con la delegazione palestinese al Cairo inizialmente previsto per oggi. Israele avrebbe escluso ogni possibilità di "cessate il fuoco" dopo il presunto rapimento del soldato, che stava combattendo nella Striscia di Gaza. Nel frattempo l'aviazione sta continuando a bombardare il sud della Striscia: stando a  quanto riportato da Al Jazeera, le forze militari israeliane hanno isolato la zona est di Rafah e avvertito che ogni aiuto in strada sarà considerata un potenziale target.

La possibilità di discutere di un nuovo cessate il fuoco nella Striscia di Gaza dipende da un solo uomo, quell' Hadar Goldin – soldato israeliano catturato in combattimento – sulle cui sorti il mistero è fitto. Secondo Israele l'uomo è stato rapito da miliziani di hamas durante un combattimento, ma l'organizzazione palestinese ha finora sempre smentito. Sulla vicenda sono intervenuti anche Barack Obama e Ban ki Moon, che condividendo l'opinione di Tel Aviv hanno chiesto l'immediata liberazione del militare altrimenti – secondo la Casa Bianca – "credo sia molto difficile tornare ad un nuovo cessare il fuoco, se Israele e la comunità internazionale penseranno di non potersi fidare di Hamas".

Di fatto tutto ruota intorno al militare catturato, mentre ieri Israele ha compiuto un altro massacro, uccidendo almeno 102 persone in un bombardamento a Rafah. Il numero delle vittime è destinato a salire, perché non è chiaro quanti corpi vi siano sotto le macerie. Testimoni parlano di carri armati israeliani che bombardavano est di Rafah, mentre i civili fuggiti durante il giorno tentavano di tornare per trovare familiari e amici.

In questo quadro Hamas continua a negare ogni coinvolgimento con la scomparsa del soldato israeliano, che per le Brigate Al Qassam potrebbe essere morto in un attentato suicida: "Abbiamo perso contatti con il gruppo di combattenti che ha preso parte all’agguato e crediamo che siano morti nel bombardamento. Riteniamo che se fossero riusciti a rapire un soldato, anche lui sarebbe morto". L'organizzazione palestinese anche stamattina ha negato ogni coinvolgimento nel presunto "rapimento" e ribadito di non aver rotto la tregua indetta ieri in quanto l'ultimo agguato è stato portato a termine alle 7 del mattino, un'ora prima dell'inizio del cessate il fuoco. Dal canto suo Israele continua a puntare il dito contro Hamas e nella notte ha proseguito con gli attacchi, uccidendo altre 30 persone. Il bilancio totale è di 1624 morti: 315 sono bambini.

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