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Guerra in Ucraina

Zelensky cambia idea sulla legge anticorruzione, l’analista: “Il danno ormai è fatto, Putin lo sfrutterà”

La Maidan generazione Z vince contro la deriva autocratica del presidente. Le agenzie anti-corruzione sostengono il provvedimento che ne ripristina l’indipendenza. L’Ue benedice la svolta, essenziale per il sostegno a Kyiv. Il deputato dell’opposizione Goncharenko a Fanpage.it: “Se davvero il presidente ci ha ripensato, siamo più forti di prima”.
A cura di Riccardo Amati
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Il caso è più unico che raro: pacifiche proteste di piazza contro azioni del governo che niente hanno a vedere con la guerra, in un Paese invaso e sotto legge marziale. Non ricordiamo altri esempi. Quel che è successo e che sta succedendo a Kyiv è una conseguenza del tentativo da parte di Volodymyr Zelensky di accentrare il potere e proteggere chi vi partecipa. È anche la dimostrazione che una parte importante della società ucraina è pronta a difendersi da ogni involuzione autoritaria e dal retaggio sovietico della corruzione. È una conferma del rifiuto del modello moscovita e della scelta liberale e pro-europea fatta undici anni fa con Euromaidan e la Rivoluzione della dignità.

Se il presidente tornerà indietro sulla decisione di assoggettare all’esecutivo le agenzie anticorruzione e ne garantirà l’indipendenza, la democrazia e la voglia di resistere contro i russi potrebbero uscirne rafforzate — dicono gli oppositori di Zelensky e gli analisti. Altrimenti, instabilità politica e frustrazione sociale favoriranno il Cremlino. Sia sul campo di battaglia che in trattative che rischiano di sfociare in un negoziato-capestro.

Deriva autocratica

“Purtroppo, Zelensky sta diventando sempre di più un autocrate”, dice a Fanpage.it Oleksiy Goncharenko, deputato indipendente all’opposizione nella Verkhovna Rada — il parlamento unicamerale ucraino.  “Il tentativo di mettere sotto il suo controllo le agenzie indipendenti è in linea con un processo in atto da tempo. E che è il motivo di fondo delle manifestazioni di protesta. Adesso il presidente è sotto pressione sia da parte della società civile che da parte dei nostri alleati europei. Vedremo molto presto se la legge con cui sembra ora voler correre ai ripari rispetterà davvero l’indipendenza degli istituti che indagano sulla corruzione. O se sarà solo un modo di prender tempo”. Restano pochi giorni prima della pausa estiva della Rada. Sennò se ne riparla a fine agosto. Kyiv rischia di trovarsi troppo a lungo in una situazione politica anfibia, col rischio di una crisi di legittimità al vertice. Nel peggior momento possibile.

Cambio di rotta

Il Nabu, l’agenzia ucraina anticorruzione, ha dichiarato che il disegno di legge ‘riparatorio’, presentato in Parlamento nella serata di giovedì, "ripristina tutti i poteri procedurali e le garanzie d’indipendenza" sia del Nabu che della procura speciale Sapo. Entrambi gli organismi hanno contribuito alla stesura del testo e sollecitano l’adozione immediata dell’iniziativa presidenziale per evitare minacce ai procedimenti penali in corso. L’Ue ha accolto con favore la correzione di rotta: "Sosteniamo finanziariamente l’Ucraina, ma il supporto è vincolato a trasparenza, riforme giudiziarie e governance democratica", ha dichiarato un portavoce. Messaggio ribadito da leader europei come Ursula von der Leyen, Friedrich Merz e il premier britannico Keir Starmer, con cui Zelensky ha discusso della crisi.

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Tempismo da kamikaze

L’attacco all’indipendenza di Nabu e Sapo è arrivato proprio mentre l’Europa sta prendendo in mano l’acquisto e la distribuzione degli indispensabili armamenti americani Usa all’Ucraina dopo il più o meno parziale disimpegno da parte Donald Trump. Un tempismo da manuale del disastro. A Bruxelles son rimasti sorpresi. I politologi che seguono più da vicino le vicende di Kyiv, per niente: “La mossa del duo Zelensky-Yermak è solo l'ultimo tassello di un consolidamento in vista di una fase decisiva della guerra e di negoziati molto difficili con i russi”, spiega a Fanpage.it Balasz Jarabik, analista di R.Politik. “Volevano assicurarsi che tutto fosse sotto controllo, a Kyiv”.

Andriy Yermak, vecchio amico e collega di Zelensky ai tempi delle sue grandi produzioni cinematografiche e oggi capo dell’Ufficio della Presidenza, è sempre più potente. Gli si oppongono personaggi come l’ex presidente Petro Poroshenko e quella che gli esperti di Ucraina definiscono “minoranza attiva”— con ampia rappresentanza nei media — che non vuole alcun accordo con la Russia. La ex Primo ministro Yulia Timoshenko, leader della Rivoluzione arancione del 2004, ha invece votato a favore dell’accentramento dei poteri anti-corruzione, indignando la piazza.

