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Ucraina, l’opposizione boccia l’offerta di Yanukovich

In Ucraina continuano le violenze e gli scontri tra insorti e polizia dopo il nulla di fatto dei colloqui.
A cura di Antonio Palma
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Ucraina sempre più vicina ad una guerra civile dopo che i leader dell'opposizione hanno rigettato le offerte del Presidente Viktor Yanukovich di entrare a far parte del governo. Il leader ucraino, incalzato dagli eventi, aveva proposto l'incarico di Premier e vicepremier rispettivamente ad Arseni Iatseniuk, capogruppo del partito della Timoshenko e all'ex campione di pugilato Vitali Klitschko, due dei leader delle opposizioni scese in piazza, ma i due hanno rilanciato chiedendo invece le elezioni presidenziali subito. Le proteste nella capitale Kiev e in tutto il Paese quindi proseguono con le opposizioni ancora compatte. "Yanukovich ha accettato molte delle nostre richieste, ma su altre continueremo a cercare un compromesso. Non faremo nessun passo indietro" ha assicurato infatti Klitschko. Gli ha fatto eco il terzo leader dell'opposizione, Oleg Tiaghnibok che ha dichiarato: "La lotta continua, siamo determinati e non torneremo sui nostri passi". Secondo molti analisti lo scopo di Yanukovich in effetti, oltre a quello di mantenere la poltrona di presidente, era quello ridividere le opposizioni, che però non mollano.

Intanto le proteste e gli scontri tra insorti e polizia non si sono fermati e a Kiev ieri notte è stato ucciso un poliziotto a colpi di armi da fuoco alla testa. Il ministero dell'Interno ucraino inoltre ha accusato i manifestanti di aver "ferito e rapito" altri tre poliziotti nella capitale anche se le opposizioni smentiscono. Mentre restano occupati alcuni ministeri a Kiev, la protesta sta dilagando in molte regioni occidentali dove già 11 palazzi governativi su 25 sono in mano ai manifestanti dopo gli assalti dei giorni scorsi. La situazione è ormai al collasso e anche Enrico Letta ha chiesto che "si  fermi la violenza e riparta il dialogo". "Guardiamo con angoscia a questa crescita continua degli scontri e della repressione. L'Unione europea non può accettare un'evoluzione così drammatica degli eventi" ha spiegato il nostro Premier.

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