Amici in bilico

Secondo il deputato Goncharenko, i tempi son stati dovuti alla fretta: gli istituti anticorruzione hanno indagato troppo in alto e persone vicine a Zelensky rischiano il processo. Il presidente voleva impedirlo: “Il suo amico Chernysov, in particolare. E ho informazioni secondo cui anche su altre persone dell’entourage presidenziale le indagini si stanno stringendo”, afferma.

L’ex vice Primo ministro e ministro per l’unità nazionale Oloksiy Chernyshov nel 2025 è stato incriminato per corruzione e il suo dicastero è stato unito a quello della Politica Sociale. In precedenza, l’amico del presidente era stato a capo del grippo energetico Naftogaz e governatore della regione di Kyiv. “Le investigazioni delle agenzie indipendenti stavano avvicinandosi allo stesso Zelensky, che con la sua mossa ha passato il Rubicone per sistemare la questione”, aggiunge il politologo Jarabik. Il suo problema è che si è ritrovato senza l’esercito.

Un regalo per Putin

“L’Ucraina sta vivendo una fase di destabilizzazione interna, proprio come auspicava Putin”, continua Balasz Jarabik. “Le proteste hanno incrinato la fiducia tra una parte attiva della società civile e il governo di Zelensky. Una minoranza influente — fatta di Ong, media ed élite filoeuropee — si sente tradita, temendo che il sogno europeo si allontani. La crisi di fiducia è un regalo per la Russia, perché indebolisce l’unità nazionale nel pieno del conflitto”.

L’iniziativa anti-Nabu non era necessaria, ed è stato un grosso errore politico a cui pare che si voglia porre rimedio. “La fiducia del Paese nei confronti del Presidente può essere ristabilita solo se la nuova legge non lascerà alcun dubbio sull’indipendenza delle indagini sul malaffare”, sostiene Oleksiy Goncharenko. “In quel caso, le proteste rientrerebbero e forse non ci sarebbero serie conseguenze, per l’Ucraina”, pensa anche Jarabik. Ma lo scenario potrebbe anche essere più cupo: “Un passo indietro di Zelensky evidenzierebbe che il suo potere è limitato, e questo può influire negativamente su ogni futuro negoziato con i russi”. Il Cremlino con chi ritiene debole non chiede, comanda.

Nessuna divisione sulla guerra

Una cosa è certa, queste proteste non hanno niente a che vedere con la stanchezza per la guerra. Nessuno sta chiedendo la resa, nessuno si sta lamentando per i continui bombardamenti, per l’elettricità che va e viene, per tutte le sofferenze degli ultimi tre anni e mezzo. “I bombardamenti russi non hanno provocato manifestazioni contro il governo. La sofferenza per lo stato di guerra, nemmeno. La rabbia per tutto ciò è solo nei confronti di Mosca, non certo nei confronti di Zelensky”, rileva il politologo. “Siamo stanchi, esausti. Tutto è molto difficile. Ma sulla guerra non vi è alcuna frattura sociale, in Ucraina”, sottolinea il deputato Goncharenko. “Vogliamo un cessate il fuoco il prima possibile, vogliamo la pace. Non c’è vera divisione su questo, nel Paese. Né mai ci sarà”. “Tutto questo potrebbe addirittura finire per renderci più forti”, continua Goncharenko.

“Se la lotta alla corruzione sarà rilanciata ci sarà un impatto diretto anche in prima linea. Parte dei fondi destinati all’esercito sono purtroppo sottratti da criminali, o mal gestiti. Se riusciremo a proteggere la democrazia dall’interno e a garantire l’indipendenza degli organismi anti-corruzione, allora sì, sarà un passo avanti. Non significa considerarli perfetti. Purtroppo, non lo sono. Forse dopo questa crisi, faranno di più e meglio”. L’ottimismo di Goncharenko viene messo alla prova proprio in queste ore.

Maidan, ancora

L’indipendenza, le libertà e il desiderio di separare il proprio da quello di Mosca, sottraendosi alle eredità dell’Urss — e la corruzione sistemica ne è tra le peggiori — furono in fondo le ragioni per cui il 21 novembre 2013, anniversario della Rivoluzione arancione, un gruppo di manifestanti si riunì sotto il monumento dell’Indipendenza nella Maidan Nezalezhnosti, a Kyiv. Nei mesi successivi quel gruppo diventò Euromaidan. A innescare la protesta era stato il sommesso post su Facebook di un giovane giornalista di origine afghana, Mustafa Nayyem.

Nei giorni scorsi Mustafa è tornato in piazza. “In piedi tra la gente, mi sono sorpreso a pensare che in Ucraina è cresciuta una generazione che non ha bisogno di essere persuasa, spronata o motivata a difendere se stessa e le proprie libertà”, ha poi scritto su Facebook. “C’erano tanti giovanissimi. Quando stavamo creando Nabu e Sapo, andavano ancora a scuola. Oggi sono usciti sotto la pioggia, senza clamore né eroismi, semplicemente perché considerano le agenzie contro la corruzione qualcosa che gli appartiene. E non c’era nulla di particolarmente solenne in tutto ciò. Non hanno bisogno di incoraggiamenti o grandi parole. Si mostrano per ciò che sono. E sono incredibilmente belli e liberi nella loro onestà”. Anche Euromaidan iniziò sotto la pioggia.

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